martedì 28 ottobre 2014

La nazionale di Coppa Davis del Madagascar

di Giacomo Bertolini

23esimo ritratto di Spazio (all’altro) Tennis tutto dedicato alla realtà tennistica del Madagascar. Ad accompagnarci in questo percorso l’attuale capitano del Team di Coppa Davis Rajaobelina Rija Terry.
Gli inizi e il primo approccio col tennis: “Ciao a tutti, sono Rajaobelina Rija Terry, ho 42 anni e sono nato e cresciuto ad Antananarivo, capitale del Madagascar. Dal momento che vivevamo nelle vicinanze di un Club all’età di 11 anni mi sono deciso a provare questo sport ed essendomene subito innamorato, passavo intere giornate ad allenarmi contro il muro del garage. Così quando i miei genitori si sono resi conto che non riuscivo a staccarmi dal tennis mi hanno portato dal più famoso allenatore della città, Max Randriantefy, dicendomi che “se volevo fare questa cosa, allora avrei dovuto farla al meglio”.
I primi spostamenti e l’incontro chiave con Dally e Natacha Randriantefy: “Un giorno Max mi ha presentato le sue figlie Dally e Natacha (rispettivamente top 50 e top 325 Wta) che erano già indirizzate verso un futuro nel tennis. Dopo qualche allenamento mi ha proposto di unirsi al loro team, ma i miei genitori preferivano che andassi a studiare in un college francese e così ho rinunciato, arrivando poi (con il sogno del tennis sempre in testa) a laurearmi in ingegneria informatica. Pochi anni dopo sia Dally che Natacha incontrarono difficoltà a sostenere economicamente un’intera stagione in giro per il mondo e così ho proposto loro di raggiungermi in Francia per guadagnare denaro su tornei minori, reinvestendoli poi nel circuito maggiore. E’ li che ho iniziato una nuova carriera che mi permetteva di giocare, ma anche di fare da allenatore, dirigente, sparring partner e anche autista!. Ricordo ancora i viaggi che facevamo su questa vecchia auto in giro per i tornei come la parte migliore della mia vita!”.
Uno sguardo completo sul Madagascar, tra fattori socio-economici e tanta voglia di investire sul tennis: “Il Madagascar è uno stato molto grande che può essere paragonato, in termini di superficie, a Francia, Belgio e Olanda, con una popolazione superiore ai 22 milioni di abitanti, una soglia di povertà al 92% e un salario minimo di circa 50 euro. Da queste prime considerazioni potrete ben capire come giocare a tennis sia già una sorta di lusso. Ad Antananarivo abbiamo 8 Club con 7 campi molto ben attrezzati, allenatori competenti e in aggiunta altre piccole strutture sparse per il paese. Mi rendo conto che non è moltissimo e che complessivamente siamo meno organizzati rispetto ad altri Stati, ma quello che ci rende determinati è l’amore per la competizione e lo sport in generale, a cui va ad aggiungersi il sogno sempre vivo di ripetere le gesta della nostra miglior giocatrice, l’ex numero 44 Wta Dally Randriantefy”.
Le difficoltà economiche sulla strada del “sogno”: “Ovviamente dobbiamo scontrarci però con più di una difficoltà, essendo il tennis uno sport costoso ed essendo noi costretti a spostarci dall’isola dove abitiamo per gareggiare nei tornei. Basti pensare che per l’ultima trasferta di Davis in Egitto abbiamo dovuto organizzare una campagna fondi in loco e su facebook a causa dell’impossibilità dell’Associazione Nazionale di pagarci i voli. Tutte queste continue difficoltà psicologicamente sono un freno enorme per i nostri giovani talenti, ben consapevoli inoltre di dover abbandonare molto presto il loro paese se determinati ad impostare la loro vita sul gioco del tennis”.
Capitolo Coppa Davis, tra il passato di Rajaobelina e le sue speranze nel futuro: “Per quanto mi riguarda ho giocato 18 volte in Coppa Davis e non so dirvi quanto mi abbia reso orgoglioso. Stiamo lavorando per ottenere fondi dal governo per la costruzione di un campo nazionale di tennis e speriamo che l’approdo in Madagascar di grandi squadre possa velocizzare questo progetto. Attualmente ho l’onore di essere il capitano di Coppa Davis, ruolo che condivido con la mia compagna Natacha Randriantefy, capitana di Federation Cup. Nel complesso tutta la mia famiglia si sta adoperando con grande passione e dedizione per il futuro tennistico del Madagascar visto che Dally ha il suo Club e sta spingendo per dare luce a qualche Itf e suo padre Max continua ad allenare nella sua Accademia ad Antananarivo”.

-Le conclusioni finali di Terry, con uno sguardo sempre lucido ai progetti futuri:
 “Tenendo sempre ben presenti le notevoli difficoltà economiche del nostro paese direi che complessivamente il tennis è uno sport che si difende bene in Madagascar. Questo ci porta a continuare a lavorare con serietà e grande passione, cullando sempre il sogno di tornare a vedere qualche giovane nostro talento calcare il circuito maggiore e tornare a disputare un torneo del Grande Slam”.

Il tennis in Madagascar
di Enrico Maria Riva
Un polacco che si mette a fare osservazioni sulla complessità di pronuncia di un cognome è un’avvenimento che desta attenzione. Quando Grzegorz Panfil ha confessato di non essere in grado di scandire il nome del suo avversario nella sfida di Davis disputata la settimana scorsa è stato necessario indagare oltre. E’ venuto fuori che aveva ragione: citare Antso Rakotondramanga è lavoro per abili logopedisti. Eppure è la normalità in Madagascar, terra di pochissimi giocatori di tennis, tra cui si annoverano i compagni di squadra di Antso: Ando Rasolomalala, Jacob Rasolondrazana e Lofo Ramiaramanana.
Il Madagascar è un paese africano fino ad un certo punto. E’ distante dal continente, ha risorse scarse rispetto ai vicini continentali ma è meta costante del turismo europeo. Non c’è albergo o resort sull’isola che non abbia un campo da ma difficilmente a giocare ci si mettono anche i locali. Fino agli anni ’90 almeno.

Qualcuno ricorderà la storia di Dally Randriantefy, la 17enne che nel 1995 arrivò sino al terzo turno degli Australian Open, battuta da quella Mary Pierce che alla fine avrebbe sollevato il trofeo, e che raggiunse la posizione numero 44 del mondo. Una storia esemplare su come l’isola sia ancora legata a doppio filo all’Europa: Nick Possa, svizzero proprietario di hotel è in vacanza ad Antananarivo, la vede giocare e capisce di aver trovato un talento e con un gruppo di amici si organizza per trovarle degli sponsor. Grazie ai programmi Itf per lo sviluppo del tennis juniores Dally inizia ad essere seguita da coach professionisti e in breve tempo diventa l’atleta più famosa di sempre in Madagascar. I suoi 7 titoli rimarranno tutti a livello Itf ma è una distinzione a cui pochi prestano attenzione sull’isola.

Speranze per lo più al femminile quelle del Madagascar ma che sembrano mostrare segni di continuità confortante in Zarah Razafimahatratra (nella foto ), due volte campionessa africana junior e con ambizioni da alta classifica. Nata tennisticamente in Sudafrica Zarah ha sfruttato l’onda lunga di Dally con cui il padre Julien si allenava in gioventù prima di diventare coach nel Ambohibao National University Tennis Center. Per anni e sotto diverse Federazioni, il tennis malgascio è evoluto su due binari paralleli. Il primo, altamente infruttuoso, è stato quello di cercare la strada del professionismo da soli, il secondo è invece passato attraverso il Centro ITF di Pretoria, con l’obiettivo di costruire una buona carriera Junior per poi continuare possibilmente in un college americano grazie alle borse di studio.
A livello maschile le cose sono sempre andate maluccio. Rakotondramanga è l’unico giocatore ad avere attualmente una classifica Atp con 1 punto, conquistato peraltro grazie alla sconfitta contro Panfil in Davis. Se si esclude John van Lottum, olandese nato ad Antananarivo e numero 66 del mondo nel 1999, bisogna spulciare sul sito Itf per scoprire due cose: una interessante e una maniacale. La notizia interessante è che il primo giocatore malgascio di cui ci sia traccia ufficiale risale agli anni ’60. Si tratta di Martin Razafindrakoto, si sa che è nato nel ’47 ma non si va oltre. Quella maniacale è che ci sono 18 giocatori nell’elenco ufficiale e di questi 14 iniziano per R (A livello femmninile sono 12 su 13). Vorrà pur dire qualcosa…
Tornando seri, in questo periodo la federazione tennis malgascia non naviga in acque tranquille. Il debito di 47.000$ accumulato tra il 2005 e il 2010 con l’Itf è stato onorato solo parzialmente e i 22.000$ che rimangono ancora da pagare rischiano di bloccare a lungo lo sviluppo del tennis locale. La speranza è quella di mantenere il gruppo II di Davis e per farlo occorrerà sconfiggere il Lussemburgo.
Fonte : http://www.spaziotennis.com/
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