salviamo quelli dal Dna più ricco”
Uno studio
americano: impossibile proteggere 10mila specie, diamo precedenza agli
esemplari col patrimonio genetico unico
ANCHE quando c’è da proteggere
la natura, bisogna compiere delle scelte. E di fronte a quasi diecimila specie
di uccelli si deve riconoscere che alcune meritano di essere protette con
grande impegno, altre un po’ meno. Secondo quale criterio? Come scegliere quali
specie difendere e quali lasciare da sole a fronteggiare il rischio di
estinzione? Uno studio pubblicato sulla rivista Current Biology
propone oggi di seguire la genetica, identificando le specie da codice rosso
sulla base della loro unicità in natura. Quindi, di considerare la presenza, o
la mancanza, di specie sorelle o cugine che possano contribuire a mantenere nel
tempo la diversità di chi si sta estinguendo.
Ecco
quelli da salvare
Per la prima volta, una ricerca si focalizza su tutte le specie di uccelli e sullo studio dei loro Dna. Il punto di partenza dello studio è che le risorse economiche da investire nella conservazione delle specie sono limitate. Finora si è scelto di concentrare gli sforzi soprattutto su quelle con le popolazioni meno numerose o con un numero di esemplari in rapida diminuzione. O, ancora, su quelle che sono meno diffuse sul Pianeta. Lo studio apparso su Cur-rent Biology, invece, propone come unico criterio la distanza di una singola specie dalle altre, calcolata sulla base delle differenze del Dna. Se una specie oggi è isolata nell’albero genealogico delle specie animali sulla Terra, dicono gli scienziati, deve essere considerata più preziosa, perché il suo Dna è molto raro. Lo stesso vale per le specie più antiche, che portano nei geni una storia evolutiva più lunga e che sarebbero perciò da ritenere più pregiate.
Come il guaciaro (o uccello frignone) del Sud
America o il curol del Madagascar: in entrambi i casi il progenitore in comune
con il loro parente più stretto vissuto 65 milioni di anni fa. I ricercatori
hanno mappato il Dna delle 9993 specie conosciute di uccelli: hanno disegnato
in questo modo l’albero genealogico che le comprende tutte e stilato una
graduatoria. Per scoprire, per esempio, che specie molto preziose potrebbero
essere protette con investimenti contenuti. E che le aree che ospitano le
specie da codice rosso sono soprattutto Australia, Indonesia, Brasile e
Madagascar.
L’idea di una graduatoria non è nuova e, anzi, da quando l’uomo ha preso
atto di avere moltiplicato di mille volte con la sua azione il tasso di
estinzione naturale delle specie viventi, diverse sono state le strategie per
rimediare. La proposta di seguire esclusivamente la genetica viene oggi
considerata dagli esperti interessante, ma per qualcuno non è del tutto
convincente. Alessandro Montemaggiori, ornitologo dell’università La Sapienza
di Roma, per esempio, sostiene che «in realtà conviene
usare più criteri. Seguendone uno solo potrebbe succedere, infatti, che ci
troviamo a investire nella protezione di specie comunque a rapido rischio di
estinzione. In particolare, in un’ottica genetica, se una specie è isolata
nell’albero evolutivo, può significare che il suo ramo è comunque destinato a
seccare. Come è successo naturalmente nel corso dei tempi a tutte le specie
sorelle e cugine che le stavano accanto».
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