lunedì 25 novembre 2013

Madagascar, ritorno alla natura

Madagascar Un arcipelago quasi disabitato, al largo della costa orientale africana. Dove il mare ha tutte le gradazioni del blu e i lemuri passeggiano indisturbati sui prati
Vista la sua posizione sul Tropico del Capricorno, viene raramente contemplato come meta di mare per i viaggi di fine anno. Eppure il Madagascar tra ottobre e dicembre, climaticamente dà il meglio di sé. Soprattutto al nord, dove letemperature sono più calde rispetto ai nostri mesi invernali e non piove molto (le precipitazioni iniziano a gennaio). Dall’Italia si atterra nella capitale Antananarivo (Tana, come la chiamano tutti), punto di inizio e fine per ogni spostamento sull’isola. Prima tappa Ankify, per poi immettersi nella Nazionale 6 e viaggiare verso nord, in direzione del Parco Nazionale dell’Ankarana, 35 chilometri a nord di Ambilobe.
Dopo aver incontrato varie piantagioni di cacao, con l’auto si procede in un ambiente naturale dove convivono baobab, alberi di cassia e altre piante tipiche della foresta secca dal quale, a un certo punto, emergono le lame di roccia dettetsingy grigi, che si rifettono nell’acqua del lago. Qui vivono lemuri, coccodrilli e varie specie di uccelli. Ripresa la strada nazionale, si sale tra le montagne costeggiando foreste d’eucalipto e grandi distese riservate alla produzione di legname per costruzioni. Da qui ci vogliono due ore di auto per la città di Diego Suarez, in malgascio Antsiranana, ottocentesco avamposto militare francese, oggi mix di palazzi moderni e rovine di dimore coloniali, sulla seconda baia più grande del globo. Nel centro ci sono varie botteghe per lo shopping etnico: a Les Ateliers de l’Artisanat (avenue Lally Tollendai, tel. 00261.208229385) si trovano oggetti in palissandro e altri legni pregiati, mentre modellini di navi e velieri di ottima fattura si acquistano da Le Village (48, rue Cobert, tel. 00261.341155151), le cui imbarcazioni sono entrate nelle collezioni private di varie famiglie reali europee.


Da Diego Suarez si torna in aereo a Tana, dove è bene arrivare almeno con un pomeriggio a disposizione per fareshopping nel grandissimo mercato locale, alle soglie della città, sulla via dell’aeroporto. Si acquista artigianato di qualità a ottimi prezzi: la carta papiro con fori secchi incorporati, i ricami, le spezie e il tè. Anche se accettano gli euro, è bene avere con sè moneta locale: il cambio oscilla tra i 2300 e i 2400 ariary per un euro. Un viaggio nell’entroterra? È come entrare in un universo di selvagge meraviglie. La varietà di paesaggi, dalle montagne al mare, foreste pluviali e distese di baobab, i fumi e i laghi; i villaggi e le genti. Continenti diversi, dall’Asia all’Africa, in un’isola sola. In questo periodo, l’itinerario migliore è quello classico che porta a sud, verso le coste del canale di Mozambico: terra rossa d’Africa, foreste spinose, chilometri di savane e distese di baobab, villaggi rurali, mercati. Si viaggia senza intoppi sul nastro asfaltato della Nazionale 7.


Usciti da Tana, città alta e fresca (a circa 1300 m di altitudine), ancora elegante pur nella sua decadenza, si è nel cuore delle Hautes Terres - gli altipiani dove si insediarono centinaia di anni fa i primi coloni di origine indonesiana e malese da cui discende l’etnia Merina - paesaggio senza tempo che tuttora mantiene l’impronta indonesiana nei volti e nelle architetture, in equilibrio fra le suggestioni coloniali e le necessità dell’ambiente tropicale. A 45 chilometri da Tana, la sosta da non perdere per pranzo e shopping è Behenjy, piccolo villaggio da dove è partita negli anni Sessanta la produzione di foie gras, eredità della colonizzazione francese. Con risultati eccellenti: provare per credere i piatti di Au Coin du Foie Gras (tel. 00261.331123949), rustico ristorante proprio sulla strada, dove si gusta e si acquista a prezzi decisamente molto buoni.


Prima tappa per la notte, Antsirabe, terza città del Paese; fondata nell’Ottocento dai missionari norvegesi per sfruttare le proprietà terapeutiche delle sue acque, è tuttora una fiorente località termale. Perfetta per shopping di qualità, dalle pietre semipreziose all’artigianato, Antsirabe è gradevole e pittoresca, percorsa da centinaia di coloratissimi pousse-pousse, i risciò, caratteristico mezzo di trasporto cittadino. Si continua attraverso un paesaggio di risaie intagliate nei fianchi delle colline e villaggi da casa di bambole. La meta è Ambositra, celebre per la lavorazione di legni pregiati, ebano nero, palissandro, bois de rose, tanto che la tecnica di incisione zafmaniry, dal nome dell’etnia locale, dal 2003 è protetta dall’Unesco. Si può dormire in città oppure raggiungere Fianarantsoa, seconda città del Paese, capitale della regione vinicola malgascia, un’occasione per provare i vini dell’isola.


Da Fianar, come la chiamano i locali, un passaggio ad Ambalavao, nel cuore del territorio della etnia Bara, popolo di allevatori di zebù. La città è il maggiore centro di produzione artigianale della seta e della carta antaimoro (quella con le inclusioni di fori e foglie). Da qui, sempre verso sud si arriva al Parco Nazionale dell’Isalo, creato nel 1962. Una sequenza di paesaggi spettacolari: 81.500 ettari di savane e pianure; vallate e canyon chilometrici, dove le fragili rocce di arenaria sono state modellate dal vento e dall’acqua in gole e pinnacoli; fumi e cascate, la sorpresa di una piscina naturale di acque smeraldine. E il tramonto davanti a La Fenêtre, finestra di roccia oltre la quale si spegne il sole. Nel parco si possono fare moltissimi trekking e, con un po’ di fortuna, avvistare i protagonisti della fauna malgascia, a cominciare da alcune specie di lemuri.
L’incontro più emozionante è con i sifaka di Verreaux: bianchi, con una folta pelliccia compatta, si muovono in piccoli gruppi librandosi con grazia da un ramo all’altro. E quando la distanza fra gli alberi è troppa, si spostano sul terreno solo sulle zampe posteriori, come piccoli ballerini. Per questo sono chiamati lemuri danzanti. A quattro ore d’auto,Tuléar, sonnolento avamposto sulla costa del canale di Mozambico, di fronte alla seconda barriera corallina del mondo per lunghezza. Si può tornare a Tana in aereo, un volo di un’ora e mezzo. O concedersi qualche altro giorno di mare ad Anakao, che si raggiunge con un’ora di barca veloce.

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