Dopo
svariati rinvii, i cittadini malgasci si apprestano a votare il 25 ottobre
prossimo, nella speranza che queste elezioni possano salvare il Paese dal
ristagno politico ed economico – dovuto soprattutto al colpo di stato del 2009.
Il
bilancio delle violenze e delle proteste scatenate da quel golpe fu di 130
morti, e il potere finì nelle mani di un governo di transizione
che portò a gravissime violazioni della libertà di parola dei
cittadini. Durante il periodo di transizione, i militari appoggiarono
l'ascesa di Andry Rajoelina, in attesa di nuove elezioni. Una serie complessa
di problematiche sociali, aggiunte all'intromissione di forze politiche
straniere, portarono alla destituzione dell'allora Presidente Marc
Ravalomanana, costretto alla fuga in Sud Africa.
Molti
confidano finalmente nella fine della crisi, anche se non sono convinti che il
voto di ottobre possa operare un cambiamento significativo. Sahondra
Rabenarivo, avvocato specializzata in diritto internazionale che vive ad
Antananarivo, commenta:
"Io
vengo dalla campagna, dove le elezioni non hanno alcuna risonanza. Quando non
possiamo fare a meno di parlare di questioni nazionali, confidiamo in Dio per
la risoluzione dei nostri problemi. Il senso di impotenza davanti all'enormità
del problema toglie ai cittadini ogni potere di azione […] Le elezioni per la
fine della crisi avrebbero dovuto essere diverse: i registri elettorali
avrebbero dovuto essere aggiornati, ma poi, dov'era la società civile? […] Non
è ancora troppo tardi, ma lo sarà presto. I media non devono permettere all'uno
o all'altro di occupare gli spazi dell'informazione. Perché per crederci
dobbiamo avere fiducia, e per avere fiducia abbiamo bisogno di una
dimostrazione credibile di progresso (tessera elettorale, bollettino finale
basato sulla comprensione degli elettori, non sulle preferenze politiche, pari
accesso alle assise nazionali, l'abbandono dei diritti
ministeriali).
Tsilavina
Ralaindimby, ex Ministro della cultura, aggiunge:
"Se
il suffragio universale è sacro è perché l'opinione espressa dalla scelta dei
cittadini è sacra. Ma come possiamo fare una scelta vera se non abbiamo tutte
le informazioni? Come possiamo essere certi che i candidati abbiano pari
accesso ai media? […] Comunque non ci aspettiamo condizioni ideali. Ci sono
diversi livelli di complessità nel nostro modo di pensare, per cui anche
realizzare idee semplici e oneste è diventato complicato."
La
frequenza delle crisi politiche in Madagascar è aumentata ad un ritmo
allarmante negli ultimi decenni: 1975, 1991, 1996, 2002 e 2009. Nel corso della
più recente, molti esperti hanno studiato le ragioni che hanno spinto il Paese
lungo una spirale di ristagno. Uno studio pubblicato recentemente dalla
rivista Les Afriques, ("I profondi segreti dell'ultima crisi
malgascia"), sostiene che gli interessi geo-politici contrastanti dell'isola
hanno fomentato il colpo di Stato che ha rovesciato Marc Ravaomanana. Ciò anche
per via dell'appoggio della Francia, i cui interessi erano minacciati dallo
stesso Ravalomanana, in particolare lo sfruttamento delle concessioni
petrolifere già consolidate nella parte meridionale del Paese.
"Il
colpo di stato del 18 marzo 2009 per mano di Rajoelina è stato definito come un
'golpe francese', un'azione orchestrata dalla Francia. [...] Dal 2009, la crisi
politica malgascia è stata il risultato di un disaccordo tra Francia e Stati
Uniti, con al centro della disputa gli interessi petroliferi."
Questa
argomentazione è stata recentemente confermata dall'ex presidente malgascio
Didier Ratsiraka, che nel corso di un'intervista alla televisione pubblica,
ha dichiarato: "La Francia mi ha chiesto di aiutare Andry Rajoelina a
cacciare Marc Ravalomanana [..] Ho detto che non ero a favore del colpo di
stato [..] Ci siamo accordati quindi che la caduta di Ravalomanana doveva
avvenire senza alcuna violenza."
E le dichiarazioni
pubblicate su Les Afriques riprendono quanto precedentemente
affermato in un articolo di Thomas Deltombe su Le Monde Diplomatique.
Dove si spiegava che il gruppo industriale Bolloré, noto per la sua
politica aggressiva di acquisizione nei Paesi in via di sviluppo, e
la multinazionale petrolifera Totalerano rimaste contrariate dalle
decisione di Ravalomanana di ridistribuire alcuni mercati preferenziali.
Ma perché
il Madagascar attira così tanti interessi finanziari contrastanti che portano
irrimediabilmente a crisi continue? Come sottolinea sempre il pezzo su Les
Afriques, il Madagascar è un Paese dotato di enormi risorse che potrebbero
aiutare il popolo a uscire dalla povertà endemica:
"Il
Madagascar è ricco di risorse ittiche e forestali. I suoi 5.000 km di costa,
caratterizzati da mangrovie e barriere coralline, producono un surplus
biologico annuale (pesci, granchi, gamberetti, oloturie e ostriche) di oltre
300.000 tonnellate. Le mangrovie nel Canale del Mozambico, utilizzate per
l'allevamento di gamberi di alta qualità, vengono chiamate "le rose d'oro
del Madagascar." Il suo sottosuolo è invece pieno di petrolio, quarzo,
diamanti, oro, ilmenite, ecc [...] Quindi c'è tanto da estrarre in Madagascar.
Tuttavia l'isola è uno dei 12 Paesi più poveri del mondo, con l'80 per cento
della popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà. [...] Per di
più questa insicurezza sembra essere maggiore nelle grandi città che nelle zone
remote."
In
conclusione, il processo di recupero dalla crisi dovrà affrontare molti
ostacoli e trovare equilibrio tra i vari interessi concorrenti, se si vuole
formare le basi per una forte ripresa. Ma anche il tempo sembra remare contro
l'isola. I prossimi leader devono trovare rapidamente delle soluzioni efficaci
per l'ormai fragile situazione economica.
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Présentation de 27 des 33 candidats à la
présidentielle
L’Express - 24/09/13
N°1 - Clémént Zafisolo
Ravalisaona, 66 ans.
Du syndicalisme au libéralisme solidaire
Clément Zafisolo Ravalisaona est le
candidat numéro un dans l’ordre d’apparition dans le bulletin unique de
l’élection du 25 octobre. Sa
candidature à la présidentielle apparaît comme le summum d’une carrière
politique
entamée en 1971 dans les milieux
syndicaux, poursuivie en 1976 au sein de l’AKFM (Antokon’ny Kongresin’ny
Fahaleovantenan’i Madagasikara).
En 1991, alors que l’AKFM se scinde
en deux, il intègre le bureau politique du cercle de réflexion des « Forces
Vives » en tant que membre de l’AKFM
Renouveau du pasteur Richard Andriamanjato. En 1997, il est candidat à
la mairie de la capitale sous les
couleurs de l’AKFM Renouveau. Il quitte le giron du pasteur Richard
Andriamanjato, en 2001, pour
rejoindre le comité de soutien de Marc Ravalomanana. En 2002, il crée son
propre
parti « Antoko Miombona Ezaka »,
prônant l’idéologie du « libéralisme solidaire ». C’est sous les couleurs de ce
parti que cet opérateur
touristique, ancien cadre de banque brigue, aujourd’hui, la magistrature
suprême.
N°4 - Roland Dieu Donné
Rabeharison, 54 ans. Rebelle et révolutionnaire.
Brave guerrier, lucide
révolutionnaire ou bien tête brulée acéphale, Roland Dieu Donné Rabeharison, ou
Vahombey, est sans doute le
candidat qui mélange à merveille ce cocktail. Personnalité plus que jamais
associée
à l'élection présidentielle en
position n°4, cet artiste, à la base, a osé ce que peu n'ont même pas osé
penser. Le
13 juin, un jeudi comme les autres,
il a brandi une pancarte en criant son ras-le-bol social politique et
économique,
devant le palais présidentiel
d'Ambohitsirohitra. L'opinion publique s'accorde qu'il lui a fallu du cran pour
faire le
geste.
Adulé et intellectualisé par la
masse silencieuse « facebookiennne», c'est par contre le candidat le plus
imprévisible, et quelque peu olé
olé, de ce cru électoral 2013. À 54 ans, Roland Dieu Donné Rabeharison est
connu dans le milieu musical,
surtout dans les années '80, comme étant un chantre du rock malgache. Il a
passé
son enfance et son adolescence
entre Toamasina, Toliara et Antananarivo.
L’interprète de « Besorongola »
prétend être « le Malgache de toutes les ethnies », on peut supposer que l'un
des
poumons de sa vision politique se
situera sur l'identité nationale. Rebelle dans ses textes, si d'après ses
récents
faits d'arme en gueuleton
médiatisé, ce maître d'art martial pourrait incarner le candidat du réalisme
cru et de la
dénonciation sans concession des
faux semblants sociaux.
N°5 -Roland Iarovana
Ratsiraka, 47 ans. Le neveu de président
C’est en 1996, alors qu’il avait 30
ans, que Roland Ratsiraka entre sur la scène politique. Il était alors
directeur de
campagne de son oncle, Didier
Ratsiraka, qui briguait la magistrature suprême après un exil volontaire de
quatre
ans. Dix ans plus tard, alors que
le frère de son père est de nouveau en exil, c’est lui qui se lance dans l’arène
avec le parti Malagasy tonga saina
(MTS) et obtient un score de plus de 10%, se classant en troisième position.
Fort de ce presque succès, il
retente le coup en 2013, toujours sous les couleurs du MTS, le prolongement
national
de l’association Toamasina tonga
saina (TTS), groupement qu’il a fondé en 1998 pour gagner les législatives de
1998.
Élu maire de la commune urbaine de
Toamasina en 1999, puis en 2003, Roland Ratsiraka sera l’une des « bêtes
noires » du régime de Ravalomanana
qui ne lui laissera aucun répit. Il ira même jusqu’à passer quelques mois à la
prison d’Ambalatavoahangy avant d’être
acquitté purement et simplement. Opposant déclaré à Marc
Ravalomanana, il n’hésite pas à
rejoindre le mouvement dirigé par Andry Rajoelina, en 2009. Il est alors
désigné
vice-président de la Haute autorité
de la Transition (HAT), puis du Conseil supérieur de la transition (CST). Mais
il
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prend peu à peu ses distances avec
le président de la Transition, et depuis quelques mois, il n’hésite plus à
s’afficher contre les décisions
prises par ce dernier.
N°6 - Hajo Herivelona Andrianainarivelo, 46 ans. Un ancien compagnon d’Andry
Rajoelina
Nommé ministre de la
Décentralisation et de l’aménagement du territoire par Andry Rajoelina sur la
Place du 13-
mai, en 2009, Hajo
Andrianainarivelo est l’un des rares à n’avoir jamais quitté le gouvernement
sous la Transition.
Il ne le quitte que sous la
contrainte des lois électorales qui exigent la démission de toute autorité
politique se
portant candidat à l’élection
présidentielle.
Pour poursuivre sa carrière
politique, entamée en 1996 en tant que maire de la commune rurale
d’Ankadinandriana, il brigue la
magistrature suprême avec le mouvement Malagasy Miara-Miainga. Il coupe les
ponts avec Andry Rajoelina,
président de la Transition, divisant le camp de ce dernier en amenant dans son
sillage
une partie des militants de la «
Révolution orange » de 2009.
Marié, Hajo Andrianainarivelo est
père de trois enfants. Diplômé en sciences et techniques des industries
alimentaires, puis en environnement
et santé, il démarre sa carrière professionnelle à Madagascar en tant que
directeur de production chez Tiko
en 1995. Il quitte ce poste en 1996 pour devenir directeur d’exploitation des
Pêcheries du Melaky/Menabe.
Le candidat qui porte le numéro 6
dans l’ordre d’apparition sur le bulletin unique affirme entretenir des
relations
ouvertes avec toutes les tendances
politiques. Son mouvement regroupe effectivement des hommes politiques
issus de divers horizons et dissidents
de nombreux partis.
N°7 - Fetison Rakoto Andrianirina, 50 ans. Le nomade
Fetison Rakoto Andrianirina fait un
pont entre l'économie et la politique. Ingénieur agronome, il a également des
compétences sur le secteur
bancaire. Il est diplômé du Centre d'études financières, économiques et
bancaires
(CEBEF) et de l'Institut de
technique de banque (ITB) de Paris. Le consultant auprès du Cabinet Fivoarana a
également été cadre de la BFV
pendant douze ans.
Fetison Andrianirina fonde son
propre groupe en 1995 et opère dans un premier temps dans l'exportation de café
avant de diversifier ses activités
avant que la crise de 2002 mette à mal ses entreprises. C'était également la
période pendant laquelle il a connu
l'ancien président Marc Ravalomanana.
Fetison Andrianirina a affronté les
urnes au cours de la régionale de 2008 à Analamanga sur la liste du Tiako i
Madagasikara (Tim). Il reste aux
côtés de l'ancien président Marc Ravalomanana après l'éviction de ce dernier,
au
point de devenir le chef de
délégation de la mouvance Ravalomanana.
L'agronome de formation a été
désigné co-président de la Transition avec Emmanuel Rakotovahiny, lors de la
réunion des quatre mouvances à
Addis-Abeba Éthiopie, en novembre 2009, ce, après la signature de l' « Acte
additionnel » des
« Accords de Maputo », trois mois
plus tôt.
Mais la persistance des divergences
dans l'application de l'« Acte additionnel » conduit le régime de Transition à
revenir à l'unilatéralisme, et donc
la fin des accords fragiles signés par les quatre mouvances politiques.
L'échec de la « Paix des braves »,
initiée par le premier, à la suite du retrait au dernier moment des membres de
la
mouvance Ravalomanana, constitue un
signal fort allant dans la rupture de ses relations avec l’ancien président.
La mouvance Ravalomanana descend
dans la rue avec à sa tête Fetison Andrianirina. Il a été arrêté, puis
incarcéré lors d'une manifestation
de novembre 2010. Il a été libéré en février 2011, avec une condamnation de
treize mois de prison avec sursis
pour manifestation sans autorisation.
L'incarcération de Fetison
Andrianirina sonne la fin de la collaboration avec Marc Ravalomanana. Il a été
remplacé
à la tête de la délégation de la
mouvance de l'ancien président. À sa sortie de prison, il replonge dans la
politique
mais connaît un autre échec comme
c'était le cas de sa nomination surprise à la tête du Parti social-démocrate
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(PSD), en 2012, suivi d'un désaveu
du « canal historique » du parti fondé par l'ancien président Philibert
Tsiranana. Sous la pression, il
quitte la présidence du PSD avant de fonder son propre parti, le Roso ho an'ny
demokrasia
sosialy (RDS).
N°8 - Brigitte Rabemanantsoa Rasamoelina, 53 ans. Une femme en politique
Avec Saraha Georget Rabeharisoa,
Brigitte Rabemanantsoa Rasamoelina, est l’une des deux femmes candidates
à l’élection présidentielle. Elle a
fourbi ses armes politiques en étant maire de la commune rurale d’Ambohimalaza
miray de 2003 à 2007. Elle se crée
un réseau en devenant en 2004 présidente de l’Association des femmes élues
maires de Madagascar (AEEMM).
Militante féministe, elle lance son
parti Ampela manao politika (AMP – Des femmes en politique), en 2010, pour
promouvoir la participation des
femmes à tous les échelons du pouvoir politique, depuis le fokontany jusqu’au
pouvoir central. Et c’est tout
naturellement qu’elle se lance à la conquête de la magistrature suprême sous
les
couleurs de son parti après avoir
été désignée membre du Congrès de la transition et vice-présidente de ladite
chambre.
Médecin de formation, Brigitte
Rabemanantsoa Rasamoelina a exercé à l’île de La Réunion avant de s’installer à
Madagascar, en 1997, et de fonder
une clinique privée.
N°9- Benjamin Andriamparany
Radavidson, 52 ans. Le banni du TIM
Benjamin Andriamparany Radavidson,
a fait partie des piliers du premier mandat de l'ancien président Marc
Ravalomanana. Le diplômé de
l'Université de Columbia Washington a été nommé ministre des Finances, du
budget et de la planification, en
2002. L'ancien directeur de cabinet de Narisoa Rajaonarivony, ancien
vice-Premier
ministre chargé des Finances et du
budget, a ensuite été nommé ministre de l'Économie, des finances et du
budget et a résisté à deux
remaniements. Le titulaire du diplôme supérieur spécialisé en science comptable
(DSSC) de l'Institut national des
sciences comptables et de l'administration d'entreprise (INSCAE) a dû gérer le
dossier brûlant de la détaxation.
Mais il a, ensuite, des divergences avec l'ancien président Marc Ravalomanana,
amenant ce dernier à le muter au
ministère de l'Éducation nationale. L'ancien dirigeant de la Production des
coopératives socialistes (PROCOOPS)
s'est présenté sous les couleurs du Tiako i Madagasikara (TIM) aux
législatives de 2007 et a été élu
député du 4e arrondissement. Il est très actif au sein de l'Eglise protestante
réformée FJKM, au point de
concurrencer le vice-président Marc Ravalomanana. Pour une raison ou une autre,
il a
eu des embrouilles avec le chef de
l'État qui l'a éjecté d’Antaninarenina pour être nommé ministre de l'Éducation
nationale. Benjamin Andriamparany
Radavidson profite de son nouveau poste pour construire sa base politique. Il
s'est effacé lors de la crise de
2009 tout en se préparant à la présidentielle. Il a créé le parti «
Firaisam-pirenena ho
an'ny fahafahana sy ny fandrosoa »
(FFF) afin de réaliser cet objectif, sans jamais tenter de participer à la
Transition.
N°10 -Camille Vital, 61 ans.
Un général dans l’arène politique
« Je n’ai aucune ambition politique
et je ne vise nullement la présidentielle », ne cessait de répéter Camille
Vital
alors qu’il était chef de
gouvernement. Il n’hésitera pourtant pas à se présenter à l’élection
présidentielle lorsque
certains membres du parti Tanora
Malagasy vonona (TGV) l’y sollicitent. Soutenu par certains proches du
président de la Transition, il
passe alors outre la décision du congrès du TGV et présente sa candidature sous
les
couleurs du mouvement « Hiaraka
Isika ». Camille Vital démarre alors sa précampagne en trombe, mais quand le
président de la Transition se lance
aussi dans la course, il se fait très vite lâcher par ses principaux soutiens.
Pire,
ces derniers ne reviendront pas
quand Andry Rajoelina voit sa candidature invalidée. Mais l’ancien Premier
ministre ne baisse pas les bras et
poursuit ses tournées. Officier général de l'armée de Terre à la retraite,
Camille
Vital a été amené à sillonner une
grande partie de la Grande île à travers ses fonctions militaires,
d'Ambalavatokely
Tsiroanomandidy à Toliara en passant
par Vavatenina et Toamasina. Sa première incursion dans la politique
remonte à 2003 quand il s’est vu
refuser sa candidature aux élections municipales à Toliara. Il prend alors sa
disponibilité des Forces armées
pour devenir opérateur économique. Il devient, en tant que tel, président de la
Page 4 sur 9
Chambre de commerce et de l’industrie
de Toliara, puis président de la direction collégiale de la Fédération des
chambres de commerce et de l’industrie
de Madagascar.
N°11- Jean Pierre Rakoto, 66
ans. L’intellectuel qui émerge de la campagne
Natif d'Ambositra, Jean Pierre
Rakoto a émergé du milieu paysan. Successivement président de l'association des
jeunes paysans catholiques
malgaches (Fivondronanan'ny tanora malagasy tantsaha catholique) et membre du
Mouvement international de la
jeunesse de l'agricole catholique dans les années 70, il a toujours témoigné
son
attachement au secteur primaire. À
66 ans, le rédacteur en chef du journal Fokonolona (1973), à l'époque de
Richard Ratsimandrava alors
ministre de l’Intérieur, voudrait mettre au service du peuple malgache ses
expériences sociales et politiques,
alternant des postes à responsabilités, de l'artisanat à l'environnement, qui
lui
ont permis de comprendre les divers
enjeux de notre société actuelle. Membre du FFKM, il a témoigné à travers
diverses actions (publication
d'ouvrages, organisation de forums,...) son implication dans la politique. Ce
polyglotte
est aussi un éducateur spécialisé,
enseignant à l’Institut supérieur technologie d’Ambositra, et à l’Université
catholique d’Ambatoroka.
N°12 - Mickaël Bréchard Dofo,
40 ans. Le candidat mystérieux
Mickaël Bréchard Dofo est l’un des
illustres inconnus qui se présentent à l’élection présidentielle du 25 octobre.
Tout ce que l’on sait de lui, c’est
qu’il est né à Maroantsetra et qu’il est propriétaire d’une société
entreprenant dans
le secteur de la sécurité privée.
Sa société, dénommée « Protection service de sécurité privée », est basée en
France, mais le candidat est bel et
bien résident à Madagascar. Et c’est loin des feux des projecteurs qu’il a
lancé
sa pré-campagne dans les
différentes régions de la Grande île.
N°13- Joseph Martin Randriamampionona, 49 ans. La reconversion de « Dadafara
»
Joseph Martin Randriamampionona,
alias « Dadafara», se targue d’être celui qui a mis les produits électroniques
haut de gamme à la portée des
bourses des Malgaches. En 2003, il fonde le magasin « Discount store saturne »
où il vend des produits électroniques
d’occasion à prix réduit. En 2006, fort de la notoriété qu’il a acquise auprès
du
monde du spectacle avec ses
matériels de sonorisation à prix discount, il tente une incursion dans l’événementiel
en produisant l’émission-concours
télévisée « Idole de Madagascar », et en organisant divers concerts avec des
artistes de renom. En 2013, il veut
tenter l’aventure de la politique en se présentant à l’élection présidentielle
sous
les couleurs de son association
Refondation totale de Madagascar (RTM). Une reconversion qu’il a tracée depuis
qu’il a été élu président de l’Association
des générations natives d’Amoron’i Mania et de la Haute-Matsiatra
(AGNAY), en 2010. Issu d’une
famille modeste, Dadafara a roulé sa bosse avant d’arriver là où il est aujourd’hui.
Après des études primaires et
secondaires à Ambohimahasoa et à Fianarantsoa, ce fervent catholique fait des
études supérieures en sciences
naturelles à l’Université d’Antananarivo. Les vicissitudes de la vie l’ont
amené à
les abandonner et à intégrer le
monde professionnel où il est tour à tour épicier, chauffeur de taxi ou encore
propriétaire de « taxi-be ». Il
revient sur les bancs de l’école en 1995 en poursuivant des études de gestion à
l’ISCAM, sans pour autant cesser de
gagner sa vie et de développer ses affaires.
N°15- Patrick Rajaonary, 58
ans. L’homme au noeud papillon
Douze ans après un premier essai
non transformé, Patrick Rajaonary se remet dans l’arène de la présidentielle.
En
2013, le Président directeur
général des Papeteries de Madagascar (PAPMAD), espère sans doute faire mieux
que son score de 2001 où il n’a
recueilli que 1,57% des suffrages exprimés. Homme d’affaires et sans
accointance
politique connue, l’homme au noeud
papillon s’est pour la première fois engagé en politique en 1997 en étant maire
de la commune de Fandriana.
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N° 18 - Freddy Tinasoa, 42
ans. Pour défendre Madagascar
Illustre inconnu de la scène
politique, Freddy Tinasoa se veut un homme nouveau. Il désigne, d’ailleurs, son
parti «
Olom-baovao malagasy », c’est-à-dire
« Homme nouveau malgache». Et pour se démarquer des autres formations
politiques, il donne à son parti le
sigle OBAMA. Juriste de formation et avocat de profession, Freddy Tinasoa se
veut le défenseur de la patrie
Madagascar.
N°19- Laza Razafiarison, 38
ans. La campagne par interpellation
Lorsque la première liste des
candidats à la présidentielle était publiée le 3 mai, le nom de Laza
Razafiarison,
fondateur du parti Avotra ho an’ny
firenena (Salut pour la Nation) était encore inconnu du microcosme. Ce
spécialiste en administration
publique et développement, sortant de Birmingham University et consultant
auprès
des organisations internationales,
fera pourtant près de trois mois plus tard la Une des journaux. Ayant appelé à
une manifestation de contestation
du report de l’élection présidentielle, il descend sur la Place du 13-mai, et
se fait
interpeller par les forces de l’ordre
pour « manifestation sans autorisation ». Sa photo, alors qu’il est malmené par
des hommes en uniforme et
encagoulés, fera le tour des réseaux sociaux et lui permettra de se faire un «
nom »
sur la scène politique.
Condamné à deux mois de prison avec
sursis, Laza Razafiarison conserve encore pour l’instant tous ses droits
civils et politiques. Comme il a
fait appel du verdict du tribunal, sa condamnation n’est pas encore définitive,
lui
donnant le droit d’être candidat à
la présidentielle.
N°20- Monja Roindefo
Zafitsimivalo, 48 ans. L’héritier du Monima
Placé à la dix-septième case, le n°
20, sur le bulletin unique de l'élection présidentielle, le fils de Monja Jaona
a été
parmi les fervents artisans de
l'avènement de la Transition, en 2009. Sa carrière politique a pris une autre
dimension cette année-là. Nommé
Premier ministre sur la Place du 13-mai, il avait été à la tête du mouvement de
foule qui devait conduire à la
fusillade du 7 février 2009 devant le palais d’Ambohitsorohitra.
Premier Premier ministre de l'ère
Andry Rajoelina, Monja Roindefo se voit sacrifié à l’autel de la consensualité
et
de l’inclusivité, et doit céder sa
place à Eugène Mangalaza après les accords de Maputo et d’Addis-Abeba. Il
s'efface alors petit à petit du
microcosme des dirigeants de la Haute autorité de la Transition, et glisse
progressivement dans l’opposition.
Le poste de chef du gouvernement de Transition a été la plus haute fonction
que l’héritier du fondateur du
Mouvement national pour l’indépendance de Madagascar (Monima) a occupée durant
toute sa carrière politique. En 2006,
il s'est déjà présenté à l'élection présidentielle, mais sans succès. En 2013,
il
retente sa chance en tant que
candidat du Monima. Originaire de Toliara, dans le Sud du pays, à 48 ans, le
fils de
Monja Jaona veut faire partie de la
nouvelle génération de politiciens malgaches. Pour le moment, Monja Roindefo
Zafitsimivalo affiche une ouverture
encore peu définie sur le plan international, difficile de le tenir pour
francophile,
anglophile, ou germanophile …
Faiblesse ou avantage, le candidat n'a pas encore montré tous ses atouts sur ce
plan, malgré son passage dans le
gouvernement transitoire.
N°22 -Alain Djacoba
Tehindrazanarivelo, 53 ans. L’autre exilé
Ancien secrétaire général du
ministère de l’Enseignement supérieur sous le régime de Didier Ratsiraka et
médecin
personnel de l’ancien président, le
Professeur Alain Djacoba Tehindrazanarivelo est contraint de s’exiler en 2002.
Revenu au pays sept ans plus tard,
ce médecin spécialiste en neurologie est nommé Vice-premier ministre en
charge de la Santé publique du
gouvernement Camille Vital, puis membre du Conseil supérieur de la transition
(CST). Président du parti Ensemble
pour l’intérêt de la Nation (Enina), c’est sous les couleurs de ce parti qu’il
se
présente à l’élection
présidentielle du 25 octobre.
N°23- Guy Rajemison
Rakotomaharo, 63 ans. Un ancien fidèle de Ravalomanana
Page 6 sur 9
Pendant les dix premières années de
sa carrière politique, Guy Rajemison Rakotomaharo s’est toujours trouvé
dans l’ombre de Marc Ravalomanana,
son patron, alors qu’il était coordinateur général et conseiller de direction
auprès de Tiko. Élu conseiller
municipal dans le 2e arrondissement d’Antananarivo sous les couleurs du Tiako
Iarivo, l’association du fondateur
de Tiko, l’économiste de formation et expert financier occupe la fonction d’adjoint
au maire de la commune urbaine d’Antananarivo
de février 2000 à décembre 2001. Il assure l’intérim du maire
jusqu’en juillet 2002, pendant que
Marc Ravalomanana, maire élu en 1999, engage la bataille post-électorale de la
présidentielle de 2001. Après la
crise, il est élu président du Sénat, poste qu’il occupera jusqu’en avril 2008.
Évincé
de ce poste stratégique, il a été
nommé ambassadeur de la République de Madagascar auprès de la
Confédération Suisse et
Représentant permanent auprès de l’office des Nations unies et des institutions
spécialisées à Genève et à Vienne.
Il est maintenu à ces fonctions par le régime de Transition jusqu’à ce qu’il
annonce sa candidature à l’élection
présidentielle sous les couleurs du parti Mamafisoa.
N°25- Jean Lahiniriko, 58 ans.
Le rebelle à Marc Ravalomanana
Jean Lahiniriko, originaire de
Tongobory, près de Betioky atsimo, a été propulsé au-devant de la scène
politique
lors de la crise post-électorale de
2002. L'ancien conseiller technique dans un ministère du précédent régime a été
désigné ministre de Travaux publics
par le nouveau président Marc Ravalomanana. Son ascension a continué
avec son élection à la présidence
de l'Assemblée nationale après les législatives de 2002. Mais les routes de
l'ingénieur en génie civile et de
Marc Ravalomanana se sont séparées en 2005. Le premier, qui commence à avoir
une ambition présidentielle, est
destitué par les parlementaires du Tiako i Madagasikara (TIM). La stratégie
présidentielle lui privant de
discours lors de la présentation des voeux des corps constitués en 2006 restera
dans
les mémoires. Celui qui a fait ses
études à Cuba continue son chemin et s'est présenté à la présidentielle sous
les
couleurs de sa nouvelle formation
politique, le Parti social-démocratie pour l'unité de Madagascar (PSDUM). Il
s'est
hissé à la deuxième place avec
11,08% des voix derrière Marc Ravalomanana qui avait raflé la mise dès le
premier tour, en 2007. Jean
Lahiniriko se rallie à la cause défendue par Andry Rajoelina, alors maire
d'Antananarivo en 2009. Il revient
au pouvoir pour devenir le président de l'Union des démocrates et des
républicains pour le changement
(UDR-C), plateforme qui soutient l'homme fort de la Transition. Bis repetita,
Jean
Lahiniriko claque la porte au camp présidentiel
après avoir été giflé par sa défaite à la course à la présidence du
Conseil supérieur de la Transition
(CST). Il choisit ensuite de retenter sa chance à la présidentielle sous les
propres couleurs de son parti en
dénonçant les pratiques du régime de la Transition.
N°27 - Jean Eugène
Voninahitsy, 60 ans. Trente-six ans d’expériences politiques
Entré en politique à 24 ans, en
1977, année pendant laquelle il est élu député de Madagascar dans la
circonscription de Morafenobe, sous
les couleurs de l’Arema, Jean Eugène Voninahitsy ne compte pas mettre un
terme à sa carrière. Fort de ses 36
années d’expériences politiques, il brigue pour la deuxième fois la présidence
de la République. La première fois,
c’était en 1996, sous les couleurs du Rassemblement pour la Socialdémocratie
(RPSD) où il termine en cinquième
position avec moins de 3% des voix. En 2013, il se lance dans la
course avec le groupement politique
Les Autres sensibilités (Les AS), désignation de la tendance politique qui
voulait se démarquer des quatre
principales mouvances nées de la résolution de la crise de 2009. Plusieurs fois
réélu à Tsimbazaza, Jean Eugène
Voninahitsy a été vu sur la Place du 13-mai en 1991, en 2002 et en 2009. Il
connaîtra deux fois la prison,
aussi bien sous le régime de Didier Ratsiraka que sous celui de Marc
Ravalomanana
en 2004. Mais selon lui, tous les
dossiers qui l’ont condamné ont été montés de toutes pièces, et à chaque sortie
de prison, il reprend de plus belle
ses activités politiques.
N°31- Tabera Randriamanantsoa,
59 ans. Le défenseur du fédéralisme
Farouche défenseur de la structure
fédérale, Tabera Randriamanantsoa lancera sa campagne électorale par un
débat sur le mode d’administration
du pays. Il avait fondé en 1991, aux côtés de feu Monja Jaona, la Conférence
nationale des entités fédéralistes
(CNEF) qu’il continue de présider jusqu’à ce jour. Et pour promouvoir le
fédéralisme, il prône aujourd’hui
encore, dans le sillage des revendications de la mouvance Albert Zafy à
laquelle il
est membre, une élection
constitutionnelle au cours de laquelle les électeurs auront à choisir entre
deux ou
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plusieurs projets de loi
fondamentale. Malgré sa candidature à l’élection présidentielle sous les
couleurs de son
parti Kintana, le ministre de la
Fonction publique, du travail et des lois sociales démissionnaire ne cesse de
revendiquer son appartenance à la
mouvance Zafy, lequel est pourtant contre la tenue du scrutin du 25 octobre.
C’est en 2002, à la fondation du
Comité pour la réconciliation nationale (CRN), que cet ancien député élu en
1998
se rapproche du Professeur Albert
Zafy. Leur objectif commun est de « réconcilier » les Malgaches après la crise
de 2002, mais aussi de contester le
pouvoir de Marc Ravalomanana que le CRN n’a jamais reconnu comme chef
d’État.
N°32 - William Ratrema, 70
ans. Pédagogue chevronné
De William Ratrema, le public
connaît celui qui a fondé le groupe éducatif ACEEM (Action pour la culture,
l’éducation et l’enseignement à
Madagascar), groupe ayant démarré avec l’organisation de cours particuliers à
l’intention des candidats aux
épreuves du baccalauréat, mais qui aujourd’hui possède des ramifications dans
tout
Madagascar, une université privée
ainsi qu’une radio à vocation éducative.
Ayant fait toute sa carrière dans l’éducation,
ce pédagogue reconnu a débuté dans l'enseignement au début des
années 60 en tant qu’instituteur.
Petit à petit, le docteur ès-lettres gravit les échelons et devient en 2007,
maître de
conférences à l'Ecole normale
supérieure. Auteur de nombreux manuels scolaires et d’ouvrages sur l’éducation,
William Ratrema est également
membre correspondant de l’Académie nationale des arts, des lettres et des
sciences.
N°34 -Edgard Marie Nöe
Razafindravahy, 51 ans - Le persévérant
Edgard Marie Noë Razafindravahy est
connu dans le milieu économique avant son entrée dans l'arène politique.
Le natif d'Ambohimalaza, père de
famille de trois enfants, a fait ses études à l'École Saint-Joseph d’Antsirabe,
puis
à l'École Vinet d'Ambohimalaza
avant son entrée à l'ESCA. Il est allé ensuite en France pour décrocher son
baccalauréat au Lycée Assomption de
Bordeaux, puis un DEUG de Mathématiques à l'Université de Bordeaux. Il a
complété sa formation par des
études de marketing et de gestion d'entreprise à l'ISSEC / ESSEC à Paris. Le
fils
d'un comptable est revenu au pays
pour reprendre l'entreprise familiale dans la région d'Alaotra-Mangoro en 1986,
là où il avait déjà passé une
partie de son enfance à un certain moment. Il concentre ses activités surtout
dans la
collecte du riz et des céréales
avant sa montée en flèche dans le secteur du blé et de la farine, plus tard.
Son sens aigu des affaires lui a
permis le développement et la diversification des activités de son groupe,
allant
des transports, en passant par les
assurances et l'imprimerie. Ses persévérance lui a emmené à étendre les
champs d'activités du « Groupe Prey
» dans le domaine médiatique, matérialisé par l'acquisition de L'Express de
Madagascar, de la RTA et de la
Radio Antsiva. La société opérant dans la farine, Kobama, constitue l'un des
fleurons de ses entreprises. Il a
conclu un partenariat avec l'un des géants américains du secteur, Seaboard.
Mais
Edgard Razafindravahy a décidé
d'arrêter ses activités économiques après les mésaventures de ses entreprises
avec le régime en place. A un
moment donné, il a quitté le pays pour s'installer brièvement à l'île Maurice,
en 2008.
Mais il a arrêté son projet
industriel sur place et est rentré à Madagascar après la fin du régime
Ravalomanana.
Edgard Razafindravahy a été connu
pour ses activités politiques au sein du mouvement « Hetsik'Avaradrano».
Celui-ci avait pour champ d'action
les onze communes dans l'Avaradrano, au Nord de la capitale, dans les années
80. Il avait même été élu président
du conseil communal d'Ambohimalaza.
Edgard Razafindravahy s'est vu
confier le poste du président de délégation spéciale de la commune urbaine
d'Antananarivo (PDS) en août 2009.
Il est arrivé à maintenir à flot la CUA malgré le contexte de la crise
politique,
ayant des impacts socioéconomiques
qui n'épargnent pas la capitale, une circonscription administrative sensible
avec les enjeux politiques autour.
Sa candidature à l'élection présidentielle est le prolongement de son
engagement envers la Nation. Il a
été désigné candidat du parti Tanora Malagasy vonona (TGV) lors du congrès
de cette formation politique,
largement devant l'ancien ministre des Finances et du budget, Hery
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Rajaonarimampianina, et l'ancien
Premier ministre, Camille Vital. Mais il a décidé de démissionner du poste du
secrétaire général du TGV lors de
l'inauguration de son quartier général, le mardi 17 septembre.
N°36 - Guy Ratrimoarivony, 69
ans. Le citoyen saint-Cyrien
Officier général à la retraite, Guy
Ratrimoarivony est aussi un citoyen engagé. En 2009, il est le porte-parole du
Collectif des citoyens et des
organisations citoyennes (CCOC), et participe à la facilitation de la réunion
des
mouvances politiques à l’ambassade
du Sénégal. Pour prolonger son engagement citoyen, il lance l’association «
Hetsik’olom-pirenena » (HOP) sous
les couleurs de laquelle il se présente à la présidentielle de ce 25 octobre.
Gendarme de carrière, ce sortant de
l’école militaire de Saint-Cyr et de l’École de la gendarmerie de Melun France
avait déjà occupé plusieurs
fonctions de formation, de commandement et d’inspection depuis son retour à
Madagascar en 1968. De 1989 à 1994,
il a occupé le poste de secrétaire général du ministère chargé de la
Défense et des forces armées. En
1991, il préside le comité d’élaboration du concept de la défense pour
Madagascar. Ancien du collège
Saint-Michel d’Antananarivo et du lycée Raherivelo Ramamonjy de Fianarantsoa,
ce diplômé en droit et en sciences
politiques des Universités d’Antananarivo et de la Sorbonne est, actuellement,
enseignant au Centre d’études
diplomatiques et stratégiques (CEDS).
N°37 - Julien Razafimanazato,
45 ans. L’immigré revenu au pays
Animateur du mouvement
anti-Ravalomanana en France avec l’Association pour l’intérêt et la défense de
l’unité
nationale de Madagascar (ASSIDU
Madagascar) depuis 2002, Julien Razafimanazato, immigré en France, revient
au pays pour participer au
mouvement de 2009 dirigé par Andry Rajoelina. Il participera à la conquête des
ministères sur la Place du 13-mai
et est récompensé de ses actions par le poste du ministre des Sports du premier
gouvernement de Monja Roindefo. Il
est ensuite désigné ministre de l’Éducation nationale, poste qu’il occupera
jusqu’en 2011 et à la faveur duquel
il tentera de se faire un nom sur le plan national en effectuant plusieurs
tournées et en retroussant ses
manches pour donner des cours de mathématiques dans les lycées qu’il visite.
Julien Razafimanazato doit céder sa
place au sein du gouvernement lors de la mise en place du premier
gouvernement de Camille Vital, mais
il ne compte pas pour autant abandonner sa carrière politique. Il fonde alors
l’association Eto sehatry ny
daholobe (ESD), Espace de solidarité pour le développement, en français. Cette
dernière se range progressivement
du côté de l’opposition et se transforme en parti politique pour présenter son
président-fondateur à l’élection
présidentielle.
N°38 - Faharo Ratsimbalson, 56
ans. Militaire et politicien
Connu pour sa verve lorsqu’il
siégeait à l’Assemblée nationale, Faharo Ratsimbalson est plus connu par son
statut
d’homme politique que pour son
appartenance aux Forces armées. Officier supérieur à la retraite, cet ancien
commandant d’unité au sein de l’armée
de 1988 à 1991 a été élu député durant trois mandats, depuis 1993. Maire
de Belo-sur-Tsiribihina en 2007,
cet ancien assistant administratif a été désigné chef de région du Menabe en
2009. Portant le dossard n°38 à l’élection
du 25 octobre, il a été le premier à avoir quitté son poste d’autorité «
politique », ainsi que l’exigent
les lois électorales.
N°39 - Sylvain Willy
Rabetsaroana, 56 ans. Le dissident de l’Avi
Vice-président du Asa vita no
ifampitsarana (AVI) et conseiller supérieur de la Transition (CST) désigné sur
le
quota de ce parti, c’est contre
toute logique que Sylvain Willy Rabetsaroana se présente à l’élection
présidentielle
sous les couleurs du PNJ Mazava
(Plateforme nationale des jeunes) dont il est le président d’honneur. Faisant
les
frais de l’indécision et de l’éparpillement
des membres de la formation politique fondée par Norbert Lala
Ratsirahonana, l’homme d’affaires a
préféré s’appuyer sur d’autres organisations, dont l’association des jeunes
créée à l’issue de la Conférence
nationale des jeunes des 4, 5 et 6 juin 2009. Golfeur assidu, passionné de jazz
et
ancien pilote de course automobile,
Sylvain Willy Rabetsaroana a lancé sa précampagne le pied au plancher. Celui
qui porte le dossard n°39 dans la
course à la présidentielle est l’un des premiers candidats à avoir dévoilé
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l’étendue de son patrimoine qui s’élèverait
à quelque 87 milliards d’ariary. Une fortune qu’il aurait acquise grâce,
entre autres, aux entreprises qu’il
a fondées à son retour au pays après des études supérieures en Europe. Parmi
ces sociétés figure la société
Smide Quadrimex, spécialisée dans le domaine de l’import-export et dans la
production de produits chimiques.
N°40- William Noelson, 58 ans.
Le candidat du banc
Homme de l'ombre, dans la digne
tradition des hommes en robe, Noelson William est le candidat n°40 de
l'élection
présidentielle du mois d'octobre
sous la bannière de Malagasy Iray Tsy Mivaky (MITM). D’allure débonnaire, son
air de voisin idéal au premier regard
inspire le profil du technicien aguerri plutôt que du dirigeant racé. Cela sans
doute, renforcé par trente années
au service de la Justice malgache.
William Noelson a vu le jour à
Belo-Tsiribihina dans le Menabe, en 1955. Durant la Transition, ce haut
fonctionnaire a déjà occupé le
poste de ministre de la Fonction publique, du travail et des lois sociales.
Lors d'un
remaniement en 2011, le général
Camille Vital alors Premier ministre, Noelson William a été le seul à être
éjecté
du gouvernement pour des raisons
obscures et sur fond de polémique. Ayant vraisemblablement bien accusé le
coup, il retrouve rapidement sa
maison-mère auprès du ministère de la Justice. C'est, selon l'opinion publique,
cette période qui a finalement
motivé sa décision de jeter ses pièces sur l'échiquier de la magistrature
suprême.
Candidature inattendue, celle de ce
spécialiste éprouvé des textes juridiques a surpris les observateurs du milieu
politique. Sans tellement
bouleverser celui-ci car Noelson William se devra encore de gagner en stature
politique et
en notoriété, s'il veut effacer
cette image de « candidat du banc».
Source : http://www.lexpressmada.com/actualite-madagascar/1-politique.html
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