Nell'elegiaca visione
della Dreamworks, il Madagascar è una Terra Promessa: contesto
naturale unico al mondo, tramonti mozzafiato, riscoperta delle proprie radici.
E, soprattutto, libertà. Se tutto questo vale per un leone, una zebra, una
giraffa, un ippopotamo e — più di tutti — quattro pinguini scioccati
dall'Antartide, non vale invece per quegli esseri un po' meno simpatici che si
chiamano uomini. Fatto salvo il contesto naturale — così peculiare da far
guadagnare all'isola africana il nickname di "Ottavo Continente" —,
il Madagascar è il Paese con la peggior economia al mondo.
Certo, ci sono luoghi in
cui vivere è molto peggio: la Somalia o Haiti ne
sono eloquente esempio. Ma la classifica stilata da Forbes lo
dice chiaro e tondo: la Numero Uno delle cattive economie ha il proprio centro
ad Anantanarivo. I parametri sulla base dei quali è stato
valutato il primato (e la posizione delle altre nove nazioni, di cui diremo)
sono i seguenti: andamento medio negli ultimi tre anni del Prodotto Interno
Lordo, del tasso di inflazione, valore del Pil pro capite al valore attuale del
bilancio nazionale, verifica del rapporto tra importazioni ed esportazioni.
Agglutinati gli
ingredienti, il Madagascar ne esce come leader negativo. Tra il 1970 e il 2009
il Pil pro capite è cresciuto di 448 dollari; in altre parole, è quella la
cifra che un lavoratore, due anni fa, guadagnava in più rispetto ad un suo
collega di 41 anni prima. Ma se si fa il confronto con il Sud Africa,
dove l'incremento è stato di 5700 dollari, si capisce quanto poco sia cresciuta
l'economia della bellissima isola adagiata nell'Oceano Indiano. Tra le cause
principali c'è la corruzione (non è un caso che otto dei dieci
Paesi della classifica siano anche i piu corrotti al mondo, come rileva il Tigcpi
— Transparency International's Global Corruption Perceptions Index).
Dopo l'indipendenza
dalla Francia (1960), il Madagascar ha conosciuto dieci anni di crescita e relativa
prosperità, interrottisi nei primi anni Settanta con una crescita
demografica non corrispondente a quella economica. E' lì che l'inadeguatezza di
una classe politica concentrata solo su se stessa ha cominciato a manifestarsi
con un'evidenza sfociata, nel 2009, in un caso paradigmatico: la sostituzione
del presidente Marc Ravalomanana, costretto a lasciare sotto le pressioni del
corpo militare, con il leader dell'opposizione Andy Rajoelina. Ciò ha
significato il taglio di un miliardo di dollari in aiuti da
parte dell'Europa, e la cancellazione del Madagascar dal programma americano
African Growth and Opportunity Fund. Sempre gli Usa hanno escluso il Paese dal
novero di quelli con cui fare affari a regimi fiscali agevolati, con la perdita
di migliaia di posti di lavoro nel settore tessile. Ora il tasso di povertà
locale è del 77%.
Gli altri Paesi
Ecco la classifica dalla seconda alla decima posizione:
Ecco la classifica dalla seconda alla decima posizione:
- Armenia: contrazione del Pil del 15% nel 2009,
previsioni di crescita mediocre nel breve termine. Per l'ex repubblica
sovietica il Pil pro capite è di 3000 dollari, meno di un terzo della
confinante Turchia. Inflazione al 7%.
- Guinea: ha la metà delle riserve mondiali di
bauxite ma non riesce ad attrarre investimenti, anche per l'ostilità verso
gli stessi da parte del governo che nel 2008 ha preso il potere con un
colpo di Stato. Qualcosa sembra essere cambiato dal 2010, con il
presidente eletto Alpha Conde e i primi affari con aziende estere. Pil pro
capite di 440 dollari, inflazione al 17%.
- Ucraina: 3483 dollari di Pil pro capite, 10% di
inflazione. Vi si giocheranno i prossimi Europei di calcio (2012), in
compartecipazione con la Polonia. Il tessuto agricolo è robusto, ottime le
risorse minerarie. E allora, cosa c'è che non va? Un sistema di leggi
intricatissimo, poca governo delle imprese, debole tutela giudiziaria dei
contratti, corruzione molto elevata.
- Jamaica: i risultati del recente passato (taglio
del 10% al tasso di povertà, +88% in quello di scolarizzazione) sono stati
ridimensionati dalla crisi economica globale, che ha portato a un -4% nel
Pil pro capite e una crescita inferiore al 3% fino al 2015. Uno dei
problemi maggiori è aumentare la salute media dei cittadini. Pil pro
capite a 5473 dollari, inflazione al 7%
- Venezuela: ricchezze naturali a profusione, ma
quella che interessa di più al suo discusso (e discutibile) presidente
Hugo Chavez è il petrolio, di cui il Paese è tra i produttori leader al
mondo. Inflazione al 32%, Pil pro capite da 9886 dollari.
. Kirghizistan: nella classifica del citato Tipgi è 164 su 178. La
disoccupazione è all'11%. Miniere e industria metallurgica potrebbero attrarre
investimenti stranieri, ma la corruzione impedisce di fare affari serenamente.
Pil pro capite 943 dollari, inflazione al 12%
- Swaziland: tasso di povertà oltre il 60%, per la
micidiale miscela di disoccupazione e crescita demografica. Pure,
l'agricoltura, l'export di zucchero e il turismo vanno bene; così come
l'industria dell'abbigliamento (oltre 30mila addetti). Ma la crisi globale
e l'apprezzamento della moneta cugina (il Rand sudafricano) hanno
complicato le cose. Pil pro capite a 3109 dollari, inflazione al 7%.
- Nicaragua: dopo Haiti è il Paese più povero delle
Americhe. Metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà.
Blackout, razionamento dell'acqua e costi dell'energia altissimi
disincentivano gli investimenti esteri. Pil pro capite a 1197 dollari,
inflazione al 9%.
- Iran: la storia di quel che fu l'antica Persia
meriterebbe un discorso a parte. Ha il 10% delle riserve mondiali di
petrolio, ma invece di somigliare all'Arabia Saudita sembra più l'Iraq
devastato dalla guerra. L'economia è provata dal controllo politico
eccessivo, dalle sanzioni internazionali al governo di Mahmud Ahmadinejad
e da un management inadeguato. Ciò garantisce una crescita media inferiore
al 3%. Pil pro capite da 5493 dollari, inflazione al 15%.
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Uno dei prodotti più conosciuti del
Madagascar è la vaniglia,
che viene ricavata da un’orchidea e si
utilizza come aroma.
Poiché ci vogliono minimo due anni per
far crescere i baccelli
di vaniglia, questi sono un prodotto
piuttosto costoso.
di Guido de Salvo
Grazie
all’isolamento geografico, il paese è un paradiso di biodiversità.
Ma la pressione
demografica e l’instabilità politica accelerano il saccheggio
delle sue preziose
risorse.
aiutare a comprendere e gestire i problemi
legati all'uso del territorio e dell'economia