lunedì 28 ottobre 2013

La Gran Bretagna avrebbe venduto clandestinamente armi a 18 paesi anche al Madagascar

L’accusa è grave: la Gran Bretagna avrebbe rifornito armi e attrezzature tecnologiche in modo clandestino a ben 18 Paesi.

L’accusa è grave: la Gran Bretagna avrebbe rifornito armi e attrezzature tecnologiche in modo clandestino a ben 18 Paesi. A sostenerlo la Camera bassa nei confronti del governo. Il comitato chiede al governo perché si esporti ancora verso l’Arabia Saudita, la Libia, il Kenya, il Madagascar, il Libano o Paesi dell’Africa sub-sahariana. Tutti Paesi dove sono in corso guerre civili.
In particolare, per quanto riguarda il Kenya, il comitato di Westminster ha contestato l’invio in quel Paese, per 6 milioni di sterline di valore, di oggetti come “dispositivi acustici per il controllo delle sollevazioni popolari”, veicoli blindati e altro, proprio nel periodo delle elezioni presidenziali.
I NUMERI DEL TRAFFICO
La preoccupazione principale, secondo il comitato, è che non è possibile seguire il destino di queste attrezzature una volta che vengono vendute; perché non è possibile infatti una loro tracciabilità. L’export britannico nel settore della difesa e della sicurezza è di oltre 11,5 miliardi di sterline all’anno, quasi 14 miliardi di euro. Fra le nazioni che “beneficiano” di questi accordi di vendita, secondo The Independent, Libia, Libano, Arabia Saudita, Oman, isole Comore, Madagascar, Cina, Russia e Argentina.
Peraltro i parlamentari del comitato, nei giorni scorsi, hanno anche “bacchettato” il governo per accordi con l’Egitto del periodo della scacciata del presidente Hosni Mubarak. Poi, chiaramente, quelle licenze furono sospese non appena la situazione si fece troppo problematica.
IL GOVERNO SI DIFENDE
Il governo guidato da David Cameron, chiaramente, si difende. Una portavoce dell’esecutivo ha detto proprio a The Independent: Il Regno Unito opera uno dei più rigorosi regimi di esportazione delle armi nel resto del mondo, ed è stato in prima fila nell’implementazione di trattati di commercio internazionali ben precisi, incluso quelle recente relativo all’Egitto. Noi non autorizziamo le licenze per l’esportazione quando c’è un chiaro rischio che questi beni possano essere usati per la repressione interna”. Eppure il comitato va avanti per la sua strada e chiede spiegazioni a 4 ministri: quello degli Esteri William Hague, il ministro alle Imprese Vince Cable, il ministro della Difesa Philip Hammond e quello per lo Sviluppo internazionale Justine Greening. L’accusa? Non essere in grado di dare assicurazioni sul fatto che le esportazioni britanniche non siano usate per mettere a repentaglio il rispetto dei diritti umani.

Nessun commento:

Posta un commento