L’accusa è grave: la Gran Bretagna avrebbe rifornito
armi e attrezzature tecnologiche in modo clandestino a ben 18 Paesi.
L’accusa è
grave: la Gran Bretagna avrebbe
rifornito armi e attrezzature tecnologiche in modo clandestino a ben 18 Paesi.
A sostenerlo la Camera bassa nei
confronti del governo. Il comitato chiede al governo perché si esporti ancora
verso l’Arabia Saudita, la Libia, il
Kenya, il Madagascar, il Libano o Paesi dell’Africa sub-sahariana. Tutti
Paesi dove sono in corso guerre civili.
In particolare, per quanto riguarda il Kenya, il comitato di Westminster ha contestato l’invio in quel Paese, per 6 milioni di sterline di valore, di oggetti come “dispositivi acustici per il controllo delle sollevazioni popolari”, veicoli blindati e altro, proprio nel periodo delle elezioni presidenziali.
In particolare, per quanto riguarda il Kenya, il comitato di Westminster ha contestato l’invio in quel Paese, per 6 milioni di sterline di valore, di oggetti come “dispositivi acustici per il controllo delle sollevazioni popolari”, veicoli blindati e altro, proprio nel periodo delle elezioni presidenziali.
I NUMERI DEL TRAFFICO
La
preoccupazione principale, secondo il comitato, è che non è possibile seguire
il destino di queste attrezzature una volta che vengono vendute; perché non è
possibile infatti una loro tracciabilità. L’export britannico nel settore della
difesa e della sicurezza è di oltre 11,5 miliardi di sterline all’anno, quasi
14 miliardi di euro. Fra le nazioni che “beneficiano” di questi accordi di
vendita, secondo The Independent,
Libia, Libano, Arabia Saudita, Oman, isole Comore, Madagascar, Cina, Russia e
Argentina.
Peraltro i parlamentari del comitato, nei giorni scorsi, hanno anche “bacchettato” il governo per accordi con l’Egitto del periodo della scacciata del presidente Hosni Mubarak. Poi, chiaramente, quelle licenze furono sospese non appena la situazione si fece troppo problematica.
Peraltro i parlamentari del comitato, nei giorni scorsi, hanno anche “bacchettato” il governo per accordi con l’Egitto del periodo della scacciata del presidente Hosni Mubarak. Poi, chiaramente, quelle licenze furono sospese non appena la situazione si fece troppo problematica.
IL GOVERNO SI DIFENDE
Il governo
guidato da David Cameron,
chiaramente, si difende. Una portavoce dell’esecutivo ha detto proprio a The Independent: Il Regno Unito
opera uno dei più rigorosi regimi di esportazione delle armi nel resto del
mondo, ed è stato in prima fila nell’implementazione di trattati di commercio
internazionali ben precisi, incluso quelle recente relativo all’Egitto. Noi non
autorizziamo le licenze per l’esportazione quando c’è un chiaro rischio che
questi beni possano essere usati per la repressione interna”. Eppure il
comitato va avanti per la sua strada e chiede spiegazioni a 4 ministri: quello
degli Esteri William Hague,
il ministro alle Imprese Vince
Cable, il ministro della Difesa
Philip Hammond e quello per lo Sviluppo internazionale Justine Greening. L’accusa? Non essere in grado di dare
assicurazioni sul fatto che le esportazioni britanniche non siano usate per
mettere a repentaglio il rispetto dei diritti umani.
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