""Tornare a casa? Sì, ma
quando sarò in pensione". Della serie: in Italia si sta bene, ma solo in
vacanza.
In questo numero de
“Il mio Madagascar” dove predominano gli articoli “Mollo Tutto” non poteva
mancare questo articolo di un ragazzo italiano che trova lavoro in Texas e che
non intende ritornare in Italia. di Lorenza Castagneri
"Tornare a casa? Sì, ma quando
sarò in pensione". Della serie: in Italia si sta bene, ma solo in vacanza.
Sì perché al Methodist Hospital Research Institute di Houston, Texas, Thomas Geninatti ha
trovato un lavoro, uno stipendio da sogno, un dottorato prestigiosissimo e pure
una fidanzata. Insomma, una vita nuova. "E chi me lo fa fare di tornare in
un Paese nessuno investe nella ricerca?"", racconta a Lorenza Castagneri,
che lo ha intervistato per Il
Fatto Quotidiano e la consueta rubrica che il giornale
dedica ai cervelli in fuga.
Di seguito il testo integrale
dell'articolo.
"Thomas ha ventisette anni e una
laurea specialistica in Ingegneria Biomedica al Politecnico di Torino.
"Negli States sono avanti anni luce. Non perché ci sia gente più
preparata, ma perché le risorse sono maggiori. Qui è pieno di persone
benestanti che mettono parte della loro fortuna a disposizione di università e
centri specializzati".
E dire che è nato tutto per caso, due
anni fa, quando Thomas stava cercando un argomento su cui sviluppare la sua
tesi. Un giorno la madre gli mostra un articolo di giornale. Il pezzo racconta
la storia di Mauro Ferrari, visionario nel campo della nanotecnologia applicata
alla medicina, e della sua attività negli Stati Uniti. Decide di scrivergli una
mail. "Pensavo che non l’avrebbe mai letta e invece, tempo due ore, mi ha
risposto. Non ci potevo credere". Così Thomas è partito. Per sei mesi si è
dedicato anima e corpo a studi ed esperimenti. La laurea è arrivata a marzo
2012. Lui, però, in Italia si è fermato giusto il tempo per la proclamazione.
Arrivederci a San Francesco, il paesino con meno di 5mila abitanti alle porte
di Torino dove aveva vissuto fino ad allora. "Al Methodist mi hanno
offerto un posto di lavoro imperdibile: faccio parte di un team che progetta
"drug delivery systems". In pratica, sviluppo nuove tecniche sul
rilascio controllato dei farmaci antitumorali. Così sono ripartito. Con un
biglietto di sola andata".
Mentre racconta, a Thomas tornano in
mente i suoi ex colleghi del Poli che lavorano in Italia. Con alcuni di loro si
è mantenuto in contatto. Si sentono via Skype o Facebook. Alcuni sono
disoccupati, altri hanno trovato lavoro ma con contratti precari da mille euro
al mese. Sono disillusi e senza certezze. "Dicono che è uno schifo. Che
studiare anni e anni non ha più alcun senso. A me dispiace. È triste sentir parlare
così del proprio Paese d’origine", osserva Thomas. Ma poi aggiunge:
"Se non fossi partito, visti i tempi grigi dell’Italia, magari avrei detto
sì alla prima offerta di lavoro. Non avrei mai avuto l’opportunità di lavorare
con scienziati di fama mondiale e di frequentare un dottorato in ingegneria dei
materiali tra Stati Uniti e Cina".
L’avvio del progetto è previsto per
agosto. Thomas trascorrerà sei mesi a Pechino, per poi tornare altri due anni
in Texas. Al suo fianco, sempre il suo mentore, il dottor Ferrari.
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