Si chiama ciliegia o uva
cinese. E’ tutta una questione di gusto. C’è chi è convinto che il
retrogusto di questo frutto tropicale ricordi la ciliegia, chi invece è
dell’idea che sia più simile all’uva moscato. Quel che è certo è che il Litchi conquista
sempre di più il favore dei consumatori, adesso che il frutto non è più
un’esclusiva sporadica e costosa di qualche supermercato ma approda anche nei
mercati storici. Al dettaglio, in questi giorni, il Litchi si trova a poco più
di tre euro al chilo, meno delle castagne locali. Il Litchi è un frutto esotico
che presenta una buccia esterna rosata o rossa e una modesta polpa bianca. E’
prodotto in gran parte in India e Cina, ma anche in altri paesi come
Madagascar, Vietnam e Brasile. Recentemente sono state avviate coltivazioni in
serra anche in Sicilia e Calabria, ma i frutti che giungono nei nostri mercati
spesso sono di importazione malgascia. In Cina, dove il frutto era prediletto
dalla corte imperiale, è coltivato sin dall’anno mille, ma in Europa è arrivato
solo alla fine del ‘700, come tante altre curiosità botaniche. Cento grammi di
polpa forniscono 60 calorie. La polpa del Litchi, amatissima dai diabetici,
contiene zuccheri, potassio, rame, magnesio, fosforo, calcio, proteine,
vitamine del gruppo B, e l’importante acido nicotinico, in grado di dilatare i
vasi e purificare il sangue. Il seme germoglia con facilità, tuttavia per avere
frutti è consigliabile la riproduzione per margotta. Infatti, le piante da seme
fioriscono solo dopo dieci-quindici anni.
MARIO PINTAGRO
Nessun commento:
Posta un commento