domenica 8 dicembre 2013

Un assaggio di Madagascar: cucina tradizionale e un tocco di vaniglia

Spiagge paradisiache e natura rigogliosa, questo è il Madagascar. Ma c’è molto di più. Tra un tramonto mozzafiato e una lotta malgascia, pratica spettacolare mantenuta soprattutto nei villaggi costieri, l’isola è tutta da assaggiare.

La gastronomia locale è tipica dei Paesi tropicali, ma con un tocco asiatico. Il Madagascar, infatti, è sempre stato crocevia della navigazione commerciale oltre ad avere un mix di 18 diverse etnie, provenienti dalla vicina Africa ma anche dall’Oceania, dall’Asia e i Paesi occidentali colonizzatori.  Il 75% della popolazione malgascia vive in zone rurali praticando l’agricoltura, che fa parte della vita quotidiana e rappresenta uno degli aspetti più interessanti dell’isola. Per questo è impossibile parlare di abitudini gastronomiche senza menzionare il riso, la principale coltivazione del Paese. Si fanno due raccolti all’anno, a gennaio e ad aprile, che vengono celebrati con riti e feste. Le risaie rendono il paesaggio magico e suggestivo, creando un mosaico che cambia colore in base alla stagione. A differenza di altre culture, qui il riso non è visto come accompagnamento di altri alimenti, ma rappresenta il pasto vero e proprio a cui si affiancano carni, verdure o pesce. L’acqua di cottura del riso un po’ bruciacchiato, chiamata ranovola, viene addirittura utilizzata come bevanda durante i pasti e, per il suo colore ambrato, viene scherzosamente chiamata anche whisky malgache.
Il Madagascar è il primo produttore di vaniglia, spezia che iniziarono a utilizzare per primi gli Atzechi. Quella prodotta nella Riserva Naturale di Manarara è presidio Slow Food.  L’impollinazione avviene manualmente: le liane fioriscono tra i mesi di settembre e gennaio e tutte le mattine i produttori impollinano  i boccioli a mano con uno stecchino. Dopodiché i fiori si trasformano in lunghe capsule di colore verde chiaro, inodori e piene di semi. Ma il morbido e profumato baccello nero si ottiene dopo un lungo lavoro di trasformazione. Appena raccolti, i baccelli verdi vengono immersi in acqua calda, segue quindi l’essiccazione al sole: per un mese intero ogni giorno i baccelli sono distribuiti sul drape à vanille sopra graticci in canne ed esposti al sole per 2-3 ore. In questo modo le bacche rilasciano umidità e alcuni enzimi endemici, che liberano la principale componente aromatica: la vanillina. La preparazione della vaniglia si conclude all’interno di piccoli magazzini appositi, dove i baccelli vengono sistemati su scaffalature di legno, controllati regolarmente e selezionati. Dal momento dell’essiccazione fino al termine della trasformazione, i produttori massaggiano i singoli baccelli con le dita per distenderli.
Il piatto nazionale, però, è il romazava: uno stufato di carne, per tradizione di zebù, servita con riso e brodo.

Ecco la ricetta:
Ingredienti: 1 cucchiaio di olio vegetale, 225 gr. di bistecche di manzo stufate o brasate, 2 cipolle, 3 spicchi d’aglio, sale e pepe q.b, acqua fredda, 225 gr. di spalla o zampa di maiale, 2 petti di pollo, 1 pezzo da 5 cm ca. di zenzero fresco, 4 grossi pomodori 450 gr. di spinaci freschi, pasta di peperoncino.
Scaldare l’olio in una grossa casseruola, aggiungere il manzo tagliato a cubetti e rosolarla per un paio di minuti. Aggiungere le cipolle e l’aglio tritati e mescolare per qualche minuto. Coprire la carne con acqua fredda sufficiente, condire con sale e pepe e portare a ebollizione. Quando inizia a bollire, abbassare il fuoco, coprire con un coperchio e lasciare sobbollire per 20 minuti. Aggiungere quindi il maiale, tagliato a cubetti, miscelare bene e continuare la cottura per altri 30 minuti aggiungendo altra acqua se necessario. Aggiungere i pezzi di pollo, mescolare bene e continuaree a cuocere per 15 minuti, ancora una volta controllando il livello dell’acqua e aggiungendone se necessario. A questo punto mettere i pomodori, lo zenzero e il peperoncino nella pentola e cuocere il tutto per altri 10 minuti. Incorporare, infine, gli spinaci sminuzzati e cuocere fino a che le foglie si siano appassite.
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