E’ del cosidetto « uccello elefante »
del Madagascar e viveva nel pleistocene, milioni di anni fa.
Pacco per Los Angeles bloccato a Orio. Bene protetto, non può lasciare l’Italia
Il mito vuole
che fosse così grande e forte da riuscire a mangiare un elefante. Lo si
ritrova nel Milione di Marco Polo e ha ispirato il racconto su Sinbad il
marinaio. In persiano si chiama Rokh e ha le piume bianche, il suo nome
scientifico è Aepyornis maximus ed è detto «uccello elefante». È un
esemplare del Madagascar, del periodo del Pleistocene (da oltre 2 milioni a
11.000 anni fa), e si è ormai estinto da tempo. Si capisce bene, allora, perché
gli uomini dell’Agenzia delle dogane di Orio al Serio hanno sequestrato (su
disposizione del pm Gianluigi Dettori) un uovo gigante che, da perizia del
paleontologo Cristiano Dal Sasso del Museo di storia naturale di Milano,
appartiene proprio a questa specie.
«Era un regalo di nozze ricevuto in Madagascar, una riproduzione artigianale. Io, mia moglie e i nostri bambini non abbiamo di che vivere, così a malincuore abbiamo deciso di spedirlo a un conoscente», la giustificazione di C.C., 45 anni, di Arezzo, moglie di quell’isola, e che ha spedito il mega uovo tramite un corriere che utilizza l’aeroporto bergamasco. Valore dichiarato: 550 dollari. Valore vero: 100.000 dollari, perché «originale anche se ricomposto, molto raro, dall’indubbio valore scientifico e museologico», la valutazione dell’esperto. Dollari, già, perché la destinazione della spedizione, tra scali vari, era Los Angeles. Quel pacco di cartone in apparenza anonimo è così costato al quarantacinquenne una denuncia per contrabbando, perché non c’è traccia documentale dell’importazione, e per la violazione del codice sui beni culturali (rientrano anche quelli paleontologici), perché non possono essere portati fuori dall’Italia (condanna da 1 a 4 anni).
Quando gli
uomini delle Dogane hanno aperto il pacco devono aver sgranato gli occhi. L’uovo
ha una circonferenza di 75 centimetri che si estende a 88 tra i due poli, e
pesa 2 chili. È ricomposto, come se fosse stato acquistato a pezzi rimessi poi
insieme, con qualche piccola fessura mancante riempita con lo stucco. I
funzionari dell’Agenzia hanno subito bloccato la spedizione, per vederci chiaro
attivando degli esperti. Non solo del museo di Milano, ma anche della
Soprintendenza ai beni archeologici della Lombardia. Dopo il consulto, fermi
tutti. La questione è diventata di rilievo penale, così ne è stata investita la
magistratura che ha disposto il sequestro. Il maxi uovo è custodito dalla ditta
di spedizioni, ma il museo milanese ha già fatto sapere di essere interessato a
metterlo tra i suoi reperti.
E pensare che
il quarantacinquenne l’ha fatto passare per una acquisto da bancarella
africana: «Uova così si trovano a pochi euro. Mia moglie li colleziona, la
sua famiglia ne ha diversi. Mi ero anche informato, ad Arezzo, ma mi avevano
detto che non erano beni fossili». Non lo sono, infatti, ma sono «protetti».
«Certo, non lo farò più e le altre uova resteranno a casa in Madagascar». Non è
la prima volta che l’Agenzia blocca spedizioni fuori regola. Si trova di tutto,
ma mai un esemplare così. «Siamo preposti a diversi tipi di controlli sulla
sicurezza dei prodotti e, cavallo di battaglia, sulla contraffazione - spiega
il direttore della sede di Bergamo, Michele Aricò -. Tra Bergamo e la sezione
di Orio al Serio al lavoro ci sono 115 persone».
Giuliana Ubbiali
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Anche ai giorni
nostri il Madagascar è una terra ricca di misteri
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uniche: distaccatasi dall’Africa milioni di anni fa
questa grande
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percorsi evolutivi a dir poco particolari, favoriti
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“salviamo quelli dal Dna più ricco”
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David
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Il termine "camaleonte" viene
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