La biodiversità
minacciata dall’import selvaggio dalle monocolture e dalle varietà transgeniche
Versatile
e nutriente, il riso è stato uno dei primi cereali coltivati dall’uomo oltre
diecimila anni fa, partendo da una specie spontanea cinese. Dalle valli della
Cina il riso si è diffuso in tutto il mondo fino a diventare l’alimento base
per quasi tre miliardi di persone, circa la metà della popolazione mondiale.
Essiccato, può essere conservato a lungo ed è una sicurezza perché protegge in
caso di carestie. Nelle culture orientali è sinonimo di ricchezza, al pari del
denaro e dell’oro ed è indispensabile per centinaia di milioni di asiatici,
africani e latinoamericani che vivono nelle aree tropicali e subtropicali. le
tappe della storia del riso si intrecciano con i racconti e le ricette che
provengono dai diversi Paesi del mondo. Conoscerne il passato e la miriade di
varietà è fondamentale per apprezzarne il contributo all’arricchimento della
biodiversità, ma in epoca di
globalizzazione è anche al centro di una guerra tra i diversi mondi. I
risicoltori italiani sono in prima fila nella richiesta di tutelare la nostra
biodiversità messa in crisi, secondo loro, dall’importazione «selvaggia» a
basso prezzo dalla Cambogia e dal Myanmar.
A
luglio sono scesi in piazza e nei giorni scorsi il ministro dell’Agricoltura,
Maurizio Martina, ha indicato quella che potrebbe essere una valida alternativa
alla richiesta di imporre dei dazi alla produzione: «Rendere obbligatoria per
legge la tracciabilità del prodotto direttamente sull’etichetta, come già
avviene per le carni e l’olio di oliva, per tutelare e promuovere il riso
italiano, costituisce un’innovazione strutturale ed è una strada assolutamente
percorribile». L’Italia porrà la questione il 13 dicembre quando la Commissione
presenterà la sua relazione sull’etichettatura dei prodotti intanto, però,
prima al Salone del Gusto e poi anche ad Expo si gettano le basi per evitare
guerre anche perché il nemico da battere sembra un altro. Oggi si contano circa
140 mila varietà diverse di riso ma le antiche scritture Veda indiane ne
annoveravano più di mezzo milione. Secondo Slow Food si tratta di
«un’incredibile fonte di biodiversità e di ricchezza naturale per il Pianeta,
che l’imporsi delle monocolture e delle varietà transgeniche selezionate,
brevettate e immesse sul mercato dalle grandi multinazionali occidentali sta
drasticamente riducendo».
Insomma,
sembra prospettarsi uno scontro a tutto campo soprattutto perché la domanda è
potenzialmente illimitata visto che per la popolazione mondiale, in continua
crescita, il riso rappresenta la fonte primaria di nutrimento. Senza
dimenticare che grazie alla sua adattabilità il riso può essere in grado di
crescere praticamente ovunque e può essere trasportato in diverse parti del
mondo. Il Salone del Gusto prima ed Expo poi, possono invece essere l’occasione
per uno scambio proficuo. Sentite che cosa ha detto J.P. Siaka Stevens,
ambasciatore in Italia della Sierra Leone in occasione di un meeting in
preparazione dell’esposizione internazionale: «Per la nostra economia e la
nostra alimentazione il riso è molto importante. Una volta ne producevano
abbastanza da soddisfare tutto il fabbisogno nazionale mentre adesso siamo
costretti a importarlo dal Bangladesh. Ma noi vogliamo tornare a coltivarne
abbastanza da sfamare tutta la nostra gente».
E
così dal Sud del mondo vengono a lezione nel Nord Italia. Resta una certezza:
la Fao ricalcola in aumento l’ammontare delle scorte mondiali di risone sulla
base della considerazione di aspettative di crescita in India, ma anche in
Egitto, Tailandia e Vietnam. E questo nonostante le scorte in Indonesia, Mali,
Birmania e Filippine siano state tagliate. Su scala globale le scorte di riso
sono ora previste in aumento di 7,2 milioni di tonnellate, raggiungendo così la
cifra di 181,2 milioni di tonnellate, dato che segnerebbe il nono anno consecutivo
di accumulo mondiale di scorte. E così nel 2014 il rapporto scorte/uso su scala
globale di risone salirebbe dal 35,5% nel 2013 a 36,2%.
MAURIZIO
TROPEANO http://www.lastampa.it/
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