"I senatori e le senatrici M5S smentiscono personalmente e categoricamente ciò che è affermato nell'articolo de La Stampa di Jacopo Iacoboni "I quindici senatori del M5S sull’orlo della scissione". I senatori e le senatrici: Lorenzo Battista, Alessandra Bencini, Rosetta Blundo, Elisa Bulgarelli, Francesco Campanella, Monica Casaletto, Cristina De Pietro, Paola De Pin, Serenella Fucksia, Mario Giarrusso, Barbara Lezzi, Michela Montevecchi, Ivana Simeoni smentiscono personalmente che siano dei "parlamentari decisi ad andar via…". È evidente che la campagna mediatica in atto è tesa a minare le fondamenta del MoVimento al quale si lascia spazio solo per sterili polemiche anziché informare circa il buon lavoro svolto in Parlamento. Si riservano azioni legali nel caso in cui la notizia non verrà smentita direttamente dal quotidiano interessato in quanto i senatori oggetto dell'articolo non hanno rilasciato alcuna dichiarazione in merito." Senatori e senatrici: Lorenzo Battista, Alessandra Bencini, Rosetta Blundo, Elisa Bulgarelli, Francesco Campanella, Monica Casaletto, Cristina De Pietro, Paola De Pin, Serenella Fucksia, Mario Giarrusso, Barbara Lezzi, Michela Montevecchi, Ivana Simeoni
L’articolo incriminato
I quindici senatori del M5S sull’orlo della scissione
Ecco chi sono.
Usciranno da epurati con Gambaro o no? Il Pd manda segnali. E Sonia Alfano
tesse la tela Adele Gambaro a un passo
dall’espulsione è questione che ormai va oltre lei e il Movimento cinque
stelle. Proviamo allora a fotografarla, incrociando ogni elemento possibile.
Compreso il contesto.
Ieri Pier Luigi Bersani,
rispondendo in un’intervista al Corriere a una domanda sullo «smottamento in
corso tra i grillini», ha detto: «Io sostengo Letta, persona intelligente,
capace, leale. Ma Berlusconi non pensi di avere in mano le chiavi del futuro.
Ci pensi bene. Stavolta staccare la spina al governo non comporta
automaticamente andare a votare». E in mattinata l’ex candidato del Pd alla
Regione Lombardia, Umberto Ambrosoli, ha twittato, in modo persino più
inconsueto per un impolitico: «La mossa di Bersani (predisposizione maggioranza
Csx + parte M5s) è buona risposta a chi dice “O Gov approva xyz o stacchiamo la
spina”». Come se quella di Bersani fosse una vera e propria «mossa», la
«predisposizione» di una maggioranza alternativa a quella Pd-Pdl.
Potrà apparire bizzarro, ma è
esattamente ciò che denunciano i parlamentari del M5s più vicini a Grillo (che
tra l’altro martedì faranno un sit in a Roma): sostengono che è in corso
un’operazione politica forte, «molto più al Senato che alla Camera perché è lì
che servono i voti». Tra l’altro al Senato gli ultraquarantenni sono più
sensibili al richiamo del tengo famiglia, mi piglio tutto lo stipendio e mi
sistemo. I giovani reggono meglio. Di certo l’uscita di un gruppo di eletti -
stavolta davvero, mai come oggi - è vicina. Chi la fronteggia la chiama una
«scissione», cercata e voluta con un piano a freddo. Gli altri la chiamano
«epurazione». Come che sia, è possibile quantificare questo gruppo che uscirà?
Perché che esca pare probabile; la domanda è un’altra: l’uscita avverrà con
un’espulsione, o perché i dissidenti se ne vanno? La partita è qui.
Ancora ieri sera un ordine
del giorno dell’assemblea dei senatori per mettere ai voti l’espulsione della
Gambaro non c’era; e molti - anche tra quelli che non la pensano affatto come
lei - lavoravano per scongiurare questa ipotesi, per la quale invece spingono
Crimi e Morra (ipotesi - notare - che sembra paradossalmente gradita agli
epurandi). Nel frattempo però è possibile dire quanti siano, e chi, i
parlamentari decisi (o costretti, o ben disposti) ad andar via. Al Senato
sarebbero quindici, o pochi di più. Si tratta degli emiliani, tre dei quali
vicini a Favia. Oltre alla Gambaro c’è l’altra bolognese, Elisa Bulgarelli, che
lavorò a lungo con Favia (e anzi, lo rimproverò quando, eletto in Regione, se
ne uscì sostenendo che a lui le attiviste stiravano le camicie). Poi Michela
Montevecchi, che è stata la capolista in Emilia Romagna (neoletta diceva «io mi
aspetto una presa di responsabilità per fare in modo che il governo duri il più
a lungo possibile»). Ivana Simeoni, laziale, e Paola De Pin, veneta, sono molto
orientate a uscire. Serenella Fucksia, marchigiana, si è battuta molto per la
Gambaro e potrebbe seguirla se fosse cacciata. Rosetta Blundo, abruzzese, ci
sta pensando, ma non è detto. Cristina De Pietro, ligure, è una che oscilla
assai. I siciliani Francesco Campanella e Giarrusso hanno conquistato fin
dall’inizio una certa ribalta nel ruolo: sarebbe una sorpresa se restassero.
Altri, come Monica Casaletto (lombarda), Alessandra Bencini, o la pugliese
Barbara Lezzi, hanno difeso la Gambaro; se ne andranno se lei viene
espulsa.
Non oscilla Lorenzo Battista,
il senatore triestino. I friulani - alla Camera anche Walter Rizzetto e Aris
Prodani - sono un’enclave che chiama «partito» il Movimento, ha un direttivo,
mantiene un’associazione pagata; cose inaudite, nello spirito dei fondatori. Hanno
sempre chiesto uno statuto, e alcuni ieri hanno quasi finito di scriverne uno.
Alla Camera i numeri non contano, il Pd la maggioranza lì ce l’ha. Gli emiliani
del M5S sono sette, anche se non tutti già sicuri. Giulia Sarti, per dire, è un
po’ a metà del guado. E è un ago della bilancia. Ci sono Currò e
Zaccagnini.
Grillo e Casaleggio sanno che
un’espulsione è un orrore e li fa perdere comunque. «Ma un logoramento con un
dissidente ogni due settimane è peggio». Grillo a ritirare il simbolo non ci ha
mai pensato, risulta qui. Semmai a volte pensa davvero: sapete che c’è? me ne
vado e andiamo tutti a casa.
Forse può essere interessante
notare che, se l’operazione politica giova al Pd, non è il Pd che materialmente
ci lavora; Civati assolutamente no, e neanche Sel. Sapete chi entra in gioco?
Ingroia e poi l’area De Magistris. Segnalano una Sonia Alfano assai
attiva.
Fonte: La stampa JACOPO IACOBONI
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