giovedì 19 dicembre 2013

Paolo Lamano e l’Isola dei Pirati

49 anni romano, ha inaugurato a Sainte Marie, il suo nuovo Hotel
“Le Vieux Fort”

Che lavoro hai fatto in Italia
Faccio catering in Italia dal 1988....ho cominciato con il tour di Lucio Dalla e Gianni Morandi, avendo da sempre avuto la passione per la cucina, mi era stato proposto di occuparmi di quel tour, poi dopo la prima esperienza mi sono reso conto che viaggiare e fare un lavoro molto dinamico mi piaceva, ho continuato, cercando di migliorare il servizio fino ad occuparmi del catering dei tour dei maggiori artisti italiani (Vasco Rossi, Baglioni, Pino Daniele, Eros Ramazzotti, Laura Pausini,  Jovanotti, Zucchero, Tiziano Ferro, Ligabue ecc....), in questo momento stiamo seguendo i tour di Zucchero, Jovanotti e Negramaro.

Ma perché il Madagascar
Diciamo che e' un posto che mi ha sempre incuriosito, fin dai tempi della scuola studiando geografia ne ero attratto, ma francamente non saprei dire perché......poi nel 1993 ho fatto una vacanza in Madagascar e sono tornato....... dopo varie vacanze sono arrivato a Sainte Marie, ed e' stato un amore a prima vista......ed ho capito che era il posto dove il mio sogno avrebbe potuto prendere forma......

Adesso ci vuoi vivere
Sicuramente la mia scelta di vivere qui e' stata influenzata da una vita passata con la valigia in mano, passando da una città all’altra.....e da una stanza di albergo a un altra.......quindi ora ho voglia di passare la mia vita nel mio albergo.

E la tua azienda di catering in Italia

Quando ho deciso di passare più tempo in Madagascar, ho proposto ai miei dipendenti di diventare  soci, io ho mantenuto delle quote della società e ne sono ancora l'amministratore, e grazie a internet riesco a seguire ancora alcuni aspetti (preventivi, fatture, contatti con i clienti),....... Non mi sono mai pentito della mia scelta, e anche se guadagno notevolmente meno di prima, mi sento libero come mai .

Perchè hai chiamato il tuo albergo “Le Vieux Fort”
Nel 1857 fu costruita la prima chiesa cattolica del Madagascar, che si può tutt’oggi visitare a pochi passi dal villaggio di Ambodifotatra e proprio di fianco all’Hotel Le Vieux Fort. Sempre nelle vicinanze si trova anche la vecchia fortezza militare, dal quale il nostro Hotel prende nome, un’antica guarnigione francese tutt’ora occupata dall’unico presidio militare sull’isola.

Come è l’Isola di Sainte Marie
Ma Sainte Marie, visto che non è stata ancora colpita dal grande turismo di massa, significa soprattutto “natura selvaggia”, infatti l’isola conserva coste e spiagge incontaminate di una bellezza indescrivibile a cui si aggiungono fondali corallini ricchi di vita e dai colori meravigliosi.
Durante l’inverno australe (da giugno a fine settembre), il mare intorno a Sainte Marie, sulla costa orientale del Madagascar, offre uno degli spettacoli naturali più affascinanti del mondo. Grandi gruppi di megattere (Megaptera) svolgono la loro migrazione annuale dall'Antartide alle acque protette intorno a Ile St. Marie dove partoriscono e si prendono cura dei piccoli, per poi attuare spettacolari rituali di corteggiamento.
Le megattere trascorrono il resto dell’anno nei freddi mari meridionali per nutrirsi, quindi all'inizio dell’inverno, migrano verso nord, si spostano in mari tropicali più caldi e bassi, e dopo la nascita dei piccoli inizia la stagione degli amori e degli accoppiamenti. Resteranno lì fino alla fine dell'inverno prima di ritornare ai mari freddi dove l’aspetta una grande abbondanza di cibo. Queste creature possono crescere fino a 15 metri di lunghezza e pesare 45 tonnellate, eppure scivolando agevolmente attraverso le acque sembrano incredibilmente agili e tranquille. Le madri nuotano vicino ai piccoli, allattandoli e curandoli, per poi accompagnarli nella loro prima migrazione verso sud.
Durante questo periodo, le megattere possono essere facilmente avvistate mentre si muovono e saltano fuori dal mare nello stretto canale che separa l'isola dalla terraferma. Si possono vedere addirittura dalla terra, ma il modo migliore per ammirarle è  a bordo di un motoscafo veloce con una guida specializzata.
Qui si svolgono anche studi e raccolte dati scientifici sul comportamento, gli spostamenti e la biologia di questi mammiferi, nonché ricerche sui loro famosi “canti”...

Perchè viene chiamata l’Isola dei Pirati
Fù proprio la posizione strategica a rendere l’isola il porto preferito da vari pirati e bucanieri durante le loro scorribande per depredare i vascelli e le flotte mercantili di ritorno dalle Indie Orientali.
Questo fece si che l’isola, in breve tempo, si popolò di parecchi bucanieri diventando un covo eterogeneo di una banda internazionale di pirati inglesi, francesi, portoghesi e americani, tra cui ricordiamo il famoso William Kidd, Jhon Avery e Olivier Le Vasseur detto “La Buse”, i quali si stabilirono e si integrarono con le popolazioni locali dando origine ad un gruppo etnico di sangue misto. Ne è testimonianza oggi, il cimitero dei pirati posizionato su una piccola isola chiamata Ile aux Forbans, diventato ormai meta fissa per i vari turisti che approdano sull’isola.

Mura Mura
Il paesaggio è veramente lussureggiante e in ogni angolo si possono trovare frutti tropicali a portata di mano: manghi, papaye, banane, ananas, cocchi , ecc La tranquillità domina sull'isola come da noi il caos e lo stress. “Mura Mura” è naturalmente la parola d'ordine: piano piano... Non c'è fretta.
Vi aspettiamo a Sainte Marie!!!
Sito internet: www.levieuxfort.com

SCHEDA PAESE Madagascar

di Rosario Volpi

L’impatto della crisi economica finanziaria mondiale sviluppatasi nel 2008 è divenuta
evidente in Africa e in Madagascar nel 2009, ha aggravato pesantemente la situazione,  già precaria, di milioni di persone. Come in altri paesi in via di sviluppo in Madagascar si è registrato un forte aumento dei prezzi di prodotti alimentari di base come il riso, l’olio, il mais e, secondo i rapporti della Fao, proprio il prezzo del riso è quello che ha registrato l'aumento maggiore a seguito dell'imposizione di nuove restrizioni all'esportazione da parte di alcuni tra i maggiori Paesi esportatori.
Il prezzo del riso, alimento base per la popolazione Malgascia, è continuato ad
aumentare a causa delle numerose calamità naturali che in questi anni si sono abbattute sull’isola rossa. Siccità prolungate e piogge insufficienti, alternate al passaggio di numerose tempeste tropicali, con intense piogge e forti venti, hanno messo seriamente a rischio la produzione e la raccolta del riso. Secondo lo studio, realizzato dall’Organizzazione per l’agricoltura e l’alimentazione (Fao) e dal Programma alimentare mondiale (Pam/Wfp) nell’ultimo anno periodi prolungati di siccità nel sud e cicloni tropicali nell’est sono stati all’origine di un netto calo produttivo. Ciò continua a minacciare direttamente la sicurezza alimentare di migliaia di persone che indebolite dalla malnutrizione sono più esposti a malattie come la malaria e la diarrea.

 Il Programma Alimentare Mondiale (PAM) e il Fondo della Nazioni Unite per l'Infanzia (UNICEF), due organismi dell’ONU, hanno iniziato a distribuire aiuti alimentari, ma hanno fondi sufficienti per aiutare solo una parte delle persone che ne hanno bisogno.
A gravare negativamente sulla situazione economica e sociale della grande isola africana è stata anche la lunga crisi politica iniziata nel gennaio 2009 a seguito della quale diverse organizzazioni umanitarie internazionali si sono ritirate dal Paese.
Conseguenza diretta di questo clima surriscaldato dalla bagarre politica è stata la
chiusura di molte aziende e il crollo del turismo. Disoccupazione, sospensione di una
parte degli aiuti umanitari hanno causato un ulteriore deterioramento delle condizioni di vita dei malgasci. A destare ulteriore preoccupazione è l'assenza quasi totale dello Stato. Si è venuta a creare, infatti, una situazione caotica in cui ognuno decide e agisce come meglio crede

Cambiamenti climatici, difficoltà economiche crescenti, crisi politica, infrastrutture limitate, sono il quadro generale in cui ci siamo trovati a lavorare in questo triennio. Se infatti, Ambalakilonga, per la sua conformazione fisica può rappresentare una “isola felice”, risente certamente e pesantemente di questi eventi che hanno coinvolto l’intera Isola e la sua popolazione.
Le difficoltà crescenti della gente hanno fatto aumentare il numero di persone che
bussano alla nostra porta per chiedere un sostegno economico, sanitario, scolastico,
alimentare. Sono aumentate le richieste da parte delle istituzioni o di Associazioni, di
accogliere giovani in difficoltà nella nostra comunità. Insieme alla nostra disponibilità di camminare a fianco a questa gente, è aumentato però anche il costo della vita che si ripercuote sul budget che abbiamo a disposizione. In questi anni abbiamo cercato, il più possibile, di rispondere a queste richieste di “assistenza”, facendo ricorso a donazioni di amici della comunità ed evitando di gravare eccessivamente sulle finanze del Centro destinate alle attività ordinarie ed alla Formazione ed Educazione.
 (Scheda Paese a cura di Rosario Volpi, Esf)
Rosario Volpi, 34 anni, ha vinto il Premio volontariato internazionale 2013.
Puoi leggere la sua intervista: Dallo Zen di Palermo al Madagascar, per educare

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Conservazione dei lemuri in Madagascar

Tesi di Laurea Magistrale
Facoltà: Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
Autore: Benedetta Lo Cicero 
L'effetto dei visitatori sul comportamento di Lemur catta in un'area 'walk-through' 
Il Madagascar è considerato, su scala globale, tra le aree più importanti per l'ineguagliabile diversità specifica e per numero di endemismi; definito un "punto caldo per la biodiversità", rappresenta una delle priorità di conservazione a livello mondiale (Mittermeier et al., 1999; Myers et al., 2000).
I lemuri sono emblematici di questa Biodiversità e rappresentano più del 15% delle specie di primati al mondo (Mittermeier et al., 2008; Wilmé et al., 2006), ma a causa della forte pressione antropica (il Madagascar è stato uno dei luoghi più estesi ad essere colonizzato dall’uomo), dei cambiamenti dei modelli dell'uso del suolo (ampi tratti di foresta sono stati deforestati per fini agricoli. Le pratiche di combustione ripetuta delle praterie risultanti, sono state effettuate per ottenere piccoli appezzamenti verdi da dedicare al pascolo del bestiame), nonché dei cambiamenti climatici degli ultimi secoli (Allnutt et al., 2008; Dufils, 2003; Elmqvist et al., 2007; Harper et al., 2007; Myers et al., 2000), sono scomparsi undici generi e almeno sedici specie di lemuri giganti, accompagnati dall’estinzione di numerose specie di uccelli, elefanti e tartarughe giganti, negli ultimi duemila anni (Mittermeier et al., 2006). In questo momento, a causa della rapida distruzione del suo habitat, Lemur catta viene classificato come endangered nella US Department of Fish and Animals Federal List of endangered and threatened animals and plants ed è compreso nell’appendice I della CITES (Convenzione Internazionale sul Commercio delle Specie Protette e minacciate d'estinzione), che ne vieta tassativamente il commercio in quanto a rischio d’estinzione.
La IUCN (International Union for the Conservation of Nature and Natural Resources) lo classifica come Near Threatened (NT) nelle Red List aggiornate al 2013.
Per porre rimedio a questa inesorabile distruzione, l'EAZA ha lanciato la sua sesta campagna di conservazione “Arovako i Madagasikara” (Conserve Madagascar), nell'Ottobre del 2006. Questa è stata la prima, e finora l'unica, incentrata sulla biodiversità di un intero paese.
Sei sono gli obiettivi che sono stati definiti:
- aumentare la consapevolezza su uno dei siti di storia naturale, usando la fauna e la flora dell'isola per promuovere la cultura della biodiversità
- promuovere l'ecoturismo in Madagascar
- raccogliere fondi da destinare a progetti specifici di conservazione
- evidenziare i modi in cui il pubblico può contribuire positivamente attraverso le loro esperienze di vita quotidiana
- aumentare la consapevolezza dei membri EAZA sulle specie endemiche e quindi pianificare le future pianificazioni
- promuovere il concetto di gemellaggio tra i membri dell'EAZA e tra Parchi Protetti e riserve protette.

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Dopo la missione in Madagascar, Katy Perry diventa ambasciatrice Unicef

Non solo canzonette e copertine per Katy Perry: la popstar ha appena ricevuto l’investitura a Goodwill Ambassador dell’Unicef, durante la cerimonia che si è tenuta martedì 3 dicembre all’interno del quartier generale dell’agenzia dell’Onu a New York. In qualità di nuova ambasciatrice dell’Unicef nel mondo, Katy Perry avrà il compito di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle condizioni di bambini e adolescenti vulnerabili e che vivono in condizioni difficili.

In sostanza la popstar metterà a disposizione di questa causa la sua popolarità su scala mondiale. Katy Perry si occuperà di far conoscere le dure realtà di sfruttamento, povertà e malattia che affliggono i minori in diverse parti del pianeta: lo farà anche attraverso l’uso dei social network di cui è la regina incontrastata dopo essere diventata lo scorso ottobre la persona più seguita al mondo su Twitter con i suoi oltre 48milioni e 118mila followers.

In occasione della nomina ad ambasciatrice dell Unicef Katy Perry si è esibita dal vivo a New York e ha dichiarato: “Credo che i giovani abbiano il potere di cambiare la propria vita, con il nostro aiuto“. Anche il suo nuovo album Prism, e in particolare il secondo singolo estratto dal disco, ha risentito della sua esperienza con l’Unicef: “Sono stata ispirata per scrivere Unconditionally in seguito alla mia esperienza in Madagascar, dove ho visto questi bambini come sola moneta di scambio fra loro hanno l’amore. Io credo davvero nell’Unicef, credo sia importante per noi adulti prenderci cura dei bambini: meritano di poter mantenere la loro innocenza, felicità e gioia pure, è così che dovrebbe essere“.

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Donne che segnano il cambiamento

"La mia patria è il mondo intero" sarà presentato sul palco del Teatro Nuovo Giovanni da Udine

Argentina, Madagascar, Stati Uniti, Hong Kong, Utrecht, Lugano ma anche Roma, Milano o Padova. Le storie delle venti protagoniste del nuovo libro della giornalista Elisabetta Pozzetto sono state raccolte in tutta Italia e ai quattro angoli del mondo e sono racconti di donne speciali, “tutte molto intellettuali e tutte aperte all’ingegno, alla riflessione, al colpo d’ala”.
Un filo rosso le unisce: sono nate e si sono formate in Friuli Venezia Giulia e, spesso sconosciute al grande pubblico italiano, sono invece straordinariamente apprezzate fuori da questo Paese tanto geniale quanto distratto e ingrato sulle questioni di merito.
La mia patria è il mondo intero, edito da Forum, casa editrice dell’Università di Udine, sarà presentato lunedì 2 dicembre alle 18, sul palco del Teatro Nuovo Giovanni da Udine, alla presenza dell’autrice e dei fotografi Ulderica Da Pozzo e Luca Laureati che hanno firmato i ritratti.
“Un libro bello oltre che terribilmente utile”, lo definisce nella prefazione Luca Telese, il brillante giornalista ex La7 che ora conduce “Matrix” a Mediaset e che la critica definisce uno dei più scaltri interpreti del contemporaneo, “insuperabile nell’offrire alle telecamere uno show empatico” (Riccardo Bocca, Espresso). E sarà proprio Telese a raccontare sul palco del Teatro Nuovo come Elisabetta Pozzetto - già autrice di successo con “Donne di Profilo”, sempre per i tipi di Forum - abbia composto un “lungo sorprendente romanzo in cui la friulanità diventa una lingua modernissima, contemporanea e cosmopolita”.
L’appuntamento è ospitato nel cartellone di Casa Teatro – Azioni di cultura teatrale con Smile Again Fvg per iniziativa del direttore artistico del ‘Giovanni da Udine’, Giuseppe Bevilacqua. All'evento parteciperà anche Fiorenza Cedolins, una delle soprano più applaudite e celebrate, considerata l’erede dell’indimenticabile Callas. Diretta da Maazel, Mehta, Oren nei più prestigiosi teatri – Scala, Opéra, Bastille, Covent Garden, Metropolitan, Teatro Real – Cedolins regalerà a Udine e al pubblico del Nuovo un momento per rinsaldare l’affetto che la lega al suo Friuli.
Le altre ospiti che interverranno lunedì saranno Patrizia Moroso, ‘la signora’ del design italiano; Mariarosa Pelizzo, chirurga di fama internazionale;Anna Puccio, manager che ha contribuito alla stesura della legge sulla parità di accesso agli organi delle società quotate e Alessandra Verona ex ballerina classica, creatrice di un innovativo marchio di prêt-à-porter.

Rischio epidemia in Madagascar

La Croce Rossa Internazionale ha diramato un allarme peste nell'isola: la situazione potrebbe peggiorare a meno che non vengano presi provvedimenti immediati
 Solamente nel corso dell'anno passato, in Madagascar si sono registrati oltre 250 casi di peste bubbonica di cui 60 sono risultati in decessi: la Croce Rossa Internazionale e l'Istituto Pasteur dichiarano che la situazione potrebbe peggiorare rapidamente se l'epidemia dovesse arrivare nelle prigioni.
Ciò che preoccupa principalmente le autorità internazionali è la forte presenza di ratti all'interno delle prigioni, i quali se dovessero contrarre la malattia porterebbero ad un'epidemia di proporzioni spaventose viste le condizioni favorevoli al contagio, come l'ambiente umido che attrae le pulci.
La CRI ha dichiarato che solamente nella prigione di Antanimora, al centro della capitale Antanarivo, risiedono 3000 detenuti a rischio epidemia in quanto in contatto ravvicinato con un'enorme popolazione di topi che potrebbero diffondere pulci infette tramite il contatto con cibo, abiti o persone.
Secondo la World Health Organization, la peste bubbonica tende a tornare dopo essere stata dormiente per 30 o 50 anni: tuttavia, viene solitamente arginata prima che possa causare troppi danni. L'ultima grave epidemia è avvenuta in Perù nel 2010, durante la quale sono morte 12 persone.

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Sulla scia del ciclone Haruna



Circa 50 mila persone sono rimaste gravemente danneggiate dal ciclone Haruna che, per diversi giorni, ha portato piogge torrenziali sulla costa occidentale del Madagascar. Le inondazioni sono cessate completamente a maggio consentendo finalmente alle ultime famiglie sfollate di rientrare a casa. Varie organizzazioni umanitarie hanno contribuito alla ripresa del Paese, oltre al gruppo locale della ong internazionale Action Contre la Faim (ACF), il Ministero della Sanità e Médecin Sans Frontières (MSF), hanno portato a termine i loro programmi di assistenza. CARE International finora è riuscita ad assistere 11 mila famiglie della regione colpita, ma a causa della mancanza di fondi prevede di dover sospendere gli aiuti per la fine di ottobre. La riduzione dei finanziamenti è stata attribuita al fatto che Haruna sia stato classificato un ciclone di modeste dimensioni e l'attenzione dei donatori attualmente è concentrata su paesi come il Mali e la Siria. Ma ogni ciclone è diverso. Alcuni provocano danni ai raccolti, altri alle abitazioni e altri portano alluvioni. In Madagascar si tratta di un fenomeno abbastanza comune e circa il 60% delle tempeste che si formano sopra l'Oceano Indiano influenzano ogni anno il Paese. Una prevenzione più sostanziosa porterebbe una maggiore rapidità nelle operazioni di recupero. CARE ha sviluppato un ampio programma per la stagione dei cicloni, che generalmente va dal mese di novembre a marzo e che prevede di limitare i danni attraverso l’ancoraggio dei tetti con rocce oltre che individuare luoghi asciutti per la conservazione degli alimenti; aiuti alimentari e teli di plastica, assistenza finanziaria per ristabilire il più rapidamente possibile le condizioni di vita della popolazione. Tuttavia, il programma si concentra di solito sulla costa orientale. Le tempeste che colpiscono la costa occidentale del Madagascar, come ha fatto Haruna, sono viste come un evento non comune. In alcune zone della costa orientale la gente non ha le risorse per riprendersi da un ciclone, soprattutto quando se ne verifica uno ogni anno. Diventa sempre più povera, costretta a vendere le proprie cose e, alla fine, ha difficoltà a procurarsi cibo quotidiano. (AP) (Agenzia Fides)

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L'aiuto dei nefrologi italiani in Africa per l'assistenza ai pazienti nefropatici

Un progetto di formazione universitaria in Madagascar, lo sviluppo di un centro dialisi in Mali, la fondazione di un centro di emodialisi ad Asmara, in Eritrea. Sono queste alcune delle iniziative presentate nel corso del 54° Congresso della Società Italiana di Nefrologia conclusosi a Firenze, che offriranno ai Paesi in via di sviluppo nuove prospettive di cura contro le nefropatie, che costituiscono una serio problema per lo scarso accesso alle cure.
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), malattie come ipertensione, diabete, cardiopatie e nefropatie sono responsabili del 60% dei decessi nei Paesi sviluppati e dell'80% in quelli a basso reddito. Un dato determinato dalla numerosità delle popolazioni ma anche dall'urbanizzazione rapida e dal cambiamento delle abitudini alimentari che ha favorito l'aumento dei fattori di rischio cardiovascolare.
«Il nostro intento è quello di offrire il pieno supporto a questi Paesi nel pieno rispetto delle loro tradizioni, insegnando loro ciò che noi sappiamo sulle malattie renali così da poterli rendere autonomi», ha sottolineato Giovambattista Capasso, presidente della Società italiana di nefrologia (Sin).
Anche se le malattie legate a infezioni e denutrizione continuano a rappresentare un problema nei Paesi in via di sviluppo, le malattie croniche non trasmissibili come l'ipertensione arteriosa, il diabete, le cardiopatie e le nefropatie sono in continuo aumento e stanno rapidamente assumendo le caratteristiche di un'epidemia globale. Il problema è particolarmente grave per quanto riguarda le nefropatie, in quanto la possibilità di accedere alla terapia renale sostitutiva in caso di insufficienza renale è limitata per gran parte delle popolazioni. LC

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Da Aritzo al Madagascar l’avventura di padre Tonino

Intervista

Missionario per 25 anni dopo una lunga esperienza a Torino con i tossicomani «Presentare il Vangelo agli animisti? È presentarlo agli europei che è difficile»

di Paolo Pillonca

 Forse era tutto scritto, se nel tema d'esame in quinta elementare (che cosa vorresti fare da grande) lui aveva risposto senza indugi: il missionario. Sessantadue anni dopo, la sua narrazione somiglia a una fiaba di altri mondi.
Il narratore di oggi è un missionario vincenziano, padre Tonino Cogoni, aritzese doc, 72 anni, da 25 nel Madagascar del sud, dopo una lunga esperienza con i giovani drogati a Torino.
Lo ascoltiamo come ascoltavamo gli anziani del villaggio: «La religione degli antenati è l'animismo, ogni cosa ha il suo spirito: un grande valore, ciò che non si vede è più importante di ciò che si tocca con mano, lo spirituale sta più in alto del materiale. Szanahari è il creatore, ha fatto tutto dal nulla. Io dico loro: è una bella eredità. Il popolo malgascio è primitivo, fermo e fedele ai saperi degli antenati venuti dalla lontana Indonesia tra il quinto e il settimo secolo dopo Cristo. I malgasci non sono africani».

Fedeltà rigida?
«Direi di sì. Il modo di coltivare il riso è quello degli indonesiani di due millenni fa. Occorre insistere per far fare loro cose che gli antenati non prevedevano».

Quale situazione ha trovato?
«A Betroka, tropico del capricorno, c'erano 17 gruppi cristiani sparsi per la savana».

Da dove ha iniziato?
«Ho imparato il malgascio, lingua asiatica. La scrittura araba in Madagascar non è stata mai introdotta. Ci sono solo piccoli influssi arabi. I missionari hanno insegnato l'alfabeto latino. Per il malgascio ho letto le quattro grammatiche come se fossero romanzi. A un certo punto ho iniziato a capire qualcosa, poi ho imparato a memoria tutte le preghiere della Messa e molti brani della Bibbia».

Memorizzava i vocaboli?
«Certo. Così tutto è facilitato. Il problema era usarli per parlare. Ho studiato tre mesi con il padre Reviglio, mio ex-compagno di seminario. Volevo imparare il malgascio come il greco antico: partendo dalla parola, scomponendola nei prefissi e nei suffissi. Nelle 812 pagine del dizionario, di ogni parola arrivavo alla radice».

Come ricorda le prime prove pratiche?
«Nelle prime conferenze alle suore usavo un giro di frasi non malgascio, ma loro capivano alla perfezione. Il frasario malgascio (verbo all'infinito, soggetto a fine frase) l'ho appreso dopo. Infine ho letto un libro di proverbi malgasci, settecento. I più belli li ho studiati a memoria».

Veniamo al Vangelo.
«L'evangelizzazione non è un problema: la difficoltà è farli uscire dall'indolenza, introdurre l'idea che si può migliorare tutto, anche la qualità della vita».

Come avviene il passaggio dall'animismo a Gesù di Nazareth?
«Non è difficile presentare il Vangelo in Madagascar: è molto più difficile presentarlo agli europei. Per accogliere il messaggio evangelico non c'è preparazione migliore della religiosità naturale di questa gente semplice».

Perché?
«Hanno un'apertura totale, serena e spontanea alle parabole. Io faccio come Gesù che si siede sulla barca e spiega».

Nessuna prevenzione, dunque?
«Al contrario. Quando mi dicono che Szanahari ha creato tutte le cose ed è il padrone della vita presento la Bibbia, la creazione. Se a un certo punto dico: ci fermiamo qui, loro mi rispondono: no, continua».

Come procede nel tempo l'evangelizzazione?
«Quando sono arrivato, 25 anni fa, c'era il 2,7 per cento di cristiani. Ora siamo al 25. In comune le due religioni hanno la creazione, un sostrato di somiglianza naturale. Ora la nostra chiesa è troppo piccola, stiamo cercando di farne una nuova».

Che cosa succede quando lei presenta i comandamenti?
«Una reazione bellissima: ci troviamo d'accordo sul male e sul bene. Io dico: Dio ha creato tutti, gli antenati morti sono vicini a Dio».

Avviene tutto a scuola?
«Nelle aule i ragazzi sentono la spiegazione della nostra religione. I bambini vengono con il permesso dei genitori e si preparano al battesimo. Io dico: sono un uomo che prega. Gli anziani mi rispondono: anche noi preghiamo, siamo amici».

Difficoltà?
«Tra la quarta e la quinta elementare si dimezza il numero delle scolare: la metà vengono date in spose. Allora dico: almeno fino alla terza media le bambine hanno diritto di studiare, se le date in spose state rovinando il loro avvenire».

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La Chiesa cattolica in Madagascar



Reportage da Antananarivo-Madagascar

Natale 2013 - Progetto COSTRUIAMO LA GIOIA

Questo progetto, partito in sordina ad agosto 2011 per far fronte ad una grave emergenza, con un preventivo di base di circa 100.000  euro per accogliere una quindicina di bambini, è andato via via delineandosi e ampliandosi per le innumerevoli richieste di aiuto che ci sono pervenute sia dalle singole persone, che dalle autorità locali, soprattutto dal tribunale dei minori e così si è deciso l’acquisto di un nuovo appezzamento di terreno per poter aumentare la capacità di accoglienza della struttura, che sarà di circa 90/100 bambini, ovviamente anche i costi sono lievitati, per la costruzione, per l’arredamento, per il numero di persone necessarie al buon funzionamento della struttura, per il mantenimento quotidiano di tutti i bimbi ospitati: cibo, scuola, abbigliamento, cure mediche ecc. siamo consapevoli che l’impegno è e sarà FORTE ma come dire NO’ davanti a certe situazioni dove la tua risposta farà la differenza per tanti bimbi tra “VIVERE O MORIRE” ancora una volta abbiamo voluto fidarci della “Provvidenza”.
Provvidenza che avrà il VOLTO e il CUORE di tutti VOI che già tanto ci avete aiutato, ma che siamo certi non ci abbandonerete e continuerete a sostenerci in questa meravigliosa opera di AMORE in favore degli ULTIMI, dei più piccoli, di chi non ha voce per farsi sentire, di chi ogni giorno muore silenziosamente di FAME, di freddo, di sete, di malattie che potrebbero con poco essere curate.
Arriva Natale…..ma quel Gesù di cui ricordiamo e festeggiamo la nascita, è vivo e presente ogni giorno in mezzo a noi, sta a noi riconoscerlo, ricordiamoci le parole del Vangelo: avevo fame, e mi hai dato da mangiare, avevo sete, ero ignudo, ero malato ero carcerato e allora accogliamoLo con amore accogliendo e sostenendo questi bambini che, come Lui, sono nati poveri in una capanna e hanno bisogno di noi e del nostro Amore che diventa Dono per VIVERE
CHE LA LUCE DEL NATALE ILLUMINI E RISCALDI I VOSTRI CUORI E LA VOSTRA VITA OGNI GIORNO E IL SORRISO GIOIOSO DEI NOSTRI BIMBI VI TRASMETTA LA LORO GIOIA E LA LORO RICONOSCENZA.

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Il Papa proclama 7 nuovi santi, per la prima volta una pellerossa


Sull’oceano Indiano meridionale sta per iniziare la stagione dei cicloni tropicali, in settimana nascerà la prima tempesta a nord-est del Madagascar

Mentre le terre emerse dell’emisfero boreale si preparano ad affrontare i rigori di una stagione invernale che inizia a prendere forma, nell’altro emisfero la stagione estiva comincia ad avanzare, e con essa avanza la stagione dei cicloni sui mari tropicali. Difatti, proprio in questo periodo dell’anno, dopo settimane di intenso soleggiamento ininterrotto, le acque superficiali dell’oceano Indiano meridionale e dei mari che circondano le coste settentrionali dell’Australia raggiungono le temperature più elevate nel corso dell’anno, toccando valori prossimi ai +29°C +30°C. Sull’oceano Indiano meridionale già nei prossimi giorni, nel tratto di oceano a nord-est del Madagascar, si potrà originare il primo vero significativo ciclone tropicale di stagione.


Analizzando le mappe dei venti e del campo barico a 10 metri, fornite dal modello statunitense GFS, si inizia a delineare, già a metà della nuova settimana, l’innesco di una ciclogenesi tropicale, ben supportata dalla formazione di una profonda area di convenzione che esacerberà la nascita di questo vortice depressionario.
Come tutte le ciclogenesi tropicali che si formano lungo l’oceano Indiano meridionale, la nuova tempesta tropicale sarà generata dal flusso delMonsone invernale di NE, che tracimando al di là dell’equatore, ripiegando successivamente con una ventilazione da NO nell’altro emisfero, interagirà con la ventilazione orientale facente capo all’Aliseo di SE. L’interazione della ventilazione monsonica nord-occidentale con l’Aliseo di SE, in azione nell’emisfero australe, favorirà l’isolamento di un sistema depressionario tropicale, provvisto di un moto rotatorio ciclonico nei medi e bassi strati, nel tratto di oceano a nord-est dell’isola/stato del Madagascar. Come capita spesso sopra le calde acque superficiali dell’oceano Indiano meridionale la circolazione monsonica, legata al Monsone invernale di NE, oltrepassa l’equatore, sconfinando nell’altro emisfero, dove i venti tendono rapidamente a ruotare più da O-NO e NO, scivolando sempre più di latitudine.

Il ciclone che in settimana comincerà a svilupparsi in mezzo all’oceano Indiano meridionale, a largo del Madagascar
All’altezza dei 5° di latitudine sud le correnti da NO, in sconfinamento dall’altro emisfero, cominciano ad interferire con il sostenuto flusso da E-SE e SE, legato all’Aliseo di SE, che domina lungo la fascia tropicale australe dell’oceano Indiano, lungo il bordo più settentrionale dell’anticiclone delle Mascarene. L’interazione fra le correnti da NO e il teso Aliseo di SE, dominante per gran parte dell’anno sulla fascia tropicale dell’oceano Indiano meridionale, sovente produce ampie linea di convergenza che agevolano lo sviluppo di un iniziale circolazione vorticosa in senso orario, quindi ciclonica per l’emisfero australe. Si viene cosi a realizzare un’area di disturbo che può scendere ulteriormente di latitudine, approfondendosi sopra le calde acque superficiali dell’oceano Indiano meridionale, dove le temperature sono sufficientemente elevate per produrre e alimentare la convenzione che terrà in vita la struttura vorticosa.

Molti dei cicloni e delle tempeste tropicali che osserviamo sull’oceano Indiano nascono a seguito di un ampio moto rotatorio prodotto dalla convergenza di fasce di venti opposti nei bassi strati. Difatti, nell’oceano Indiano meridionale, quando le correnti da NO (in genere premonitrici del rinforzo del Monsone invernale di NE), dalla fascia equatoriale scivolano verso sud, nell’emisfero australe, incontrandosi con l’Aliseo di SE, possono dare vita ad un ciclone tropicale che diventa autonomo e punta verso l’arcipelago delle Mauritius e le coste orientali del Madagascar. La frequenza di queste tempeste è massima da Novembre a Marzo, con un picco fra Gennaio e il mese di Febbraio. Negli ultimi giorni diversi modelli matematici, fra cui GFS(fra i più affidabili), prefigurano un ulteriore intensificazione della depressione tropicale che nel corso delle giornate, fra il 19 e il 20 Dicembre, dovrebbe gradualmente muovere verso sud-ovest, in pieno oceano Indiano, allontanandosi sempre più dall’equatore, dove l’effetto di Coriolis diviene sempre più marcato, imprimendo un ulteriore rotazione al sistema perturbato. Scivolando di latitudine, scorrendo sopra acque superficiali molto calde, e su un ampia area caratterizzata da un “Wind Shear” abbastanza debole, la tempesta potrebbe rapidamente evolvere in un ciclone tropicale di 1^ categoria sulla scala Saffir-Simpson che nei giorni successivi rischia di muoversi verso gli atolli a nord-est del Madagascar, interessandoli da vicino, con forti venti e intense precipitazioni di stampo temporalesco.

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