giovedì 20 marzo 2014

L’Euro può stare senza l’Italia?

A maggio tutta la composizione del Parlamento europeo potrebbe subire un consistente cambiamento a causa dei cosiddetti movimenti o partiti euroscettici provenienti da tutti i Paesi europei, dalla Finlandia alla Spagna, dall’Inghilterra all’Italia, alla Grecia.
Le preoccupazioni per l’establishment europeo, sovranazionale è che il realizzarsi di un apporto rilevante da parte di queste nuove forze politiche potrebbe mettere profondamente in discussione sia l’Unione Europea e il progetto Euro, che quindi potrebbe implodere non avendo più il consenso allargato degli anni precedenti.
Di questo punto di vista può anche essere letto l’insediamento accelerato di Renzi nei confronti di Letta. L’idea è trasmettere alla popolazione italiana un nuovo governo che ha una veste completamente nuova, che almeno sulla carta si propone di volere cambiare grande parte di quei gangli istituzionali del nostro Paese e al tempo stesso di diminuire il consenso nei confronti del MoVimento 5 Stelle. Adesso, infatti, a Bruxelles si inizia a temere la presenza del MoVimento 5 Stelle, che nel tempo sta assumendo sempre più consenso da parte dell’elettorato.
L’Euro può stare senza l’Italia? La UE può esistere senza l’Italia? Direi proprio di no. Lo fanno capire innanzitutto le vicende che hanno caratterizzato il nostro Paese negli ultimi tre anni, che hanno di fatto destabilizzato la democrazia per consentire una guida del paese il più possibile improntata a una vocazione tecnica, mettendo da parte le varie ideologie politiche e anche le pressioni da parte delle varie componenti parlamentari.
Oggi abbiamo veramente un periodo di limbo finanziario e politico, che durerà tre mesi, dopodiché scaturirà una nuova Europa che confidiamo sia maggiormente portavoce delle istanze, soprattutto popolari, che metta in discussione quelle ristrettezze che impediscono agli amministratori locali di intervenire sul territorio andando a intaccare le risorse disponibili nelle casse dei comuni o degli altri enti locali, arrivando a rivedere quelle che dovrebbero essere le principali linee guida della politica monetaria della UE per gli anni a venire, in modo tale da renderci più in linea ai principali fattori di crescita su cui stanno puntando Giappone e Stati Uniti, quindi utilizzare la politica monetaria come una arma, come uno strumento, per provare a innescare nuovamente il percorso di crescita.
Al di là di una struttura quasi paradossale del nuovo esecutivo, in cui il governo Renzi sembra avere maggiore consenso e appoggio soprattutto dal centrodestra più che dal centrosinistra, quanto è accaduto nelle ultime settimane in Italia ha trasmesso non poca inquietudine, non solo alla popolazione, ma anche chi si occupa di osservare politicamente il panorama italiano.
Le elezioni per il cambio e rinnovo del Parlamento europeo, che si terranno a maggio sembrano la principale motivazione che potrebbe avere spinto l’establishment sovranazionale, non necessariamente europeo, a chiedere un cambio repentino di veste politica all’esecutivo italiano, cioè l’avvicendamento tra Letta e Renzi. Per le modalità con cui si è manifestato dovrebbe presupporre un intervento e una ingerenza da parte di organismi sovranazionali che temono per il risultato di maggio.
Chi opera nei mercati finanziari ha percepito la necessità da parte di questi soggetti di dare un nuovo imprimatur, soprattutto all’Italia, cambiando il suo primo ministro e parte della composizione dell’esecutivo, al fine di consentire un ridimensionamento del Movimento 5 Stelle, che invece è visto costantemente in ascesa, anche a fronte delle criticità e degli episodi che hanno caratterizzato la vita politica del paese negli ultimi tre mesi.
Immaginate che cosa sarebbe l’Italia per chi guida la UE e ha in mente di arrivare da qui a otto anni ai famosi Stati Uniti d’Europa, un vecchio stivale in cui il partito il MoVimento 5 Stelle potrebbe arrivare a un consenso vicino o oltre il 35%, questo chiaramente destabilizzerebbe definitivamente sia la UE e soprattutto la moneta unica.
Eugenio Benettazzo
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