domenica 19 gennaio 2014

Gli investimenti in Madagascar


Vendita di

CASINO "JACKPOT" – Ambanja

Situato in centro città sulla strada principale. Superficie di mille metri quadri di cui 300 mq. per la sala adibita alle slot machine.
Licenza per 30 macchine e possibilità di incremento in esclusiva per la città.
Bar interno.
Gli ampi spazi restanti disponibili nell'incinta dello stabile possono essere sfruttati per altre eventuali attività ludiche e di ristorazione quali discoteca, ristorante.
Ampio giardino.
Materiali in dotazione : generatore di corrente, arredamento interno (tavoli, sgabelli, sedie).
Anni di attività: 9
Per richiedere tutta la documentazione necessaria e per avere ulteriori informazioni potete inviare una mail a csi.diego@gmail.com oppure contattarci direttamente via Skype all'indirizzo csi.diego14.


Casino "Jackpot"

Situé en centre-ville d'Ambanja, sur la route principale. Surface de mille mètres carré dont la salle pour les machines à sous occupe 300m².
License pour 30 machines à sous et possibilité d'en augmenter, exclusivement pour cette ville.
Bar intérieur.
Les vastes espaces restantes disponibles dans l'enceinte peuvent être utilisées pour d'autres éventuelles activités ludiques et de restauration : discothèque, restaurant...
Grand jardin.
Matériel en dotation : groupe électrogénérateur, meubles intérieurs (tables, tabourets, chaises).
Années d'activité : 9
Pour obtenir toute la documentation nécessaire et pour avoir d'autres informations, vous pouvez nous envoyer un email à csi.diego@gmail.com ou nous contacter directement sur Skype : csi.diego14



"Jackpot" casino

Located in the center of Ambanja, near the main road. 1000m² surface in which the slot machines room occupies 300m².
License for 30 slot machines, more can be added exclusively for this town.
Interior bar.
Large remaining spaces usable for entertainment and restauration like nightclub, restaurant.
Large jardin.
Dotation materials: electrogenerator, meubles intérieurs (tables, tabourets, chairs).
Years of activity: 9
Documentation and information at your request, contact us to csi.diego@gmail.com or chat with us on skype: csi.diego14


Casino "Le Jocker dell'Ankarana" Ambilobe

Situato sulla strada principale della città e presso il centro, il Casino "Le Jocker dell'Ankarana" vanta 11 anni di attività sempre con la stessa proprietà.
Superficie di 600 mq. di cui sala interna da gioco di 250 mq. e i restanti esterni adibiti a discoteca con bar circolare.
Licenza per 36 slot machine con possibilità di incremento in esclusiva per la città.
Materiali in dotazione: generatore corrente, arredamento interno (tavoli, sgabelli, sedie), impianto audio (amplificatori, casse acustiche), impianto luci per la discoteca.
Anni di attività: 11
Per richiedere tutta la documentazione necessaria e per avere ulteriori informazioni potete inviare una mail a csi.diego@gmail.com oppure contattarci direttamente via Skype all'indirizzo csi.diego14. 



Casino "Le Jocker de l'Ankarana" Ambilobe

Situé sur la route principale de la ville d'Ambilobe et près de son centre, le casino "Le Jocker de l'Ankarana" affiche fièrement ses 11 ans d'activités, toujours avec le même propriétaire.
Surface de 600m² avec, dedans, une salle de jeux de 250m² et le reste occupé par une discothèque avec bar circulaire.
License pour 36 machines à sous avec possibilité d'incrémentation en exclusivité dans la ville.
Matériels en dotation : groupe électrogénérateur, meubles intérieurs (tables, tabourets, chaises), équipements audio (amplificateurs, caisses acoustiques), équipement de lumière pour la discothèque.
Années d'activité : 11
Prix : 300.000 € à débattre
Pour obtenir toute la documentation nécessaire et pour avoir d'autres informations, vous pouvez nous envoyer un email à csi.diego@gmail.com ou nous contacter directement sur Skype : csi.diego1


"Le Jocker Dell'Ankarana" casino Ambilobe

Located on Ambilobe main road and near its center, "Le Jocker Dell'Ankarana" shows proudly its 11 years of activity with the same owner.
600m² surface with 250m² game room within, the remaining space occupied by a nightclub with a circular bar.
36 slot machines license, more can be added exclusively for this town.
Dotation materials: electrogenerator,  meubles intérieurs (tables, tabourets, chairs), audio equipment (amplifiers, caisses acoustiques), light equipment for the nightclub.
Years of activity: 11
Documentation and information at your request, contact us to csi.diego@gmail.com or chat with us on skype: csi.diego14




Ital Uil e UIM Madagascar Assistenza e non solo

In Madagascar la sede del Patronato Ital Uil con collegamento diretto al sito INPS  assiste i pensionati italiani. La UIM, Unione Italiani nel Mondo, si occupa della tutela dei diritti e degli interessi degli italiani nel mondo, fornendo  supporto ed assistenza, informazioni sul paese e sulle leggi che regolano gli investitori italiani. L’assistenza inizia già prima  di arrivare in Madagascar e continua in loco con il disbrigo delle varie pratiche burocratiche per costituzioni societarie e ottenimento dei visti di lungo soggiorno.

Tel. +261 – 324.46.66.48


In questa rubrica cercheremo di segnalarvi le possibilità di investimenti in Madagascar.
Normalmente si tratta di italiani che stanno avviando una attività o di altri che intendono intraprendere una nuova attività, o di italiani che intendono cedere o locale la loro proprietà.
  Quello che garantiamo è la serietà delle offerte e la massima riservatezza.

Le offerte della settimana


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-         Progetto di ricerca e estrazione di grafite



Per informazioni tel. 0324.466.648 oppure scrivere:



sabato 4 gennaio 2014

Sogno il Madagascar di Guido de Salvo

Nato in Svizzera da genitori salentini, vivo a Carugate in provincia  di Milano e sono IT Manager c/o azienda produttrice di elettrodomestici in Italia/Portogallo/Polonia.


Il Madagascar

Quando uno nasce con un “sogno”, cresce nelle pinete, appena può corre nei boschi e non vede l’ora di “sentire” il nulla e vedere il cielo “aperto” ( viaggi in Scandinavia) e non può, anzi NON DEVE, ignorare quella che considera una delle terre più incontaminate e “naturali” al mondo… Il Madagascar. Ho viaggiato “abbastanza” con il mio camper per capire che il mondo è pieno di “superfluo”. Ho voglia di vedere come vive un paese molto povero per poterlo ulteriormente testimoniare e far capire (illusione !) che c’è chi sta peggio di noi.

Le origini

La guerra aveva lasciato l'Italia da circa dieci anni ma, com'era prevedibile, non aveva portato via né povertà né disoccupazione ed una giovane coppia del profondo sud salentino con poche prospettive, un figlio e tante speranze decise di partire per una terra sconosciuta e lontana. La Svizzera.

Una cicogna di passaggio li seguì fino a La Chaux de Fonds, la capitale dell'orologeria, e decise di fermarsi. Nacqui io. La salute cagionevole obbligò i miei genitori ad affidarmi alla sorella di mia madre e a poco più di 6 mesi venni "spedito" ad Ostia Lido, il mare di Roma. Ci rimasi fino all'età scolastica. Erano gli anni della dolcevita, dei "vitelloni" di De Sica; le mie giornate le trascorrevo al Kursaal di Ostia con mio cugino che, in realtà, è stato per me, il vero fratello. Per cinque anni la mia vita si articolò fra spiaggia, pineta, e, quando era la stagione, battute di caccia con lo zio, a Torvajanica, quand'era LA TORVAJANICA, quella naturale, con lepri e cinghiali.

Milano
Ma il tempo passa e a settembre del '64 devo dire addio a questo paradiso. È ora di andare a scuola ed i miei genitori "rivogliono" il proprio secondogenito. La mia vita fatta fino a quel momento di pinete, spiagge, macchia mediterranea, si trasforma immediatamente, nel giro di pochi giorni, in un paesaggio insolito, a cui non ero abituato e che nemmeno conoscevo. Milano. Nebbia al posto della foschia della macchia, case e cemento prendevano il posto della pineta di Castel Fusano, il mare era diventato il Naviglio Grande e le lepri si erano trasformate nelle pantegane del naviglio. Però, anche se piccolo, capivo l'importanza di stare con mamma e papà, che nel frattempo avevano lasciato la Svizzera, ma soprattutto, con mio fratello, Maurizio. Gli anni trascorrono e, a riviverli ora, è come assistere alla proiezione di un film a velocità decuplicata. In un attimo sono maggiorenne.


Il mondo è mio

Il mondo è mio, almeno così credo. Cos'è successo nel frattempo? Senza neppure rendermene conto, o quasi, i miei genitori si sono separati ed hanno divorziato. Negli anni '70 era più che un azzardo. Chi ero io a scuola? Il figlio dei separati, quasi un marchio a fuoco. Il sogno di una famiglia unita si lacera. I due giovani salentini con poche prospettive e tante speranze ora sono due nemici, i figli quasi un intralcio, "merce di ricatto", ostaggi. Brucio in parte la mia adolescenza. La vivo intensamente.

Intanto..........
Mi accendo per la politica, la pratico. Erano gli anni sbagliati per chi credeva nell'ordine, nell'onestà e nel merito. Deluso da tutto decido che il mondo, da quel momento, sarà ciò che io costruirò, non potrò avere nulla da nessuno. Termino gli studi vagando fra diversi licei, gli anni erano quelli in cui, se non indossavi un eschimo, potevi essere malmenato, per usare un eufemismo. Voglio essere indipendente, ma servono soldi. Il divorzio dei miei aveva cancellato quel poco benessere conquistato. Non termino l'università e cerco un lavoro. L'indipendenza da tutto e tutti è per me vitale.

Quando avevo 14 anni

Fin da quando avevo 14 anni avevo iniziato a fare le vacanze da solo, con la fidanzatina, con gli amici. Senza troppa convinzione mi affaccio al mondo dell’informatica. Divento uno dei primi programmatori informatici, un mondo nuovo, il futuro. Ancora oggi, come si dice a Roma, “ce campo”. A 20 anni la leva, allora esisteva ancora, mi chiama ed io rispondo: Folgore.


La prima moto

Fra lavori ed intuizioni, ho già l'autosufficienza economica che mi permette di realizzare il primo sogno. Comprare in contanti un Enduro Suzuki, non omologato per il mercato italiano, una moto impossibile da avere. A questa ne seguirà un’altra da 500cc, attualmente iscritta come moto storica, e continuo a viaggiare. Fin da piccolo era il mio unico desiderio. Altro film a velocità folle.

Matrimonio
Mi ritrovo sposato. Ma cos'è accaduto nel frattempo? Ho una casa, un camper. La mia voglia di indipendenza è ora appagata. Posso andare dove voglio, quando voglio e con chi voglio. Ripercorro le strade d'Europa fatte alcuni anni prima in moto. E le vivo, le respiro. Ora si che posso realizzare un sogno, quasi un miraggio.

Capo Nord
Ci sono. Lo vivo, lo respiro, lo sento. Sto vivendo il mio sogno, viaggiare, conoscere. Tutto ciò che è raggiungibile via terra dall'Italia, compatibilmente con il lavoro, è mio. Negli ultimi 18 anni ho “battuto” tutta l’Europa e parte del Marocco eccetto l’Islanda (ancora per poco).

L'oste buono
Ma come spesso accade si fanno i conti senza l'oste e, visto che, spesso, i genitori insegnano ai figli, anch'io mi separo.... Altro sogno che si infrange. Non ho più 20 anni. A momenti di totale euforia si contrappongono stati di solitudine colmi di 1000 domande. Ed ora? Cosa mi riserverà la vita? Posso ancora veramente dire che ne sono io l'artefice? Ma anche qui, un altro oste fa i conti per me. Questa volta è "l'oste buono". Un giorno mi fa trovare in ufficio una nuova impiegata. Simpatica, carina ma forse un po' troppo snob per i miei gusti. Decido di non scommetterci neppure un centesimo, o forse si.

Perdo la scommessa “simbolica”
Oggi è mia moglie, una splendida moglie che per la prima volta mi ha fatto avere un rimpianto, quello di non averla conosciuta prima. Compagna ideale per continuare a viaggiare, Irlanda, Polonia, Scandinavia, in inverno, paesi dell’Est. Ora sono anzi siamo qui, in procinto di partire per il NOSTRO VIAGGIO DI NOZZE. Perché questo è. In realtà arriva con un anno di ritardo perché, lo scorso anno, l'oste, sempre quello cattivo, ha fatto si che le nostre mamme si ammalassero e venissero ricoverate ed operate contemporaneamente giusto 20 giorni prima di partire.

Partire per dove?
America Latina? No. Messico? No. Australia! Perché no? Ma il sogno? Il sogno deve essere appunto un sogno, non deve essere banale, non posso vedere cose già viste e se il sogno deve continuare, sogno sia. E sia Madagascar. Un’isola che solo il nome sprigiona un fascino unico. Una terra dove l’Uomo non ha ancora fatto troppi danni. Un’isola unica. Quella strana forma che un bambino curioso rincorreva col ditino puntato sull'atlante già 50 anni fa. Un attimo è trascorso, un sogno si sta per avverare.
Continua !!! dopo il “viaggio di nozze”...al ritorno dal Madagascar !!!
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Racconto di Serena Cannata: Il Madagascar

Il lungo volo per i cieli africani volgeva al termine. L'atterraggio era previsto alle 18.00, ora locale, all'aeroporto di Antananarivo. Il comandante annunciava pioggia all'arrivo ed una temperatura di 27 gradi.  Stavo per calpestare l'Isola Rossa, il Madagascar. Il periodo era novembre, che naturalmente è quello delle piogge e più avanti degli uragani. Smisuratamente grande e oltremodo sporco il paese ti avvolge con la sua natura esagerata e con quel suo caratteristico odore, un odore fatto di tanti odori, di cui non ti liberi più e in cui riconosci quello di cibi cotti con grasso di maiale a disposizione di chi consuma per strada il fast food locale, oppure quello acre di urina ed escrementi, sui muri e sui cigli delle strade, e ancora quello nauseante di sporco corporeo, che protegge dal freddo chi saluta il nuovo giorno sotto il sole. Presto mi rendo conto che non si tratta dell'Africa delle illusioni, dei miraggi e nemmeno della triste realtà di un popolo che scompare, ma di quella che ben presto accompagnerà il popolo malgascio verso il disastro ecologico!
Spostandomi verso l'interno incontro la cittadina di Ambositra, con il miglior artigianato locale che viene in gran parte dal legno della foresta e dalle pelli e corna di zebù. Il paesaggio non cambia man mano ti addentri nella foresta, verso Nasandratrony; vaste zone disboscate, quotidianamente  destinate ad accogliere riso, mais, manioca e casette fatte di sterco d'animale, paglia e fango  in tema con la terra battuta delle strade e  con l'uragano che se le porta via; ma dopo poco l'occhio va su delle piccole costruzioni in medesimo materiale, poco lontane dalle case, e ti rendi conto che non possono essere case. Cosa sono allora? Sono i bagni. I malgasci non amano avere i servizi in casa perché tutto ciò che è da buttare non può convivere con loro; infatti si cammina su delle buche colme di escrementi e ricoperte di terra perchè prima a poi l'uragano si porta via i muri di fango.
La vita nella foresta è come quella dei racconti della nonna, ottanta, cento anni fa. Cucina a legna, ferro da stiro a carbone, bucato a mano e lavorare per mangiare dall'alba al tramonto, ma tutto naturale; tu lo semini, lo raccogli, lo lavori, lo cucini, e finalmente lo mangi. Provate a raccogliere la radice di manioca, pulirla dalla corteccia, pestarla con pesanti bastoni in grandi mortai di legno ricavati da tronchi d'albero scavati, per farne una farina da impastare con acqua e latte e poi friggerla per farne delle focacce; molto più semplice andare dal fornaio se ci fosse! E visto che non puoi mangiare solo manioca devi fare lo stesso con il riso, il mais che però devi condire con altri ortaggi da seminare, raccogliere ecc..E non è solo questo perché convivi  con insetti molesti e a volte pericolosi e per questo non devi dimenticare di sbattere scarpe e vestiti prima di usarli, di stare attento all'acqua che bevi, tutte cose di cui oggi, alle nostre latitudini, molti non hanno più memoria. E allora? Sarà il caso di dire"tutto il mondo è paese"? oppure molto meglio che ognuno stia a casa propria vivendo il proprio tempo e la propria realtà, considerando soltanto che viaggiare è bello per andare in vacanza?
Certo non mi sentirei di ignorare tali realtà tanto lontane da noi non soltanto per le miglia da percorrere e naturalmente mi piacerebbe osservare quelle genti immerse nella nostra "civiltà" che è per loro cento anni avanti!. Ma se noi possiamo avere memoria dei cento anni passati, con l'aiuto dei racconti della nonna e dei libri,  considerando inoltre che per noi c'è stato un passaggio graduale per vivere cento anni, mi chiedo cosa potrebbe succedere alle persone della foresta con un impatto evolutivo di cento anni in avanti concentrati in un solo giorno con l'aggiunta della perdita di tutte le fasi intermedie?
A parte la foresta che purtroppo è destinata a morire, anche in Madagascar si fanno strada il cemento e la tecnologia, ma per chi? Io li ho visti nelle mani dei religiosi, con le loro residenze ecclesiastiche da sogno, con grosse automobili fuori strada, e non gli manca nemmeno la mozzarella!, la producono i gesuiti; il vino, lo producono i trappisti, in contesti residenziali da capogiro. Ma quando torni sulla strada che collega i vari villaggi torni sicuramente alla realtà, una realtà fatta di paglia e fango, di gente storpia per mancanza di nutrimento, di bambini che con le ceste sulle teste si spostano a piedi nudi per chilometri, sul ciglio delle strade in terra battuta, per andare a vendere i prodotti della terra. E allora qual è l'alternativa per i giovani? Forse quella di fare il percorso religioso, entrando a far parte di una missione, dove studi, mangi, hai una dimora dignitosa da condividere con altre persone come te,  con la preghiera, con i lavori sicuramente non leggeri dall'alba alla sera tardi. Vivere in quelle comunità vuol dire alzarsi alle quattro del mattino e preparare la colazione, rigovernare e andare a scuola.
Quando torni ti aspetta di andare a raccogliere l'erba per gli animali, pulirli, tenere puliti i locali, occuparsi del giardino da coltivare, preparare la cena, rigovernare e preparare le verdure per il pasto di domani. Il tutto scandito da molte ore di preghiera. Ma per quei giovani tutto ciò è preferibile al farsi rosicchiare le gambe dagli scarafaggi, di cui portano i segni. E non sono pochi quelli che si convertono alla religione cristiana continuando però a rispondere, per molti aspetti, alla loro religione animista. Tutto questo è sicuramente per noi un anacronismo e mio malgrado mi sono accorta che nonostante tutti i disagi  causati dalla povertà,  sono ancora molti i malgasci  contenti della vita che vivono. Allo straniero, che è il "VASA' chiedono solo i soldi, non accettano di imparare nulla perché vogliono continuare a rotolarsi nel fango, a credere nei loro demoni, a uccidere  per invidia,  per vendetta con veleni rudimentali, quanti tentano di elevarsi socialmente, perchè  tutti i malgasci devono essere uguali. Gli aspetti molto forti della vita malgascia sono per fortuna smorzati, almeno per il viaggiatore attento, da quella magnifica cornice che madre natura ha fatto. Non è difficile, andando in giro per la foresta, incontrare un bel serpente da fotografare mentre fugge da te per rintanarsi tra il fogliame, o un camaleonte su un albero che vorrebbe evitare di esser guardato salendo sui rami più alti;  vedere i lemuri, invece, comporta recarsi nei parchi perché ormai la foresta è troppo affollata per queste splendide creature. E che dire dei fiori? Pomelie di vari colori, con profumi inebrianti che volgendo lo sguardo  qua e  là ti danno l'idea di guardare attraverso un caleidoscopio; piante di poinsezia, con grandi foglie,che i malgasci adorano chiamare "Madagascar" e di cui hanno fatto l'emblema nazionale  perché la foglia , ripiegata in due in senso longitudinale ha la stessa, medesima forma dell'Isola che un tempo lontano si staccò dall'Africa; piante grandi le stelle di natale, come un tempo erano anche da noi, almeno in Sicilia, ma che adesso abbiamo ridotto a piantine da distruggere per un "Natale che ormai non c'è più,  e che invece tra i malgasci catechizzati ho ritrovato in tutto il suo valore.
Alla prossima, cara Isola Rossa, sei stata molti piaceri e la sola sofferenza di convivere con quelle orribili bestie che sono i kalalau (scarafaggi ben grossi) ma che hanno il riconoscimento di salvare la gente dal tetano. Ho visto un posto dove ancora la natura regna quasi sovrana tra gente che comincia solo ora ad opporsi ad un regime che dopo la dominazione  francese continua a tenerli schiavi e costretti ad accontentarsi di patate dolci, riso e manioca; i disordini politici che hanno contornato il mio soggiorno hanno purtroppo causato dei morti; tornando in Italia ho appreso con vivo piacere che i malgasci sono riusciti nel loro intento.
Serena Cannata

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Quando si cerca il migliore gambero del Madagascar si trova il leader:UNIMA

Pioniere
Unima alleva i primi gamberi Label Rouge al mondo. Questo non è un caso. Gli uomini  dell’Unima sono seguaci del metodo dolce. Nelle acque pure della mangrovia del Madagascar, che costituiscono il quadro di un eco-sistema perfetto, essi hanno ricreato le condizioni ideali.  I gamberi vengono allevati in grandi bacini con fondi di terra naturale, nei quali la bassa densità al mq, il controllo sistematico di tutto il ciclo di allevamento e di surgelazione ultra-rapida sono le garanzie di una qualità ottima. Con questo Label Rouge, tutte le esigenze dei pescatori e degli allevatori del gruppo vengono riconosciute.
L’esigenza di qualità impeccabile.
L’esigenza di massima freschezza. L’esigenza del sapore più pregiato.
In una parola, l’esigenza dell’eccellenza

Pesca responsabile

Da oltre trent’anni, il gruppo Unima è pioniere del gambero in Madagascar. Unima ha messo a punto modelli ecologici di pesca e allevamento, sintesi delle migliori pratiche mondiali per il rispetto dell’ambiente. Composta da una team di 4000 persone, Unima è il primo esportatore dell’isola  catturando 7500 tonnellate di gamberi ogni anno destinati ai consumatori più esigenti.
Oggi Unima puó avvalersi della fiducia dei più grandi grossisti, specialisti del catering e leaders della grande distribuzione. Il gruppo ha elaborato il famoso gambero da mangiare crudo, commercializzato in Giappone sotto il marchio Ikizukuri. Ultima prova di qualità, il gruppo ha ricevuto in Europa il primo Label Rouge, mai concesso ad un gambero.
Questa esigenza di eccellenza ha condotto il gruppo ad un’integrazione verticale completamente controllata : produzione di mangimi, domesticazione, riproduzione, allevamento, confezionamento, cottura (gamberi cotti refrigerati) e distribuzione, che offre una qualità, una tracciabilità e un servizio perfettamente controllati fino ai clienti distributori.           
Riconosciuta a livello internazionale per la sua pesca responsabile, Unima cattura, con la sua flotta di 20 sciabiche, 2500 tonnellate di gamberi selvatici, nel più stretto rispetto dei principi della FAO, allo scopo di preservare le risorse marine :


-Controllo dello sforzo di pesca.
-Allargamento delle maglie delle reti e diminuzione della larghezza delle sciabiche.
-Introduzione dei dispositivi TED (turtle excluding device) e BRD (By-catch Reduction Device) in collaborazione con il WWF, volti a ridurre la cattura di specie non bersaglio e delle tartarughe.
-Protezione del littorale e degli ecosistemi corallini.                       
- Concertazione con i pescatori tradizionali per uno sfruttamento solidale durevole delle risorse marine.
-Salario alternativo per i pescatori tradizionali durante la chiusura della pesca dei gamberi.


Unima ha assunto un ruolo importante nell’introduzione di pratiche di pesca responsabile in Madagascar, specialmente grazie al suo ruolo di membro fondatore del GAPCM (gruppo degli Allevatori e Pescatori di Gamberi del Madagascar). In collaborazione con il GAPCM e il Marine Stewardship Council (MSC), la società ha iniziato un progetto di eco-certificazione dell’industria peschiera.

Unima ha scelto un modello di allevamento a bassa densità : 5 a 10 gamberi al m² contro più di 50 negli allevamenti intensivi. Questa scelta ha permesso di garantire una produzione durevole di gamberi di qualità ottima.

Le due aziende del gruppo si estendono su 1600 ettari di argilla naturale e producono più di 7000 tonnellate di gamberi l’anno. I 18 parametri dell’ecosistema circostante sono analizzati ogni giorno.

L’alimentazione dei gamberi proviene parzialmente della produzione naturale dei bacini e viene completata da nutriente di origine marina e vegetale che sono controllati e che saranno a breve tempo prodotti dal gruppo. I medicinali, gli OGM e le farine animali terrestri sono proibiti nelle aziende Unima .

I gamberi crescono a loro agio, in condizioni simili al loro ambiente naturale: questo dà loro un sapore e una carne unici e consentono loro di raggiungere una pezzatura grossa.
Unima è la prima società al mondo ad avere domesticato con successo la specie Penaeus Monodon. Il gruppo dispone costantemente di genitori sani e controllati e non c’è bisogno quindi di prelevarli dall’ambiente naturale.
Preoccupata dal futuro della natura, la società Unima si impegna a rispettare un protocollo ambientale molto rigoroso. Le aziende del gruppo sono dei modelli per i professionisti del settore. Un progetto di eco-certificazione è stato iniziato in collaborazione con il WWF.
Più del 97% della mangrovia originale è stata preservata e anche rafforzata dalla piantagione di 650.000 piedi di paletuvieri. Unima si impegna anche in programmi di rimboschimento di eucalipti, acacie, teck e filaos.
Unima fa sempre in modo di ridurre al minimo l’impatto dei suoi impianti sulla natura e conduce un controllo ambientale rigoroso della fauna , della flora, e della qualità delle acque. I siti del gruppo sono stati volutamente allontanati uno dall’altro per preservare gli eco-sistemi e rafforzare la loro bio-sicurezza.
Forte della sua esperienza come pioniere nell’allevamento, Unima ha scelto di lanciarsi in una nuova audace sfida per il Madagascar:  la coltura dell’anacardio. Questo grande progetto ha come ambizione il rimboschimento durevole di 7.000 ettari di regioni aride in via di desertificazione piantando più di un milione di alberi.

Croccante, succoso, sodo, squisitamente profumato, gustosamente iodato….Gli aggettivi sono numerosi per descrivere il piacere di gustare un gambero di alta qualità, frutto di un’esigenza costante. Unima vuole condividere questo piacere con tutti i consumatori del mondo.

Sulle navi, come pure nelle aziende, la ricerca della freschezza massima è una priorità. Grazie alla surgelazione immediata e individuale, tutte le qualità dei gamberi sono preservate. Sono controllati ad ogni tappa, lungo tutta la catena del freddo, fino ai clienti distributori.
Gamberi freschi e intatti fino alla punta delle antenne è  il risultato della coltura rigorosa  ed eccellente che il gruppo sviluppa in seno al suo team.




L’integrazione verticale del gruppo Unima è unica.

Grazie a suoi sistemi informatici di punta, Unima garantisce una tracciabilità dalla cattura, o dal genitore, fino al consumatore.
Allo scopo di perseguire la sua costante esigenza di qualità, le due filiere di pesca e di allevamento sono state certificate ISO 9001 : 2000. I laboratori integrati di Unima , in collaborazione con i migliori esperti e ricercatori internazionali, controllano strettamente la qualità superiore dei gamberi.
Il gruppo ha cosi ottenuto la certificazione Label Rouge, assegnata per la prima volta a un gambero.
Marchio ufficiale di qualità, assegnato dal Ministero Francese dell’Agricoltura e della Pesca, il Label Rouge differenzia un gambero con qualità di gusto convalidate da un campione di esperti e consumatori. Questi metodi di produzione e di conservazione sono descritti in un protocollo esigente, poi certificato.
Localizzati in una regione interna, i siti Unima sono una vera opportunità di sviluppo per queste regioni spesso sfornite.
In conformità con i suoi valori e rispettando le tradizioni locali, Unima non si limita a finanziare le infrastrutture destinate a suoi impiegati, ma coinvolge gli abitanti nella gestione del loro futuro favorendo lo sviluppo di organizzazioni comunitarie
Il team Unima , che si dedica allo sviluppo della comunità ha contribuito, per esempio, alla creazione di una scuola per 600 alunni, di dispensari con una maternità aperti al pubblico, di acquedotti e di infrastrutture di bonifica, di aziende ortofrutticole dedicate ad assicurare nuovi salari alle famiglie, di strade, di mercati e di case in mattoni ecologiche e robuste.
Allo scopo di perseguire i suoi sforzi di sviluppo in ambiente rurale e per servire gli interessi dei bambini del Madagascar, Unima supporta finanziariamente l’UNICEF nei suoi progetti di fornitura di acqua potabile nelle scuole (programma WASH).
URL principale : http://www.unima.com 

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Route Nationale 8 - La via dei baobab in Madagascar

La Route Nationale 8 è una strada di quasi 200 chilometri tra Morondava e Bekopaka, nell’ovest del Madagascar.
Essendo una strada battuta, è praticabile solo da maggio a dicembre. Negli altri mesi la viabilità è  molto problematica per via della stagione delle piogge.
La strada, oltre ad essere un importante passaggio sull’isola, è rinomata soprattutto per il tratto che da Malondara porta a Belo Sur Tsiribihina.
Qui infatti è possibile camminare tra lunghe file di enormi baobab che avvolgono quella che ormai è conosciuta con il nome di Allée des baobab (viale dei baobab)
Questi alberi secolari appartengono alla specie degli Adansonia grandidieri, endemica del Madagascar. I più grandi raggiungono i 30 metri di altezza ed un diametro di 3, insomma dai giganti della natura.

Una particolarità è la loro modalita di riproduzione. Questi Baobab, infatti, non si servono di insetti e uccelli per l’impollinazione, ma di mammiferi, principalmente lemuri e pipistrelli che andando a curiosare in prossimità delle loro cortecce, impregnano il pelo di polline e lo trasportano in giro, favorendo così il ciclo di riproduzione.

Specie a rischio
Purtroppo trovandosi spesso in zone degradate, le possibilità di propagazione di questi arbusti sono limitate, tanto da essere stati classificati come specie in via d’estinzione.
Il governo locale ha quindi preso delle misure di protezione definendoli Monumenti Naturali, favorendo così la loro salvaguardia.
Per comprenderne l’importanza, basta pensare che nel mondo si contano circa otto specie differenti di baobab e ben sei di queste appartengono esclusivamente all’isola! Il Madagascar è infatti considerato un vero e proprio paradiso di biodiversità per la grande varietà di flora efauna che interessa la sua terra.

La leggenda
Come è facile da immaginare, i Baobab sono protagonisti di credenze e leggende popolari che li rivestono di un’aurea di sacralità.
Alcune leggende narrano che gli dei, invidiosi della grandezza dei Baobab, per punizione li abbiano sradicati e capovolti, a testa in giù nel terreno. A ben guardare, in effetti, sembra proprio che le loro chiome altro non siano che delle radici!
Al contrario, una delle credenze più diffuse, dice che questi enormi alberi sarebbero dimore divine. Per questo motivo ancora oggi molto spesso è possibile trovare ai loro piedi recipienti per le offerte, rum e cereali.
La grandezza della natura, oltre che nelle dimensioni, sta nel porre ognuno di noi in un legame particolare con essa.

Di fronte a spettacoli simili, spesso gli aspetti e i pensieri superflui lasciano il posto a ben altro, sia anche solo al silenzio.







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Chef for Madagascar

La cena di beneficienza "Born in Sicily", ideata da Dario Guarcello presidente del Divino Festival, vedrà impegnati nella preparazione dei piatti tre chef: Peppe Carollo del Nangalarruni, Natale Giunta di NG service catering e del programma tv "La prova del cuoco" e Nicola Fiasconaro della omonima azienda, coadiuvati da Francesca Carollo e Mario Fiasconaro, figli d’arte dei rispettivi chef Castelbuonesi.

Un menù di carne e pesce, molto interessante dal punto di vista enogastronomico, composto da aperitivo e finger food, due antipasti, due primi, due secondi e dessert preparato dal giovane Fiasconaro, il tutto con prodotti a km 0, grazie alla collaborazione del consorzio produttori madoniti e del suo presidente Mario Cicero.

I vini abbinati saranno delle quattro aziende vincitrici del premio “Gusto DiVino” 2013: fattorie Azzolino premio Etichetta, Barone Montalto miglior rosso, cantine Fina miglior Bianco e tenuta Borgesati migliori bollicine. Queste prestigiose aziende riceveranno in premio le targhe durante la serata.

Il ricavato della cena, di 35 euro a persone, sarà devoluto ai “Bambini di Manina”, che vivono a Nosy Be (un’isola del Madagascar). Manina, insegnante di filosofia in pensione, nel 1997 si trasferisce in Madagascar e viene a contatto con le problematiche locali e con la condizione in cui gravavano molti bambini, sia dal punto di vista fisico che da quello dell'istruzione.

Inizia così a pagare la retta scolastica ad alcuni bambini. In poco tempo le richieste si moltiplicano. Comincia a costruire alcune scuole e stipendiare i maestri. Le prime strutture ospitavano 120 bambini, oggi le scuole di Manina sono 200 e più di 12000 i bambini vi accedono gratuitamente. Tutto questo grazie alla generosità di Manina e alla beneficenza di persone che hanno preso a cuore questa missione tra le quali anche una castelbuonese Doc Giuseppina Palumbo.

Saranno presenti alla cena giornalisti del settore, forze politiche, associazioni di vario genere e ospiti d’onore tra i quali il chitarrista Giovanni Baglioni ed Enrico Fridlevski dei Vick Frida e il manager scrittore Pietro Ferro a dare maggiore rilievo ad un evento di grande prestigio ed umanità.
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