sabato 4 gennaio 2014

Madagascar. La tradizione manda in fumo le foreste?

Gli effetti dello “slash and burn” sono devastanti sulle foreste vergini e sull’ecosistema del pianeta, anche se, purtroppo, rappresentano una delle tecniche più diffuse in quei Paesi tropicali che vivono di agricolture di sussistenza e che si basano su metodi tradizionali, e ancor più vengono praticati con l’aumento graduale e costante della densità della popolazione.

Madagascar: la quarta isola al mondo per grandezza, accoccolata tra l’equatore e il Tropico del Capricorno, con le curve dolci dei suoi altipiani e i grandi baobab, più di 10.000 varietà di piante e fiori di cui gran parte endemiche, foreste pluviali, 51 specie di lemuri, uno dei Paesi con il più ricco patrimonio ecologico… Per quanto ancora?


Perché il Madagascar di cui vi parlo oggi rischia di allontanarsi sempre più dalla realtà paradisiaca descritta a turisti inconsapevoli sulla maggior parte dei siti che propongono viaggi indimenticabili. E basterebbe solo aprire gli occhi per vedere cose, quelle sì, sono impossibili da dimenticare.
A cominciare dalla deforestazione, che in Madagascar è una ferita aperta che porta con sé desertificazione, consumo delle risorse idriche e impoverimento del suolo, effetti collaterali che hanno conseguenze sul 94% delle terre prima fertili e ricche di coltivazioni biologiche. Inquietante pensare che, da quando l’isola ha ospitato i suoi primi abitanti più di 2000 anni fa, ha perso più del 90% delle sue foreste, e di queste più del 70% è stato distrutto tra il 1885 e il 1925, mentre il Madagascar era sotto il dominio francese: in questi anni una delle cause principali della deforestazione è stata proprio l’introduzione di coltivazioni di caffè (decisamente remunerative…). Scelte e comportamenti che, nei decenni, hanno sottoposto il Paese a gravi difficoltà per fornire risorse alimentari adeguate, acqua potabile e servizi sanitari alla propria popolazione, che cresce a rapido ritmo.

Certo però è che non sono solo le colture introdotte a causare problemi di tale portata, bensì parte della responsabilità è da imputare anche alle tecniche utilizzate, in particolare la tavy, una pratica tipica delle foreste pluviali tropicali e di agricolture di sussistenza, probabilmente importata dai primi migranti che, dalla Polinesia, andarono a stabilirsi sulle coste del Madagascar. In origine la tecnica, conosciuta anche come slash and burn, prevedeva il taglio e la bruciatura di tutti gli alberi presenti su una porzione di terreno, sul quale veniva poi coltivato il riso, che cresceva grazie alle sole piogge. Il terreno, dopo la raccolta del riso, rimaneva a riposo anche per 20 anni e, una volta che la foresta fosse ricresciuta, i tronchi e le foglie potevano essere di nuovo bruciati, rilasciando nel suolo una moltitudine di agenti nutrienti. Una tecnica teoricamente perfetta se i terreni fossero piccoli e i contadini lasciassero trascorrere tra un incendio e il successivo il tempo necessario perché l’ecosistema si rigeneri. Ma con la maggior diffusione dell’agricoltura vengono meno i tempi di riposo necessari per i terreni e quindi sempre più foreste vengono bruciate per far posto a nuove coltivazioni. Se quindi i coltivatori tornano troppo presto a sfruttare il suolo, questo diventa sempre più povero e se sempre più lotti vengono bruciati non rimangono più alberi che possano permettere la diffusione di semi e ricreare la foresta. Se la gestione delle terre è prevalentemente questa, si assiste a un’erosione su vasta scala che non trova più le radici come naturale strumento di contenimento e quindi anche i nutrimenti residui scivolano via. Inizia la desertificazione, che diventa ancora più drammatica se si considera che regioni come il Madagascar rappresentano l’habitat naturale di moltissime e diverse specie e l’isola in particolare costituisce uno dei luoghi essenziali per preservare la biodiversità dell’ecosistema.

Le cause di questa deforestazione incalzante, che ha ormai ridotto le foreste dell’isola a meno del 10% rispetto alla copertura iniziale, sono radicate nelle profondità di fattori sociali, economici, politici e storici del Paese. Il Madagascar è una delle più povere regioni del pianeta: l’80% della popolazione vive di agricoltura di sussistenza e dipende interamente da essa per la propria sopravvivenza.

Eppure negli anni ’80 il governo malgascio ha riconosciuto che il degrado ambientale era la principale minaccia per la popolazione e per la biodiversità, che veniva riconosciuta come uno dei maggiori tesori dell’isola. Con l’aiuto di donatori di vari Paesi, di agenzie governative e di ONG, fu elaborato un documento noto come National Environmental Action Plan. Si trattava di un documento operativo, per mettere in atto una serie di azioni volte ad arrestare la spirale di distruzione in corso, ridurre la povertà, sviluppare una gestione sostenibile per le risorse naturali e proteggere la diversità naturale istituendo parchi e riserve. La premessa della prima fase del piano (1991-1995) era quella che le popolazioni che vivevano in zone limitrofe ai parchi potessero beneficiare delle risorse e allo stesso tempo farsi garanti della conservazione del parco stesso, in un approccio integrato che si proponeva di attivare buone prassi attraverso la realizzazione di reciproci vantaggi basati, ad esempio, sulla promozione di un turismo responsabile (si pensi alla penisola di Masoala, inaugurata grazie anche al sostegno di Care International).

Nonostante i risultati raggiunti di recente (più di 6800 chilometri quadrati di terra sono ora aree protette), il problema del disboscamento illegale rimane, e rappresenta per il Paese un crimine che continua ad essere perpetuato grazie anche alla connivenza di governi corrotti e alla povertà estrema, che prosegue nei “tagli selettivi” per trarre legni pregiati, soprattutto palissandro ed ebano (non del tutto efficace evidentemente il provvedimento che ha dichiarato illegale dal 2000 il disboscamento di legni duri nelle aree protette). Le fasi alterne di “legalità e illegalità” hanno sollevato, oltre a numerosi dubbi sulle ragioni di questa alternanza, anche l’inevitabile problema della pesante oscillazione dei prezzi.

La sopravvivenza di popolazioni e vegetazioni, in una corsa verso lo schianto, continua a dipendere dalla tecnica del “taglia e brucia”, che distrugge una risorsa eccezionale, se non la principale, per il Paese e per il Pianeta – la foresta appunto, dalla quale vengono tratti cibo, rifugio, nutrimento per il bestiame, medicine, fibre, resine, materiale da costruzione e vestiti. L’estinzione di alcune specie di lemuri è sicuramente imputabile alla distruzione delle foreste. A chi toccherà dopo i primi mammiferi?


Articoli correlati




Niente alberi per i lemuri, la notte si passa in caverna

Una specie di lemuri trascorre la notte in una caverna, trovando rifugio dai predatori e sfuggendo alla deforestazione operata dall'uomo. È la prima volta che viene documentato questo comportamento adattativo stabile in primati selvatici, che di solito passano la notte sui rami più alti degli alberi 

Una specie di lemuri del Madagascar si ritira regolarmente in caverne di roccia calcarea per passare la notte. Questo comportamento è stato documentato in uno studio sul campo effettuato da ricercatori dell'Università del Colorado a Boulder guidati da Michelle Sauther, che firmano un articolo pubblicato su “Madagascar Conservation and Development”. Si tratta della prima prova di un simile comportamento adattativo tra i primati selvatici.

Le osservazioni sono state condotte tra il 2006 e il 2013 nel Parco nazionale di Tsimanampesotse, nel Madagascar sud-occidentale. Grazie a una serie di appostamenti e di riprese video attivate da sensori, i ricercatori hanno potuto seguire e registrare gli spostamenti di 11 differenti gruppi di lemuri dalla coda ad anelli (
Lemur catta).


Questa specie di lemuri ha dimensioni relativamente grandi, sono alti tra i 50 e i 60 centimetri di lunghezza, più la coda, che può arrivare fino al metro. Come tutte le altre specie di lemuri, anche L. catta vive solo in Madagascar, in gruppi,che possono contare fino a 30 esemplari.
Fin dall'inizio nel corso dello studio i ricercatori avevano notato qualcosa di strano, perché i lemuri sembravano sbucare del nulla da una parete di roccia adiacente alla cosiddetta foresta spinosa, teatro delle osservazioni, una regione semidesertica nel sud dell'Isola, in cui la maggior parte delle specie vegetali è ricoperta da spine. "Non riuscivamo a capire da dove arrivassero, sicuramente non dagli alberi”, spiega Sauther. “Giungendo sul sito di osservazione sempre più presto al mattino, abbiamo finalmente scoperto che i lemuri provenivano dalle caverne presenti nel calcare”.
I lemuri hanno adottato questa abitudine di ritirarsi nelle caverne per diverse ragioni. Il riparo notturno fornisce una difesa dai potenziali predatori, accesso all'acqua e al cibo e un aiuto alla regolazione della temperatura corporea quando fa troppo freddo o troppo caldo. Inoltre il rifugio offerto dalla caverna permette di sfuggire allo stress delle attività umane, come la deforestazione che colpisce differenti tipi di ecosistemi del Madagascar.
Nelle cosiddette foreste a galleria, così chiamate perché seguono il corso dei fiumi e la porzione più alta degli alberi sulle sponde opposte si chiude a formare una struttura simile appunto a una galleria, i lemuri di solito dormono sui rami più alti. Nelle foreste spinose, composta da alberi dalle forme bizzarre come alberi a bottiglia, baobab nani e cespugli di spine, il sonno è molto meno confortevole e più esposto ai predatori, che possono facilmente arrampicarsi. La scelta delle caverne come propria dimora notturna era già stato osservato in alcuni gruppi di lemuri come risposta temporanea a situazioni di deforestazione. In questi casi, gli animali potevano cambiare caverna ogni due o tre giorni. Questo studio dimostra ora un adattamento stabile, in cui la caverna è usata per un lungo periodo, senza mai essere cambiata.

Articoli correlati








Visitare il magnifico Madagascar

Terra immersa nell’Oceano Indiano, il Madagascar è senza dubbio un luogo paradisiaco costituito da isole suggestive, isolotti poco più grandi di uno scoglio, caratteristici villaggi e meravigliose riserve naturali. Il Madagascar si presenta con una vegetazione lussureggiante, alimentata da un clima pluviale con circa 3500 millimetri di piogga ogni anno……ecco, l’habitat ideale per una fauna unica al mondo. Basti pensare che la quasi totalità degli animali presenti in Madagascar è endemica: un gran numero di specie uniche si trovano solo su questa splendida isola. Insomma quest’isola e i suoi parchi hanno un valore naturalistico inestimabile.


Scuolabus


Visitare Madagascar, le attrazioni da non perdere
·         L’isola di Nosy Be è una grande attrazione turistica del Madagascar.Qui avrete modo di ammirare undici laghi vulcanici, riserve d’acqua gigantesche e foreste con una ricca vegetazione.
·         L’isola Nosy Be rappresenta il cuore turistico del Madagascar ed è famosissima per le spiagge immacolate e gli incredibli profumi. È il posto adatto per chi ama la vita da villaggio turistico. Da qui partono le escursioni nelle isole vicine minori: Nosy Komba, Nosy Tanikely, Nosy Sakatia (l’isola delle orchidee) Nosy Mitsio e Nosy Iranja (l’isola delle tartarughe marine).
·         Toliara è famosa per le attività in acqua che vengono offerte nel posto: molti turisti vengono qui per gli sport acquatici.
·         Imperdibili sono resti di Marodoka, edificio la cui costruzione, secondo una leggenda locale, è stata opera di un gruppo di naufraghi indiani tra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo.
·         L’isola di Sainte Marie, situata ad est del Madagascar, è famosa per le spiagge bianchissime merlate di alberi di cocco. Nel cuore dell’isola vi è una foresta pluviale densamente popolata di animali rari.
·         Meta consigliata per gli appassionati di immersioni è Punta Noci di Cocco (Pointe des Cocotiers), dove potranno ammirare una ricca fauna sottomarina, che trova riparo in una meravigliosa barriera corallina.
Madagascar, la Riserva Naturale di Tsingy de Bemaraha
A ovest dell’isola troviamo questa importante riserva naturale composta da due parchi, il Petit Tsingy e il Grand Tsingy, con una fauna straordinariamente variegata. Un tempo questa riserva era impossibile o quasi da visitare, da quando è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, è diventata una delle mete più frequentate dai turisti. Ora si organizzano escursioni o safari fotografico inoltre potete scendere il Fiume Manabolo in canona, fino a raggiungere le gole di Manabolo.

Articoli correlati





NatalArbor: mille euro per i bimbi del Madagascar

Grande festa al circolo Pigal per Us Arbor e Gs Arbor Basket. Oltre 300 le persone presenti

Una grande festa con premi, applausi, commozione e solidarietà. Anche quest’anno il NatalArbor ha richiamato oltre trecento persone: atleti, allenatori, dirigenti e amici dell’Arbor si sono riuniti al circolo Pigal di Reggio per la tradizionale cena degli auguri. A fare gli onori di casa Raffaello Mazzacani, presidente dell’U.S. Arbor, e Corrado Borelli, presidente del G.S. Arbor Basket.
Il NatalArbor è da sempre un importante appuntamento con la solidarietà: anche quest’anno la generosità dei cuori arborini (i tesserati sono quasi 400 sommando l’attività delle due società) ha consentito di raccogliere una somma importante - 1000 euro - che sarà consegnata a Don Giovanni Ruozi, coordinatore dei missionari reggiani di Reggio Terzo Mondo in Madagascar, per finanziare progetti di istruzione, attività sportiva e solidarietà in terra d’Africa: canestri, palloni, ma anche libri di scuola per i ragazzi delle scuole. La cena è stata preceduta da una Santa Messa nella chiesa di Santa Croce officiata da Don Pietro Adani, consulente regione del Centro Sportivo.


Il presidente dell'Us Arbor Raffaello Mazzacani intervistato da Sara Bevivino

Nel corso della serata, condotta dai giovani arborini Matteo MorattiAlice Leoni e Sara Bevivino, hanno sfilato sul palco tutte le formazioni delle due società, dai più piccoli fino alle prime squadre di basket e pallavolo senza dimenticare i ragazzi e le ragazze dei settori giovanili e le formazioni seniores iscritte ad altri campionati. E’ stato anche il primo NatalArbor senza Gianfranco “Rudy” Ligabue, scomparso il 2 settembre scorso, ricordato non senza commozione con un lungo applauso.A tutti i partecipanti è stato consegnato un simpatico gadget da parte della società. A immortalare brindisi, sorrisi e scambi di doni è stato il fotografo Marco “Mamo” Moratti di Foto Artioli.
Le squadre dell’U.S. Arbor (200 tesserati)
In questa stagione l’Interclays Arbor è prima in classifica nel campionato femminile di serie C regionale e ha conquistato la qualificazione alle Final Four di Coppa Emilia con l’abbinamento Itarca. Soddisfazioni arrivano in serie D anche dalla formazione maschile targata Ravazzini e dalla squadra femminile sponsorizzata Idg Itarca. A queste si aggiungono le squadre - tutte femminili - iscritte ai campionati di Prima Divisione, Under 18, Juniores, Ragazze e Allieve Csi, Under 14 e Under 13, senza dimenticare la preziosa attività dei centri di minivolley.
Le squadre del G.S. Arbor Basket (170 tesserati)
Dietro la prima squadra lavora il settore giovanile, che schiera Under 19, Under 17 (due squadre), Under 15, Under 14 ed Esordienti. A queste si aggiunge l’attività dei centri di minibasket e di una squadra seniores iscritta al campionato di serie A1 del Csi. Fiore all’occhiello dell’attività arborina è poi la squadra Over Limits, composta da ragazzi diversamente abili.

Articoli correlati





C’era una volta …la lebbra in Madagascar

Vi scrive fra Marino da Sambirano e, tanto per cambiare, vi parla di …lebbra!  Uno zio africano che lavora sul fronte tropicale della salute  non può che parlare di lebbra o altre malattie esotiche. Come nel passato si è formato il mito orrendo della lebbra che demolisce e sfigura il corpo umano senza possibilità di rimedio, cosi adesso rischiamo di banalizzarla sull’onda del progresso che ha inferto un duro colpo a bacilli e microbi vari responsabili del nostro malessere. Facciamo il punto.
 C’era una volta …la lebbra in Madagascar. Sono in tanti, all’esterno del cantiere, ad aver capito così agl’inizi del 2000. Hanno capito male!
Bisogna ancora ribadire il concetto. Si trattava di eliminazione della lebbra come grosso problema di salute pubblica, di ridurla a « una malattia come le altre » che si può curare e guarire anche nel più piccolo centro sanitario della grande isola. Eliminazione, cioé, meno di un caso su 10.000 abitanti. Un bel traguardo, ma non si è mai parlato di eradicazione totale. Malati di lebbra ce ne sono sempre  e non sono pochi, se pensiamo a quelli che si nascondono in boscaglia e non vengono a curarsi, se non troppo tardi, quando hanno già contaminato altre persone. Per i malati di tubercolosi, nessuna flessione, anzi, la tendenza è al rialzo. E noi, dalla nostra piccola postazione cerchiamo di arginare queste tristi realtà, ancora ben lungi dal poterle classificare tra i  reperti fossili. Continuiamo a portare la nostra goccia d’acqua nel mare dei bisogni. Col vostro aiuto da fuori campo.
MOVIMENTO MALATI
Ricordiamo che per i malati di lebbra, oltre la distribuzione pignola della terapia, c’è un importante lavoro di prevenzione e rieducazione, cura di piaghe e nevriti, presieduto dalla nostra fisioterapista Florine.
In genere, sia  i malati  della lebbra, che della tubercolosi reagiscono bene alle terapie, ma se arrivano troppo tardi, ci saranno strascichi permanenti più o meno gravi per i lebbrosi, e talvolta l’esito fatale per i tubercolosi.
I tests sulla resistenza dei bacilli di Hansen eseguiti in collaborazione con un laboratorio di Parigi hanno dato risultati rassicuranti, per il momento. I tests per HIV sui tubercolosi danno risultato positivo solo in casi  sporadici.

Al 19/12/2013
L E B B R  A
T U B E R C U L O S I
NUOVI CASI
55
205
GUARITI
32
149
TOTALE MALATI CURATI
92
291
DISPERSI
6
5
MORTI
1
12
BAMBINI
13
17
ANALISI BATTERIOLOGICHE
14
1735

LA SCUOLA ELEMENTARE
Viaggia molto bene. Ormai, ogni anno, è scontato il successo completo della Quinta all’esamino di stato. Quest’anno un’altro successo ha avuto la nostra rappresentanza alla sfilata per la festa nazionale, hanno scucito il primo premio per ordine ed eleganza, l’equivalente di 18 euro che non hanno esitato a trasformare in bibite e biscotti. Sono in tutto 240 scolari, distribuiti nelle 5 classi più la materna. La grande bella sorpresa per i nostri cioccolatini in rosa è stata la costruzione di 4 altalene nel cortile.
Dopo la Primaria continuiamo ad assistere circa 100 altri ragazzi nelle scuole di Ambanja e anche fino all’università. Gerline, Estelline, Honoré, Francine, Franklin…erano malati di lebbra. Guariti perfettamente, adesso si preparano ad una professione, a Diego, a Antananarivo, a Antsirabe.

IL VILLAGGIO
I nostri amici sanno già tutto sul Villaggio Saint François Mahajanga. Confermiamo i dati. Una sessantina di abitanti, di cui diversi invalidi, solo una ventina sono in cura e lasceranno una volta guariti. E poi bambini, buoi, capre, tacchini ricercatissimi dai ladri, risaie, piantagioni di anacardi, banane, caffé. E ancora, una Chiesetta per pregare, un Dispensario per le cure, una Unità per la prevenzione e la rieducazione, il Sanatorium per i tubercolosi, la Scuola Primaria. I ragazzi hanno ricavato un grande campo sportivo vicino al cimitero. E quelli di passaggio dall’Italia, dalla Svizzera, dalla Francia,… insistono sempre a dichiarare la loro buona impressione. Potrebbe andare ancora meglio se si facesse avanti una giovane leva cappuccina malagasy, Purtroppo ancora niente  all’orizzonte.

IL PERSONALE
Nessuna variazione. La dottoressa Baptistine si rende disponibile soprattuto per le malattie generali. Suor Jacqueline, continua le sue performances in tutti i settori al Villaggio, al Sanatorium, al Dispensario. La sua abilità brilla specialmente nelle relazioni con i responsabili del Programma Nazionale e altri partners della lotta contro la lebbra e la tubercolosi. Suor Hélène, Florine, Romaine, Leonore sono attive all’ accoglienza, depistage, cura, laboratorio. Un lavoro enorme la tenuta a giorno dei tanti registri del Programma Nazionale. Madeleine esegue le terapie di ogni giorno.
Fra Alessandro è di una efficacia incredibile nel ruolo di responsabile dell’amministrazione della nostra Associazione CMC St Damien. Nonostante la sua fragile carrozzeria, si attiva decisamente su tutti i Servizi. Fra Stefano si lancia su nuovi progetti e non c’è difficoltà che lo tenga. Particolarmente laboriosa l’estensione del Blocco chirurgico. Unico rappresentante dei fraticelli malagasy è Fra Victor che adesso si occupa della farmacia. E’ bravo, ma ha un difetto, quello di essere …l’unico!  E il fra Marino ‘chauffeur’? Tiene duro, scrutando l’orizzonte.

2013 PUNTO E A CAPO
Da 60 anni ormai il lebbrosario d’Ambanja continua la sua attività benefica. Con l’età che avanza, diventa dura per quelli che lavorano sul campo e aspettano il ricambio, ma si consolano del fatto che, da allora, tanti amici lontani non cessano di incoraggiare. Ogni mercoledi il catechista del villaggio ci fa pregare : « Signore, tu dici che anche un bicchiere d’acqua dato ad un bambino assetato avrà la sua ricompensa, guarda i nostri benefattori. Loro non ci vedono, noi non li vediamo, però passa la corrente dell’amore e della misericordia. Padre nostro…»
E allora grazie a voi amici di Strasbourg, di Hoersching, di Solgne, di Fiuggi, di Roma… Grazie a Pierre Tendon detto Pierino. Senza mettere su un associazione, lui scombussola tutto il Giura svizzero per spalleggiare la nostra attività in favore di malati di lebbra, malati di tubercolosi, e di giovani studenti.
A tutti, i nostri ringraziamenti e i nostri migliori auguri per le feste di fine anno e per il nuovo anno 2014. 
Pace e bene.
Fra Marino e la sua squadra

Gli auguri di Padre Attilio Mombelli

Carissimi amici tutti,
Come al solito sono in ritardo per presentarvi i miei auguri per l’anno nuovo.
Ho trovato un frase che mi ha fatto riflettere e vorrei condividerla con voi come augurio  per questo anno…

A volte è difficile ammettere
Che oggi per il nostro mondo
Dio non ha altri corpi che i nostri corpi.

Non ha altri piedi che i nostri
Per andare incontro agli uomini.

Non ha altre mani che le nostre
Per lenire le sofferenze dei nostri giorni

Non ha altra voce che le nostre
Per lodare e pregare
E per esprimere la fraternità

Non altra intelligenza che le nostre
Per cercare di comprendere i nostri fratelli
Che sono i suoi fratelli

Non ha altro cuore che i nostri
Per amare gli uomini come  li ama Dio

Per questo S. Paolo ci dice:
“voi siete il Corpo di Cristo”
( 1 Cor. 12,24 )


Mettiamo nelle Mani del Signore, con serenità, gioia e umiltà l’anno appena iniziato; Noi l’abbiamo accolto in una grotta o una stalla, Lui ci prepara una Casa; Lui con la sua stella, il suo Santo Spirito, ci guiderà giorno per giorno, verso la Casa che ha preparato per noi, da quando ha voluto venire a stare in mezzo a noi.
Le feste ormai sono passate … anche quest’anno si è notato che le difficoltà per la gente sono aumentate.
Mi hanno raccontato che in alcuni villaggi la “Messa di mezzanotte” l’hanno celebrata alle 15 per chiudersi in casa prima del tramonto del sole a causa  dei banditi
Io, a Zazafotsy, ho celebrato alle 20 , ma la chiesa non era neppure piena.
Anche i canti e i scenette di Natale che di solito si fanno in chiesa prima della Messa, sono state trasportate al pomeriggio del 25.
La domenica seguente ho fatto 12 battesimi di bambini, ma abbiamo fatto la celebrazione in altro villaggio, dove per ora non c’è la chiesa. Ci siamo riuniti in un cortile, la maggior parte della gente seduta sulle stuoie.
Molti i  cristiani di Zazafotsy  che hanno fatto 6 km a piedi per venire a pregare … è stato bello, sembrava una processione su  tutto il percorso.
Il primo dell’anno ho celebrato a Zazafotsy.
Siamo nel periodo delle piogge, ma non sono ancora sufficienti per coltivare tutte le risaie… ha fatto tanto caldo, più degli altri anni e tutto è secco.

Il 20 dicembre ci sono state le elezioni presidenziali ( secondo turno di ballottaggio tra due candidati, uno favorevole al presidente di transizione attuale, l’altro favorevole al presidente precedente attualmente in esilio in Sud Africa ) .  
Contemporaneamente ci sono state anche  le elezioni dei deputati… con un’infinità di candidati preoccupati di ottenere un “posto alla camera” ma a dir poco impreparati , incapaci  ( gente che non ha  neppure frequentato le scuole medie ! )
C’erano gli osservatori internazionali che hanno seguito l’andamento delle elezioni ( ma solo nei grossi centri ) …loro hanno detto che tutto si è svolto normalmente !
Per ora non sono ancora finiti gli scrutini ufficiali … ma ci  sono già tante, tante polemiche e c’è  anche qualche rischio di nuovi scontri tra  i sostenitori di diversi partiti.
C’ è da sperare e da pregare che ognuno metta un po’ di buona volontà per cercare di tirarsi fuori  da questa situazione.
Penso proprio che abbiamo bisogno di capire che “anche Dio ha bisogno degli uomini” … di noi uomini, delle nostre mani, dei nostri piedi, della nostra intelligenza e soprattutto dei nostri cuori.

AUGURI CARI
p. attilio
  
 Articoli correlati