giovedì 19 dicembre 2013

Conservazione dei lemuri in Madagascar

Tesi di Laurea Magistrale
Facoltà: Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
Autore: Benedetta Lo Cicero 
L'effetto dei visitatori sul comportamento di Lemur catta in un'area 'walk-through' 
Il Madagascar è considerato, su scala globale, tra le aree più importanti per l'ineguagliabile diversità specifica e per numero di endemismi; definito un "punto caldo per la biodiversità", rappresenta una delle priorità di conservazione a livello mondiale (Mittermeier et al., 1999; Myers et al., 2000).
I lemuri sono emblematici di questa Biodiversità e rappresentano più del 15% delle specie di primati al mondo (Mittermeier et al., 2008; Wilmé et al., 2006), ma a causa della forte pressione antropica (il Madagascar è stato uno dei luoghi più estesi ad essere colonizzato dall’uomo), dei cambiamenti dei modelli dell'uso del suolo (ampi tratti di foresta sono stati deforestati per fini agricoli. Le pratiche di combustione ripetuta delle praterie risultanti, sono state effettuate per ottenere piccoli appezzamenti verdi da dedicare al pascolo del bestiame), nonché dei cambiamenti climatici degli ultimi secoli (Allnutt et al., 2008; Dufils, 2003; Elmqvist et al., 2007; Harper et al., 2007; Myers et al., 2000), sono scomparsi undici generi e almeno sedici specie di lemuri giganti, accompagnati dall’estinzione di numerose specie di uccelli, elefanti e tartarughe giganti, negli ultimi duemila anni (Mittermeier et al., 2006). In questo momento, a causa della rapida distruzione del suo habitat, Lemur catta viene classificato come endangered nella US Department of Fish and Animals Federal List of endangered and threatened animals and plants ed è compreso nell’appendice I della CITES (Convenzione Internazionale sul Commercio delle Specie Protette e minacciate d'estinzione), che ne vieta tassativamente il commercio in quanto a rischio d’estinzione.
La IUCN (International Union for the Conservation of Nature and Natural Resources) lo classifica come Near Threatened (NT) nelle Red List aggiornate al 2013.
Per porre rimedio a questa inesorabile distruzione, l'EAZA ha lanciato la sua sesta campagna di conservazione “Arovako i Madagasikara” (Conserve Madagascar), nell'Ottobre del 2006. Questa è stata la prima, e finora l'unica, incentrata sulla biodiversità di un intero paese.
Sei sono gli obiettivi che sono stati definiti:
- aumentare la consapevolezza su uno dei siti di storia naturale, usando la fauna e la flora dell'isola per promuovere la cultura della biodiversità
- promuovere l'ecoturismo in Madagascar
- raccogliere fondi da destinare a progetti specifici di conservazione
- evidenziare i modi in cui il pubblico può contribuire positivamente attraverso le loro esperienze di vita quotidiana
- aumentare la consapevolezza dei membri EAZA sulle specie endemiche e quindi pianificare le future pianificazioni
- promuovere il concetto di gemellaggio tra i membri dell'EAZA e tra Parchi Protetti e riserve protette.

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Dopo la missione in Madagascar, Katy Perry diventa ambasciatrice Unicef

Non solo canzonette e copertine per Katy Perry: la popstar ha appena ricevuto l’investitura a Goodwill Ambassador dell’Unicef, durante la cerimonia che si è tenuta martedì 3 dicembre all’interno del quartier generale dell’agenzia dell’Onu a New York. In qualità di nuova ambasciatrice dell’Unicef nel mondo, Katy Perry avrà il compito di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle condizioni di bambini e adolescenti vulnerabili e che vivono in condizioni difficili.

In sostanza la popstar metterà a disposizione di questa causa la sua popolarità su scala mondiale. Katy Perry si occuperà di far conoscere le dure realtà di sfruttamento, povertà e malattia che affliggono i minori in diverse parti del pianeta: lo farà anche attraverso l’uso dei social network di cui è la regina incontrastata dopo essere diventata lo scorso ottobre la persona più seguita al mondo su Twitter con i suoi oltre 48milioni e 118mila followers.

In occasione della nomina ad ambasciatrice dell Unicef Katy Perry si è esibita dal vivo a New York e ha dichiarato: “Credo che i giovani abbiano il potere di cambiare la propria vita, con il nostro aiuto“. Anche il suo nuovo album Prism, e in particolare il secondo singolo estratto dal disco, ha risentito della sua esperienza con l’Unicef: “Sono stata ispirata per scrivere Unconditionally in seguito alla mia esperienza in Madagascar, dove ho visto questi bambini come sola moneta di scambio fra loro hanno l’amore. Io credo davvero nell’Unicef, credo sia importante per noi adulti prenderci cura dei bambini: meritano di poter mantenere la loro innocenza, felicità e gioia pure, è così che dovrebbe essere“.

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Donne che segnano il cambiamento

"La mia patria è il mondo intero" sarà presentato sul palco del Teatro Nuovo Giovanni da Udine

Argentina, Madagascar, Stati Uniti, Hong Kong, Utrecht, Lugano ma anche Roma, Milano o Padova. Le storie delle venti protagoniste del nuovo libro della giornalista Elisabetta Pozzetto sono state raccolte in tutta Italia e ai quattro angoli del mondo e sono racconti di donne speciali, “tutte molto intellettuali e tutte aperte all’ingegno, alla riflessione, al colpo d’ala”.
Un filo rosso le unisce: sono nate e si sono formate in Friuli Venezia Giulia e, spesso sconosciute al grande pubblico italiano, sono invece straordinariamente apprezzate fuori da questo Paese tanto geniale quanto distratto e ingrato sulle questioni di merito.
La mia patria è il mondo intero, edito da Forum, casa editrice dell’Università di Udine, sarà presentato lunedì 2 dicembre alle 18, sul palco del Teatro Nuovo Giovanni da Udine, alla presenza dell’autrice e dei fotografi Ulderica Da Pozzo e Luca Laureati che hanno firmato i ritratti.
“Un libro bello oltre che terribilmente utile”, lo definisce nella prefazione Luca Telese, il brillante giornalista ex La7 che ora conduce “Matrix” a Mediaset e che la critica definisce uno dei più scaltri interpreti del contemporaneo, “insuperabile nell’offrire alle telecamere uno show empatico” (Riccardo Bocca, Espresso). E sarà proprio Telese a raccontare sul palco del Teatro Nuovo come Elisabetta Pozzetto - già autrice di successo con “Donne di Profilo”, sempre per i tipi di Forum - abbia composto un “lungo sorprendente romanzo in cui la friulanità diventa una lingua modernissima, contemporanea e cosmopolita”.
L’appuntamento è ospitato nel cartellone di Casa Teatro – Azioni di cultura teatrale con Smile Again Fvg per iniziativa del direttore artistico del ‘Giovanni da Udine’, Giuseppe Bevilacqua. All'evento parteciperà anche Fiorenza Cedolins, una delle soprano più applaudite e celebrate, considerata l’erede dell’indimenticabile Callas. Diretta da Maazel, Mehta, Oren nei più prestigiosi teatri – Scala, Opéra, Bastille, Covent Garden, Metropolitan, Teatro Real – Cedolins regalerà a Udine e al pubblico del Nuovo un momento per rinsaldare l’affetto che la lega al suo Friuli.
Le altre ospiti che interverranno lunedì saranno Patrizia Moroso, ‘la signora’ del design italiano; Mariarosa Pelizzo, chirurga di fama internazionale;Anna Puccio, manager che ha contribuito alla stesura della legge sulla parità di accesso agli organi delle società quotate e Alessandra Verona ex ballerina classica, creatrice di un innovativo marchio di prêt-à-porter.

Rischio epidemia in Madagascar

La Croce Rossa Internazionale ha diramato un allarme peste nell'isola: la situazione potrebbe peggiorare a meno che non vengano presi provvedimenti immediati
 Solamente nel corso dell'anno passato, in Madagascar si sono registrati oltre 250 casi di peste bubbonica di cui 60 sono risultati in decessi: la Croce Rossa Internazionale e l'Istituto Pasteur dichiarano che la situazione potrebbe peggiorare rapidamente se l'epidemia dovesse arrivare nelle prigioni.
Ciò che preoccupa principalmente le autorità internazionali è la forte presenza di ratti all'interno delle prigioni, i quali se dovessero contrarre la malattia porterebbero ad un'epidemia di proporzioni spaventose viste le condizioni favorevoli al contagio, come l'ambiente umido che attrae le pulci.
La CRI ha dichiarato che solamente nella prigione di Antanimora, al centro della capitale Antanarivo, risiedono 3000 detenuti a rischio epidemia in quanto in contatto ravvicinato con un'enorme popolazione di topi che potrebbero diffondere pulci infette tramite il contatto con cibo, abiti o persone.
Secondo la World Health Organization, la peste bubbonica tende a tornare dopo essere stata dormiente per 30 o 50 anni: tuttavia, viene solitamente arginata prima che possa causare troppi danni. L'ultima grave epidemia è avvenuta in Perù nel 2010, durante la quale sono morte 12 persone.

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Sulla scia del ciclone Haruna



Circa 50 mila persone sono rimaste gravemente danneggiate dal ciclone Haruna che, per diversi giorni, ha portato piogge torrenziali sulla costa occidentale del Madagascar. Le inondazioni sono cessate completamente a maggio consentendo finalmente alle ultime famiglie sfollate di rientrare a casa. Varie organizzazioni umanitarie hanno contribuito alla ripresa del Paese, oltre al gruppo locale della ong internazionale Action Contre la Faim (ACF), il Ministero della Sanità e Médecin Sans Frontières (MSF), hanno portato a termine i loro programmi di assistenza. CARE International finora è riuscita ad assistere 11 mila famiglie della regione colpita, ma a causa della mancanza di fondi prevede di dover sospendere gli aiuti per la fine di ottobre. La riduzione dei finanziamenti è stata attribuita al fatto che Haruna sia stato classificato un ciclone di modeste dimensioni e l'attenzione dei donatori attualmente è concentrata su paesi come il Mali e la Siria. Ma ogni ciclone è diverso. Alcuni provocano danni ai raccolti, altri alle abitazioni e altri portano alluvioni. In Madagascar si tratta di un fenomeno abbastanza comune e circa il 60% delle tempeste che si formano sopra l'Oceano Indiano influenzano ogni anno il Paese. Una prevenzione più sostanziosa porterebbe una maggiore rapidità nelle operazioni di recupero. CARE ha sviluppato un ampio programma per la stagione dei cicloni, che generalmente va dal mese di novembre a marzo e che prevede di limitare i danni attraverso l’ancoraggio dei tetti con rocce oltre che individuare luoghi asciutti per la conservazione degli alimenti; aiuti alimentari e teli di plastica, assistenza finanziaria per ristabilire il più rapidamente possibile le condizioni di vita della popolazione. Tuttavia, il programma si concentra di solito sulla costa orientale. Le tempeste che colpiscono la costa occidentale del Madagascar, come ha fatto Haruna, sono viste come un evento non comune. In alcune zone della costa orientale la gente non ha le risorse per riprendersi da un ciclone, soprattutto quando se ne verifica uno ogni anno. Diventa sempre più povera, costretta a vendere le proprie cose e, alla fine, ha difficoltà a procurarsi cibo quotidiano. (AP) (Agenzia Fides)

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L'aiuto dei nefrologi italiani in Africa per l'assistenza ai pazienti nefropatici

Un progetto di formazione universitaria in Madagascar, lo sviluppo di un centro dialisi in Mali, la fondazione di un centro di emodialisi ad Asmara, in Eritrea. Sono queste alcune delle iniziative presentate nel corso del 54° Congresso della Società Italiana di Nefrologia conclusosi a Firenze, che offriranno ai Paesi in via di sviluppo nuove prospettive di cura contro le nefropatie, che costituiscono una serio problema per lo scarso accesso alle cure.
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), malattie come ipertensione, diabete, cardiopatie e nefropatie sono responsabili del 60% dei decessi nei Paesi sviluppati e dell'80% in quelli a basso reddito. Un dato determinato dalla numerosità delle popolazioni ma anche dall'urbanizzazione rapida e dal cambiamento delle abitudini alimentari che ha favorito l'aumento dei fattori di rischio cardiovascolare.
«Il nostro intento è quello di offrire il pieno supporto a questi Paesi nel pieno rispetto delle loro tradizioni, insegnando loro ciò che noi sappiamo sulle malattie renali così da poterli rendere autonomi», ha sottolineato Giovambattista Capasso, presidente della Società italiana di nefrologia (Sin).
Anche se le malattie legate a infezioni e denutrizione continuano a rappresentare un problema nei Paesi in via di sviluppo, le malattie croniche non trasmissibili come l'ipertensione arteriosa, il diabete, le cardiopatie e le nefropatie sono in continuo aumento e stanno rapidamente assumendo le caratteristiche di un'epidemia globale. Il problema è particolarmente grave per quanto riguarda le nefropatie, in quanto la possibilità di accedere alla terapia renale sostitutiva in caso di insufficienza renale è limitata per gran parte delle popolazioni. LC

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Da Aritzo al Madagascar l’avventura di padre Tonino

Intervista

Missionario per 25 anni dopo una lunga esperienza a Torino con i tossicomani «Presentare il Vangelo agli animisti? È presentarlo agli europei che è difficile»

di Paolo Pillonca

 Forse era tutto scritto, se nel tema d'esame in quinta elementare (che cosa vorresti fare da grande) lui aveva risposto senza indugi: il missionario. Sessantadue anni dopo, la sua narrazione somiglia a una fiaba di altri mondi.
Il narratore di oggi è un missionario vincenziano, padre Tonino Cogoni, aritzese doc, 72 anni, da 25 nel Madagascar del sud, dopo una lunga esperienza con i giovani drogati a Torino.
Lo ascoltiamo come ascoltavamo gli anziani del villaggio: «La religione degli antenati è l'animismo, ogni cosa ha il suo spirito: un grande valore, ciò che non si vede è più importante di ciò che si tocca con mano, lo spirituale sta più in alto del materiale. Szanahari è il creatore, ha fatto tutto dal nulla. Io dico loro: è una bella eredità. Il popolo malgascio è primitivo, fermo e fedele ai saperi degli antenati venuti dalla lontana Indonesia tra il quinto e il settimo secolo dopo Cristo. I malgasci non sono africani».

Fedeltà rigida?
«Direi di sì. Il modo di coltivare il riso è quello degli indonesiani di due millenni fa. Occorre insistere per far fare loro cose che gli antenati non prevedevano».

Quale situazione ha trovato?
«A Betroka, tropico del capricorno, c'erano 17 gruppi cristiani sparsi per la savana».

Da dove ha iniziato?
«Ho imparato il malgascio, lingua asiatica. La scrittura araba in Madagascar non è stata mai introdotta. Ci sono solo piccoli influssi arabi. I missionari hanno insegnato l'alfabeto latino. Per il malgascio ho letto le quattro grammatiche come se fossero romanzi. A un certo punto ho iniziato a capire qualcosa, poi ho imparato a memoria tutte le preghiere della Messa e molti brani della Bibbia».

Memorizzava i vocaboli?
«Certo. Così tutto è facilitato. Il problema era usarli per parlare. Ho studiato tre mesi con il padre Reviglio, mio ex-compagno di seminario. Volevo imparare il malgascio come il greco antico: partendo dalla parola, scomponendola nei prefissi e nei suffissi. Nelle 812 pagine del dizionario, di ogni parola arrivavo alla radice».

Come ricorda le prime prove pratiche?
«Nelle prime conferenze alle suore usavo un giro di frasi non malgascio, ma loro capivano alla perfezione. Il frasario malgascio (verbo all'infinito, soggetto a fine frase) l'ho appreso dopo. Infine ho letto un libro di proverbi malgasci, settecento. I più belli li ho studiati a memoria».

Veniamo al Vangelo.
«L'evangelizzazione non è un problema: la difficoltà è farli uscire dall'indolenza, introdurre l'idea che si può migliorare tutto, anche la qualità della vita».

Come avviene il passaggio dall'animismo a Gesù di Nazareth?
«Non è difficile presentare il Vangelo in Madagascar: è molto più difficile presentarlo agli europei. Per accogliere il messaggio evangelico non c'è preparazione migliore della religiosità naturale di questa gente semplice».

Perché?
«Hanno un'apertura totale, serena e spontanea alle parabole. Io faccio come Gesù che si siede sulla barca e spiega».

Nessuna prevenzione, dunque?
«Al contrario. Quando mi dicono che Szanahari ha creato tutte le cose ed è il padrone della vita presento la Bibbia, la creazione. Se a un certo punto dico: ci fermiamo qui, loro mi rispondono: no, continua».

Come procede nel tempo l'evangelizzazione?
«Quando sono arrivato, 25 anni fa, c'era il 2,7 per cento di cristiani. Ora siamo al 25. In comune le due religioni hanno la creazione, un sostrato di somiglianza naturale. Ora la nostra chiesa è troppo piccola, stiamo cercando di farne una nuova».

Che cosa succede quando lei presenta i comandamenti?
«Una reazione bellissima: ci troviamo d'accordo sul male e sul bene. Io dico: Dio ha creato tutti, gli antenati morti sono vicini a Dio».

Avviene tutto a scuola?
«Nelle aule i ragazzi sentono la spiegazione della nostra religione. I bambini vengono con il permesso dei genitori e si preparano al battesimo. Io dico: sono un uomo che prega. Gli anziani mi rispondono: anche noi preghiamo, siamo amici».

Difficoltà?
«Tra la quarta e la quinta elementare si dimezza il numero delle scolare: la metà vengono date in spose. Allora dico: almeno fino alla terza media le bambine hanno diritto di studiare, se le date in spose state rovinando il loro avvenire».

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Reportage da Antananarivo-Madagascar

Natale 2013 - Progetto COSTRUIAMO LA GIOIA

Questo progetto, partito in sordina ad agosto 2011 per far fronte ad una grave emergenza, con un preventivo di base di circa 100.000  euro per accogliere una quindicina di bambini, è andato via via delineandosi e ampliandosi per le innumerevoli richieste di aiuto che ci sono pervenute sia dalle singole persone, che dalle autorità locali, soprattutto dal tribunale dei minori e così si è deciso l’acquisto di un nuovo appezzamento di terreno per poter aumentare la capacità di accoglienza della struttura, che sarà di circa 90/100 bambini, ovviamente anche i costi sono lievitati, per la costruzione, per l’arredamento, per il numero di persone necessarie al buon funzionamento della struttura, per il mantenimento quotidiano di tutti i bimbi ospitati: cibo, scuola, abbigliamento, cure mediche ecc. siamo consapevoli che l’impegno è e sarà FORTE ma come dire NO’ davanti a certe situazioni dove la tua risposta farà la differenza per tanti bimbi tra “VIVERE O MORIRE” ancora una volta abbiamo voluto fidarci della “Provvidenza”.
Provvidenza che avrà il VOLTO e il CUORE di tutti VOI che già tanto ci avete aiutato, ma che siamo certi non ci abbandonerete e continuerete a sostenerci in questa meravigliosa opera di AMORE in favore degli ULTIMI, dei più piccoli, di chi non ha voce per farsi sentire, di chi ogni giorno muore silenziosamente di FAME, di freddo, di sete, di malattie che potrebbero con poco essere curate.
Arriva Natale…..ma quel Gesù di cui ricordiamo e festeggiamo la nascita, è vivo e presente ogni giorno in mezzo a noi, sta a noi riconoscerlo, ricordiamoci le parole del Vangelo: avevo fame, e mi hai dato da mangiare, avevo sete, ero ignudo, ero malato ero carcerato e allora accogliamoLo con amore accogliendo e sostenendo questi bambini che, come Lui, sono nati poveri in una capanna e hanno bisogno di noi e del nostro Amore che diventa Dono per VIVERE
CHE LA LUCE DEL NATALE ILLUMINI E RISCALDI I VOSTRI CUORI E LA VOSTRA VITA OGNI GIORNO E IL SORRISO GIOIOSO DEI NOSTRI BIMBI VI TRASMETTA LA LORO GIOIA E LA LORO RICONOSCENZA.

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Il Papa proclama 7 nuovi santi, per la prima volta una pellerossa


Sull’oceano Indiano meridionale sta per iniziare la stagione dei cicloni tropicali, in settimana nascerà la prima tempesta a nord-est del Madagascar

Mentre le terre emerse dell’emisfero boreale si preparano ad affrontare i rigori di una stagione invernale che inizia a prendere forma, nell’altro emisfero la stagione estiva comincia ad avanzare, e con essa avanza la stagione dei cicloni sui mari tropicali. Difatti, proprio in questo periodo dell’anno, dopo settimane di intenso soleggiamento ininterrotto, le acque superficiali dell’oceano Indiano meridionale e dei mari che circondano le coste settentrionali dell’Australia raggiungono le temperature più elevate nel corso dell’anno, toccando valori prossimi ai +29°C +30°C. Sull’oceano Indiano meridionale già nei prossimi giorni, nel tratto di oceano a nord-est del Madagascar, si potrà originare il primo vero significativo ciclone tropicale di stagione.


Analizzando le mappe dei venti e del campo barico a 10 metri, fornite dal modello statunitense GFS, si inizia a delineare, già a metà della nuova settimana, l’innesco di una ciclogenesi tropicale, ben supportata dalla formazione di una profonda area di convenzione che esacerberà la nascita di questo vortice depressionario.
Come tutte le ciclogenesi tropicali che si formano lungo l’oceano Indiano meridionale, la nuova tempesta tropicale sarà generata dal flusso delMonsone invernale di NE, che tracimando al di là dell’equatore, ripiegando successivamente con una ventilazione da NO nell’altro emisfero, interagirà con la ventilazione orientale facente capo all’Aliseo di SE. L’interazione della ventilazione monsonica nord-occidentale con l’Aliseo di SE, in azione nell’emisfero australe, favorirà l’isolamento di un sistema depressionario tropicale, provvisto di un moto rotatorio ciclonico nei medi e bassi strati, nel tratto di oceano a nord-est dell’isola/stato del Madagascar. Come capita spesso sopra le calde acque superficiali dell’oceano Indiano meridionale la circolazione monsonica, legata al Monsone invernale di NE, oltrepassa l’equatore, sconfinando nell’altro emisfero, dove i venti tendono rapidamente a ruotare più da O-NO e NO, scivolando sempre più di latitudine.

Il ciclone che in settimana comincerà a svilupparsi in mezzo all’oceano Indiano meridionale, a largo del Madagascar
All’altezza dei 5° di latitudine sud le correnti da NO, in sconfinamento dall’altro emisfero, cominciano ad interferire con il sostenuto flusso da E-SE e SE, legato all’Aliseo di SE, che domina lungo la fascia tropicale australe dell’oceano Indiano, lungo il bordo più settentrionale dell’anticiclone delle Mascarene. L’interazione fra le correnti da NO e il teso Aliseo di SE, dominante per gran parte dell’anno sulla fascia tropicale dell’oceano Indiano meridionale, sovente produce ampie linea di convergenza che agevolano lo sviluppo di un iniziale circolazione vorticosa in senso orario, quindi ciclonica per l’emisfero australe. Si viene cosi a realizzare un’area di disturbo che può scendere ulteriormente di latitudine, approfondendosi sopra le calde acque superficiali dell’oceano Indiano meridionale, dove le temperature sono sufficientemente elevate per produrre e alimentare la convenzione che terrà in vita la struttura vorticosa.

Molti dei cicloni e delle tempeste tropicali che osserviamo sull’oceano Indiano nascono a seguito di un ampio moto rotatorio prodotto dalla convergenza di fasce di venti opposti nei bassi strati. Difatti, nell’oceano Indiano meridionale, quando le correnti da NO (in genere premonitrici del rinforzo del Monsone invernale di NE), dalla fascia equatoriale scivolano verso sud, nell’emisfero australe, incontrandosi con l’Aliseo di SE, possono dare vita ad un ciclone tropicale che diventa autonomo e punta verso l’arcipelago delle Mauritius e le coste orientali del Madagascar. La frequenza di queste tempeste è massima da Novembre a Marzo, con un picco fra Gennaio e il mese di Febbraio. Negli ultimi giorni diversi modelli matematici, fra cui GFS(fra i più affidabili), prefigurano un ulteriore intensificazione della depressione tropicale che nel corso delle giornate, fra il 19 e il 20 Dicembre, dovrebbe gradualmente muovere verso sud-ovest, in pieno oceano Indiano, allontanandosi sempre più dall’equatore, dove l’effetto di Coriolis diviene sempre più marcato, imprimendo un ulteriore rotazione al sistema perturbato. Scivolando di latitudine, scorrendo sopra acque superficiali molto calde, e su un ampia area caratterizzata da un “Wind Shear” abbastanza debole, la tempesta potrebbe rapidamente evolvere in un ciclone tropicale di 1^ categoria sulla scala Saffir-Simpson che nei giorni successivi rischia di muoversi verso gli atolli a nord-est del Madagascar, interessandoli da vicino, con forti venti e intense precipitazioni di stampo temporalesco.

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domenica 8 dicembre 2013

Fidisoa da Antananarivo in Piemonte a Vicoforte

Faccia a Faccia

Razafindrakoto Fidisoa, sono nata ad Antananarivo. Ho vissuto fino al 2002 a Soamanandrariny, un bel paesino appena fuori dalla capitale.
Ho fatto gli studi nelle scuole cattoliche fino al conseguimento del baccalauréat. Tre anni all’Università di Antananarivo, Faculté des Lettres et Sciences Humaines, filière Anglais. Dopo la laurea breve mi sono fermata. Ho preferito lavorare.
Nel 1994 ho studiato la lingua italiana presso l’Ambasciata Italiana di Ankadivato a Antananarivo.

  Perché hai lasciato il Madagascar
Volevo allargare i miei orizzonti. Mi ha aiutato una mia amica di Torino, che ancora oggi ringrazio. Mi ha mandato il biglietto, ho lavorato da lei per i tre mesi previsti dal soggiorno, e quando sono riuscita a ripagarle il biglietto, non ha voluto i soldi…Grazie Marietta. 


Il lavoro in Italia
 Ho fatto un po’ di tutto, ma tutto bello. Ho cominciato come badante presso una signora anziana di Bra. Sono stati cinque anni forse i più belli della mia vita. Poi, lei se n’è andata, e ho trovato un altro lavoro a Napoli, sempre come badante. È durato 8 mesi. Poi sono tornata in Piemonte.
Per tre mesi ho lavorato presso una ditta che si occupa di organizzare eventi. Il mio compito era di tradurre comunicati dall’italiano all’inglese. Nel mentre, il fine settimana, mi occupavo di una bambina alla quale  insegnavo l’inglese. Intanto ho cercato altro lavoro.

e poi….
Tramite un amico ho trovato un lavoro come addetta all’ufficio acquisti in una fabbrica di Mondovì. Questo lavoro mi è tanto piaciuto, perché ho potuto usare quello che ho studiato, cioè le lingue. Purtroppo per via del permesso di soggiorno, dopo un anno, non mi hanno più potuto rinnovare il contratto.
Siccome mi sono trovata non bene, ma benissimo, quando ho fatto la badante, volevo rifare quel lavoro. Solo che non volevo più fare 24ore su 24, come prima… volevo lavorare in strutture per anziani, ma ci voleva la qualifica di Operatore Socio Sanitario.
Quindi nel 2008, mi sono iscritta al Centro di Formazione Professionale del Cebano Monregalese e ho conseguimento il diploma nel 2009. Per quell’anno lavoravo anche come donna delle pulizie con un contratto part time, per potere continuare ad avere il permesso di soggiorno. E devo ringraziare una persona a me molto cara, e che mi è sempre stata vicina in qualunque momento….
Dal 2009 fino ad oggi, lavoro in una casa di riposo per anziani. 

Situazione sentimentale
Non ho un marito, ma  c’è una persona che forse ogni donna sognerebbe di avere come marito, io per prima. E’ una persona molto riservata, e quindi  non parlero’ di lui. Ma se dovesse un giorno leggere questa mia intervista, vorrei che sapesse quanto gli sono grata per tutto quello che ha fatto per me, per tutto questo tempo, non mi ha mai lasciata sola anche se sono una persona non molto facile da gestire.


Problemi in Italia
mah… grossi problemi non ne ho avuti… a parte forse il fatto di aspettare fino all’ultimo momento per sapere se potevo rimanere regolarmente in Italia o meno… e anche in questo caso, devo ringraziare un’altra persona, la nuora della signora che ho assistito, perché se sono riuscita a cambiare vita, è grazie a lei. Correva l’anno 2002….

Sei riuscita ad adattarti in poco tempo
mah… sì. Parlavo la lingua italiana, lavoravo in casa e guardavo il mondo dall’interno della casa. Mi è servito a farmi un’idea di com’era là fuori… a prepararmi,  è tutto… Dopo, ogni giorno è un adattamento, perché devi sempre confrontare le due mentalità diverse e trovare una via di mezzo…. Crearti da sola un ambiente dove riesci ad accettare gli altri e dove potresti essere accettata, nel rispetto di tutto e di tutti. 

 L’ambiente di Vicoforte
a dire la verità, non conosco molto l’ambiente della città dove vivo. Non esco molto. Prediligo le cene e serate a casa o a casa di amici, tranne qualche aperitivo ogni tanto. Vicoforte si trova in provincia di Cuneo, è un paese molto carino, c’è tanto verde, si possono ammirare dei bei paesaggi. È un luogo ideale per fare delle belle camminate. È famoso per il Santuario, che è l’unica chiesa dove c’è una cupola ovale, con tanti dipinti meravigliosi, ed è conosciuto in tutta Europa.

I tuoi amici
I miei amici in genere sono colleghi di lavoro e la maggiore parte sono amici del mio amico.

Al supermercato 
Vivendo da sola non ho bisogno di tante cose. Da brava malgascia vado avanti a riso. La pasta non mi attira più di tanto e neanche la frutta, tranne il kiwi che da noi non c’è…. Lo trovo squisito. 

 Situazione politica del Madagascar  
Posso solo dire che mi dispiace. Non so come si vive lì adesso, a parte il fatto che il mio Madagascar si sta impoverendo sempre di più. Da fuori non posso dire niente. Perché giustamente, come alcuni commenti su alcuni siti che ho visto, c’è gente che ti può dire “torna qui a fare qualcosa”. “Se ami il tuo paese vieni qui e dai una mano”. Credo però che a questo punto ogni malgascio deve fare qualcosa, perché come si suol dire tante teste tante idee… credo che se ognuno nel suo piccolo incominciasse a fare qualcosa, tutti insieme produrranno qualche risultato positivo. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. 

La politica in Italia
Posso dire che non ci capisco niente!!! Ogni tanto guardo la tv, leggo i giornali… sento anche quello che dicono le persone, ad esempio sul lavoro ecc…. e mi dispiace anche in questo caso. Perché forse ho dell’Italia un’idea diversa, un paese civile, moderno, ricco di storia e di arte. E mi dispiace constatare che forse, si sta avviando poco a poco verso il livello del terzo mondo.   
      
Ti manca il tuo paese
 Certo che mi manca. Però, posso farti una confidenza? È difficile da spiegare. Qualcosa è cambiato. Quando sono lì, mi manca l’Italia, quando sono in Italia mi manca il Madagascar. Forse è il caso di pensare di vivere su Marte…A parte gli scherzi, forse dopo un po’ di anni, non stai bene da nessuna parte, perché se sei qui ti manca là. Se sei là ti manca qui... so solo che quando diventerò vecchia, se ci arrivo, vorrei invecchiare e morire nel mio paese. In Italia essere anziani vedo che non è facile. Specialmente se si è da soli. 

Orgogliosa
Sono innanzi tutto orgogliosa   della mia famiglia. Che mi ha cresciuta e che mi ha dato e insegnato tante cose che mi hanno permesso di vivere la vita che sto facendo adesso. Della forza morale che mi hanno dato i miei genitori, ma soprattutto del loro amore e affetto, che nonostante i dieci mila chilometri che ci separano, so che in qualsiasi momento che loro esistono e ci sono.

Di cosa hai bisogno per essere felice
Per essere felice? Mah… direi un luogo comune che vale per tutti: serenità e tranquillità. Come tutti direi che per essere felice avrei bisogno che tutte le cose che faccio vadano tutti per il verso giusto. Ma non è facile. Per cui ti dirò che per essere felice mi basta sentire la voce della persona che amo, mi basta un buon libro. Mi basta poter ballare con la musica che mi piace. Quando le persone alle quali voglio bene dicono che stanno bene, sono felice. E da lì, posso provare a rendere altre persone a essere felici. 

 Quanto ti svegli la mattina
Dico“Grazie. Mi hai permesso di svegliarmi per un altro giorno. La affido a te, dammi la forza per affrontarla nel miglior dei modi. Ma che sia fatta la Tua volontà, non la mia.”

  Hai un messaggio da comunicare
 Forza e coraggio che la vita è un passaggio, pieno di buchi come il formaggio svizzero… ma l’importante è rialzarsi e andare avanti.
Fidisoa Razafindrakoto