lunedì 5 novembre 2012

Gli indemoniati del Madagascar




Il 90% delle persone affette da epilessia vive nei Paesi a basso e medio reddito. La maggior parte curata con pozioni

«Una delle scoperte più sconvolgenti è stato vedere che durante una crisi o, talvolta anche tra una crisi e l’altra, le persone con epilessia venivano confinate in solitudine. In alcuni casi erano legate ai polsi e alle caviglie, in genere con funi, ma qualche volta anche con catene metalliche». Così un gruppo di ricercatori francesi dell’università di Limoges, in Francia, descrive in un contributo pubblicato sulla rivista Lancet Neurology il modo in cui spesso i malati di epilessia vengono assistiti nei Paesi a basso reddito. «Questo approccio - spiegano - sembra essere adottato se il paziente è giudicato un pericolo per le altre persone o per punire la forza diabolica che risiede nel loro corpo». È questa infatti la spiegazione dell’epilessia che in molte aree del Terzo Mondo ancora viene data: una possessione diabolica.

ESORCISMO - L’assistenza fornita ai malati non può che essere conseguente: preghiere, esorcismi e, talvolta, infusi di erbe e massaggi addominali. Il medico non è un attore fondamentale. Tanto che, secondo quanto riportato dai ricercatori, il dottore passa in visita una volta al mese. Il racconto si riferisce ad alcuni campi (centri medici di fortuna gestiti per lo più da religiosi) in Madagascar. Ma la storia raccontata è la stessa di molti altri posti nel mondo. Uno studio appena pubblicato su un numero speciale della rivista Lancet ha cercato di fotografare la situazione dei pazienti epilettici nel Paesi a basso e medio reddito. E i risultati scoperchiano un problema sanitario ancora sottostimato. L’Organizzazione mondiale della sanità stima che circa 50 milioni di persone nel mondo siano affette dalla malattia. E il 90 per cento di esse si concentra nei Paesi in via di sviluppo. Una percentuale che, per i ricercatori, potrebbe essere riconducibile all’altissima diffusione di fattori di rischio almeno in parte prevenibili: traumi cranici, scarse cure neonatali, infezioni come la neurocisticercosi o l’oncocercosi. Tuttavia, le stime di cui si dispone sono tutt’altro che affidabili. «Ricavare dati credibili sull’epidemiologia dell’epilessia nei Paesi a basso e medio reddito è molto difficile. Le indagini che forniscono i dati di cui avremmo bisogno sono molto poche», ha spiegato uno degli autori dello studio, Charles Newton, dell’University of Oxford in Gran Bretagna.

TERAPIE - A rendere ancora più complicate le indagini è il fatto che «molte persone con epilessia o le loro famiglie neanche sono consapevoli del fatto di avere una malattia, che per giunta può essere controllata con i farmaci», ha aggiunto Newton. Proprio quello dell’accesso ai farmaci è il punto su cui si è più concentrata l’attenzione dei ricercatori che hanno passato al vaglio la letteratura scientifica internazionale e interpellato le autorità sanitarie dei Paesi interessati. Nonostante i trattamenti per l’epilessia siano relativamente poco costosi, sei persone su dieci, tra quelle affette dalla malattia, non godono di un trattamento appropriato. «Sfortunatamente, strutture adeguate per la diagnosi, il trattamento e la gestione dell’epilessia sono in pratica inesistenti in molte parti delle regione più povere del mondo», spiega Newton. Ma non è questa l’unica ragione dell’inadeguata assistenza sanitaria: ciò che più incide - hanno concluso i ricercatori - è lo stigma associato a questa malattia e le credenze sulla sua origine.
Antonino Michienzi
Fonte: Corriere della Sera